Cgil, assistenza domicliare, appello ai comuni per cambiare i bandi
“Uscire dalla crisi, creare opportunità di lavoro, migliorare i servizi pubblici alle persone, non è un tema che riguarda solo le politiche nazionali. I comuni e gli Enti Locali non devono sentirsi assolti di fronte alla crescente disoccupazione giovanile e generale, o di fronte alla carenza di assistenza e servizi alle persone più bisognose”. E’ quanto si legge in una nota di Giuseppe Valentino Segretario Generale CGIL Catanzaro – Lamezia.
“Non si può continuare – continua la nota - a far finta che la questione del lavoro, della qualità della spesa delle risorse pubbliche, i risultati concreti in termini occupazionali debbano essere obiettivi e compiti che spettano ad altri livelli istituzionali.
Un esempio concreto in tal senso sono le domande che i comuni della provincia di Catanzaro hanno bandito (o stanno per emanare) per l’avvio del servizio di Assistenza Domiciliare Integrata per gli anziani ed i disabili, utilizzando le risorse dell’anno 2011 appositamente stanziate dal dipartimento 10 della Regione Calabria.
La CGIL ritiene estremamente sbagliati, inefficaci per alleviare la disoccupazione, poco attenti alla qualità del servizio e dell’assistenza i criteri che (la Regione per prima, successivamente i Comuni nella definizione delle domande) sono stati stabiliti per selezionare i lavoratori che saranno impegnati nelle attività previste dal bando.
Sbagliati, perché l’utilizzo delle risorse destinate non creeranno lavoro stabile e strutturale: difatti tutte le amministrazioni stanno scegliendo di utilizzare i vaucher INPS (7,50 € nette per ogni ora di lavoro), aprendo così la strada della distribuzione a pioggia a vari soggetti svantaggiati. Una sorta di carità pelosa, che sta diventando “metodo” per tutte le amministrazioni locali che, dentro la crisi, utilizzano queste misure per irrobustire il proprio consenso elettorale tra i più bisognosi. Sarebbe stato più opportuno, a nostro avviso, che le risorse fossero destinate ad incentivare l’occupazione stabile, a partire dalle cooperative sociali di settore, dei tanti giovani laureati e specializzati che hanno perso il posto di lavoro a causa dei tagli imposti alla Sanità pubblica, dei cassintegrati e dei lavoratori in mobilità.
Inoltre, il solo fatto di vivere in una condizione di disagio sociale (seppur apprezziamo lo spirito che muove tale scelta), non può essere la caratteristica principale per svolgere un’attività – cura delle persone non autosufficienti - che richiede specifiche qualità e professionalità; per questo crediamo che i bandi emanati dai comuni, che richiedono tra gli altri criteri “eventuali attestati professionali” così come strutturati, non offriranno un buon servizio alle persone anziane ed ai disabili.
Pertanto la CGIL si attiverà per sollecitare un confronto di merito con la Regione Calabria ed i comuni interessati, allo scopo di qualificare la spesa (non semplice utilizzo, ma utilità delle risorse) e individuare le forme che rendano il servizio efficiente e creino lavoro vero”.