Romeo (Lista Scopelliti) sulla condanna del governatore

Reggio Calabria Politica

“Sono passati otto anni da quando, nel 2006, il Legislatore, in vista del superamento degli eccessi giudiziari che avevano segnato il traumatico passaggio dalla Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica, sancì la regola secondo cui la condanna dell’imputato dovesse porsi, sempre e comunque, “oltre ogni ragionevole dubbio”. E’ quanto si legge in una nota del Coordinatore Provinciale della Lista Scopelliti presidente di Reggio Calabria, Oreste Romeo.

“Due giorni fa, a tarda sera – continua la nota - è stata data lettura del dispositivo di una sentenza di severa condanna del Sindaco che il 70% della Cittadinanza Reggina riconfermò a Palazzo San Giorgio sul finire del maggio 2007.

La condanna è stata anticipata dalla lettura della formula di rito: “visto l’art. 533 del codice di procedura penale”, disposizione normativa sulla quale si concentrò l’importante intervento legislativo cui in esordio facevo cenno.

I clamorosi effetti che nell’immediato quella decisione ha già determinato, sulla vita dei Calabresi come nei confronti di chi i Calabresi ha rappresentato con elevato senso delle Istituzioni, non fosse altro che per averle quotidianamente legittimate nell’importante percorso sin qui affrontato, inducono, anche in vista dei nuovi scenari che si presenteranno al cittadino comune, a tentare di comprendere l’esatta portata della scelta, sicuramente sofferta, maturata dai Giudici in camera di consiglio.

Ciò, sia ben chiaro, avviene al solo e dichiarato fine di andare oltre la palese partigianeria di quella parte dell’Informazione che sin dagli albori del processo ha coniugato quel provincialismo che si tentava di marginalizzare alla sete di vendetta sociale, volgarmente orientandola sul simbolo della capacità di riscatto della nostra terra, in ciò avvalendosi della comoda sponda offerta dai primi segni della crisi che ha attraversato il mondo e messo letteralmente alle corde il nostro continente.

Ed allora, dal verdetto dell’altra sera si può ragionevolmente inferire la “certezza”, per tanti versi invidiabile, che ha consentito al Tribunale di Reggio Calabria di ritenere che i corposi e qualificati argomenti difensivi, alternativi all’inaffidabile e non persuasivo clichet del “non poteva non sapere” prodotto dall’Accusa, fossero solo eventualità remote e prive del benché minimo riscontro nelle importanti emergenze processuali.

Sarà, quindi, compito dei Giudici dar conto del ben diverso trattamento riservato a chi s’è ritrovato facente funzioni di Sindaco alle prese con la stessa problematica contestata al Sindaco eletto dal Popolo Reggino; forse ci sarà anche spiegata quale sia stata la credibilità di chi, nella pienezza del contraddittorio, ha accantonato la sicumera di un ego ipertrofico ostentata in sedi diverse da quella processuale; magari si avrà modo di capire fino a che punto sia stata riconosciuta attendibilità a chi, sotto il sacro vincolo del giuramento prestato in sede dibattimentale, ha reso dichiarazioni antitetiche rispetto a quelle precedentemente rilasciate ad organi di stampa e da questi riprodotte “tra virgolette”.

Ecco, questo è il dubbio che oggi perplime quanti, nel doveroso rispetto per l’autonomia della Magistratura e dell’arte del giudicare che da essa ci si deve attendere, mantengono solido appiglio alla ratio sottesa all’<>, regola di civiltà, non solo giuridica, che impone una valutazione delle prove d’accusa tale da assicurare confortante e tranquillante contezza del superamento della presunzione d’innocenza dell'imputato, trattandosi di regola probatoria e di giudizio collegata alla struttura del processo e alle metodiche di accertamento del fatto.

E nell’attesa che il Tribunale motivi la sua scelta di mantenersi distante dalla regola di giudizio stabilita per la sentenza d’assoluzione in caso di "insufficienza", "contraddittorietà" e "incertezza" della prova d'accusa, in ossequio al classico e quanto mai attuale canone “in dubio pro reo”, noi, che giudici non siamo, anzi potremmo esserlo solo in quanto Popolo, rappresentiamo il dubbio che ci assale nel momento in cui immaginiamo il futuro della Città, della Calabria, del Meridione e dell’intero Paese.

Tra questo e mille altri dubbi, però, niente e nessuno al mondo ci potrà impedire di coltivare, sempre e comunque, l’orgoglio e l’idea che Reggio saprà avere ancora una prospettiva grazie ad una sola certezza.

Questa certezza ha l’identità pulita di Giuseppe Scopelliti, forte della cifra, elevata, del suo spessore, morale e politico!

Nelle sue tasche, per chi lo avesse dimenticato, non è stato rinvenuto un solo centesimo di euro in eccesso rispetto alle legittime indennità a lui riconosciute dalla legge, ed è anche per questo che Scopelliti non camminerà mai solo ed avrà al suo fianco, una volta di più, Reggini, Calabresi ed Italiani determinati a rinnovare la condivisione di un percorso di speranza orientato al cambiamento, nella certezza, questa volta si, che la crescita sia lo sbocco naturale della sofferenza!”