Salvatore Magarò e “Il tempo etico”: come fare cento cose contro la ‘ndrangheta
Salvatore Magarò, Presidente della Commissione regionale anti ‘ndrangheta, ha parlato ieri sera del “Tempo etico” al Club Cosenza Nord del Rotary. Introdotto dal Presidente Antonio Bove, Magarò, politico e amministratore di lungo corso (prima che consigliere regionale è stato Presidente della Provincia e Sindaco di Castiglione cosentino) si segnala per avere il raro dono dell’autocritica di casta, imputando alla classe politica locale di non aver compreso che è molto più importante il fare che l’apparire e di non essere stata in grado di mettere in campo gli anticorpi necessari contro il fenomeno ‘ndranghetistico.
“Chiedetemi quante volte sono andato a Roma negli ultimi 40 mesi. Risposta: mai. Chiedetemi quante cose ho proposto per la Calabria: cento. O quasi”. Così esordisce Magarò che “Quasi cento” ha intitolato un agile volume, che ieri sera ha presentato al Club in anteprima, dove enumera quanto fin qui realizzato con la Commissione, che presiede “non da professionista dell’antimafia, ma per caso, perché nessun altro la voleva”.
Spiccano la costituzione di parte civile della Regione in tutti i processi di ‘ndrangheta, il sostegno concreto ai testimoni di giustizia e alle famiglie delle vittime, le destinazioni dei beni confiscati in modo che servano a creare occupazione ed opportunità. Memorabili, anche per simpatia, le iniziative di impatto comunicativo come la pillola “antindrina”, le targhe consegnate ai Comuni che le hanno volute (non tutti), con su scritto “Qui la ndrangheta non entra”, i bollini sui negozi “Io non pago il pizzo”.
Emblema quanto mai significativo del percorso fin qui compiuto è la Bottega della legalità intitolata a una delle tante vittime calabresi del tutto innocenti, il giovanissimo Dodò, che è stata aperta due anni addietro nella sede del Consiglio a Palazzo Campanella e che mette in vendita i frutti nati dal lavoro sulle terre confiscate alla ‘ndrangheta.
“La politica purtroppo non ha le carte in regola – dice ancora Magarò – E’ necessario creare l’antimafia sociale, che consiste nel dare diritti, cultura, lavoro ai nostri giovani. Dove c’è ignoranza, cresce la criminalità organizzata.”
Ma se lo Stato deve prevenire e reprimere, un ruolo spetta anche a ciascun cittadino. Altrimenti poco potranno gli arresti, i sequestri di beni e tutte le pur lodevoli azioni della magistratura e delle forze dell’ordine. La popolazione va, dunque, sensibilizzata sempre di più.
Salvatore Magarò loda la decisione dei vescovi calabresi di inserire ‘lezioni anti-‘ndrangheta’ nei programmi di studio dei seminaristi ed auspica che quanto prima venga realizzato il progetto di legge, varato all’unanimità dalla sua Commissione, per l’istituzione di lezioni di “legalità” nelle scuole. “Quasi Cento” è edito da Rubbettino, con una prefazione di Paolo Guzzanti ed una introduzione di Monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace.