Caso Ricco: Pd e Radicali ritornano in carcere e fanno visita all’ammalato

Catanzaro Attualità

Questa mattina 15 aprile due Medici Legali, uno incaricato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro e l’altro nominato dalla famiglia dell’interessato, si sono recati presso la Casa Circondariale di Catanzaro, in Località Siano, per effettuare una perizia sul detenuto cetrarese Alessio Ricco, 29 anni, gravemente ammalato di una patologia reumatica, per verificare se ci siano i presupposti per la revoca della misura cautelare inframuraria e la sostituzione con altra meno afflittiva e che gli consenta di potersi curare in maniera adeguata.

Nei giorni scorsi, nell’ambito di una ennesima visita ispettiva fatta al carcere del capoluogo calabrese, l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico unitamente ad Emilio Quintieri e Sabatino Savaglio, esponenti dei Radicali, ha incontrato nuovamente il giovane ammalato, trovandolo a letto, all’interno della propria cella, visibilmente sofferente e molto provato dalla malattia.

Precedentemente, il Ricco, ristretto in custodia cautelare da circa 4 anni, per traffico di sostanze stupefacenti, tramite i suoi difensori Avvocato Giuseppe Bruno del Foro di Paola e Cesare Badolato del Foro di Cosenza, aveva chiesto alla Corte di Appello di Catanzaro (Presidente Marchianò, Giudici a latere Bianchi e Luzzo) di poter essere scarcerato e posto agli arresti domiciliari o, in alternativa, di essere trasferito in un Centro Clinico dell’Amministrazione Penitenziaria o di essere ricoverato presso il Policlinico Universitario di Germaneto di Catanzaro. Ma tutte le istanze presentate sono state respinte poiché, secondo gli accertamenti effettuati dall’Autorità Giudiziaria, il Ricco pur essendo affetto da artrite reumatoide trattata con adeguata terapia farmacologica e risultata essere persistente, non necessita di ricovero e non presentava un quadro clinico incompatibile con il regime carcerario. In particolare, evidenziava, che i trattamenti sanitari di cui necessitava il detenuto potevano essere garantiti mediante periodici controlli da eseguire in regime ambulatoriale presso un Centro Reumatologico, ragione per la quale è stato richiesto il trasferimento in altro Istituto Penitenziario fornito di posto letto infermeria e vicino ad una struttura sanitaria dotata della necessaria specializzazione.

Effettivamente, il 30 gennaio il Servizio Sanitario Penitenziario di Catanzaro aveva chiesto, per il tramite della Direzione, agli Uffici competenti del Ministero della Giustizia il trasferimento del Ricco presso un idoneo Centro Clinico Penitenziario vicino a Centro Reumatologico “per una migliore gestione” dello stesso. Non avendo avuto nessuna risposta e, visto che nel frattempo la malattia nonostante la terapia effettuata non è migliorata, il 6 marzo i Medici del Carcere hanno nuovamente sollecitato il trasferimento del giovane ammalato facendo presente che “in Calabria non esiste Centro Reumatologico di riferimento.” Ed inoltre “Siano è Carcere umido è particolarmente freddo. Il detenuto presenta grave impotenza funzionale e limitazione dell’autonomia”.

Anche a questa ulteriore sollecitazione, avanzata dai Sanitari Penitenziari, non è stata fornita alcuna risposta ed il detenuto continua a permanere nel sovraffollato carcere catanzarese senza poter essere seguito in maniera appropriata ed in condizioni climatiche ambientali sfavorevoli che riducono l’efficacia del trattamento farmacologico, alimentano la sintomatologia dolorosa e quindi peggiorano la qualità della vita.

Gli negano gli arresti domiciliari, gli negano il ricovero in Ospedale, gli negano il trasferimento in un Centro Clinico Penitenziario, gli negano di poter essere trasferito in altro Carcere vicino a Centro Reumatologico. In queste condizioni lo stanno condannando a vita sulla sedia a rotelle. Lo dice il radicale Quintieri protestando per le determinazioni assunte in merito dalla Corte di Appello e dall’Amministrazione Penitenziaria. Non è giusto che ad una persona, fosse anche il peggior criminale, non gli venga data la possibilità di curarsi e di tutelare la propria salute. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo qualifica questo trattamento carcerario come tortura, severamente proibito dall’Art. 3 della Convenzione di Roma. La terapia farmacologica fino ad ora praticata in carcere si è rivelata vana poiché le condizioni di Ricco non sono migliorate ed ogni giorno che passa l’artrite reumatoide avanza sempre di più, danneggiandogli le articolazioni. Non provare a fermare questa malattia è una tortura di Stato, sia pure perfettamente legale. Mi auguro che la Magistratura e l’Amministrazione Penitenziaria – conclude Emilio Quintieri – ognuno per la parte di propria competenza, provvedano a risolvere la questione senza perdere altro tempo. Se non vogliono scarcerarlo o ricoverarlo in Ospedale lo trasferiscano alla Casa Circondariale di Cosenza visto che nelle immediate adiacenze e, per la precisione nel Presidio Ospedaliero “Annunziata”, esiste un Centro Reumatologico specializzato per trattare pazienti complessi ed in condizioni di criticità per patologie reumatiche.