Oreste Romeo, lettera aperta a Rosanna Scopelliti
“Cara Rosanna, sento di doverTi dedicare un pensiero di affettuosa vicinanza nel momento in cui Ti ritrovi bersaglio in un contesto istituzionale nel quale poco si avverte il pericolo di assumere posizioni settarie, "divisive", in quanto tali, ormai superate, non fosse altro che per l'insoddisfacente risultato di un percorso di questo tipo seguito negli scorsi decenni”. Questo l’incipit della lettera aperta scritte da Oreste Romeo a Rosanna Scopelliti.
“In occasione di un Primo Maggio - continua la missiva - reso particolarmente amaro dalle allarmanti dimensioni raggiunte dall'emergenza lavoro, riecheggiano nella mia mente le parole pronunciate il 26 luglio dello scorso anno da una delle più lucide intelligenze di cui il Meridione è drammaticamente orfano da poco meno di un anno.
“Il Mezzogiorno, storicamente, è stato tolto a pretesto per pensare, congegnare e promulgare leggi speciali. Io credo che in nessuna nazione civile uno Stato si assume il lusso nefando di squalificare per legge un intero territorio. Siamo al punto in cui la questione meridionale non viene più considerata come questione sociale o come questione nascente dalla assenza di classe dirigente, ma semplicemente come questione criminale. Declinare la questione meridionale come questione criminale, diventa una convenienza, una conferma storica, dunque il pretesto per generare leggi liberticide”
E' del tutto naturale affidarTi idealmente il pensiero dell'Illustre Meridionalista, con invito a leggerlo alla luce delle dichiarazioni rese qualche giorno fa, a conclusione dei lavori reggini, dalla Presidente della Commissione Antimafia: l’On. Rosy Bindi, al di là di una battuta poco "istituzionale", ha confermato ciò che essa aveva in precedenza annunciato: Reggio e la Calabria hanno necessità di una legge speciale.
Sono con Te, cara Rosanna, quando prendi le distanze dalla retorica e dal battutismo dietro il quale mira a celarsi il pregiudizio di chi antepone la logica dell'appartenenza alla ricerca della sintesi tra sensibilità diverse, ed il caro Prof. Crupi parlerebbe in proposito di classe dominante, non già di classe dirigente!
Di questo passo non si aprirà mai una fase nuova che non alimenti, al di là delle intenzioni, i luoghi comuni puntualmente presi a pretesto dall'imbecille di turno per scagliarsi contro i padri di famiglia, responsabili, agli occhi di pittoreschi nordisti che occupano abusivamente spazi televisivi e parlamentari, di invocare in preda alla disperazione più nera il diritto di lavorare.
La trasmissione andata in onda l'altra sera su Rete4 offre eloquente conferma di questa vergognosa tendenza rispetto alla quale, però, non si manifesta cura alcuna in termini di "prevenzione", a tutela di quanti (la maggior parte) acqua sporca sicuramente non sono, ma rischiano di diventarlo nell'immaginario collettivo.
Mantenersi all'interno di un binario che nega la trasversalità del fenomeno 'ndranghetistico e privilegia il solo aspetto repressivo del ruolo dello Stato, quasi comporta tacita rinuncia a mettere a frutto le grandi occasioni di sviluppo e lavoro che potrebbero scaturire dalla realizzazione concreta del sin qui vanamente auspicato recupero all'economia legale del profitto ottenuto dalla economia criminale in una Regione in cui l'imprenditore più importante è ormai diventato la DDA di Reggio Calabria.
Il valore assegnato a patrimoni in odore di confisca è tale da destare l'impressione che non si viva in Calabria, ma negli Emirati Arabi, e ciò comporta che lo Stato metta a punto un'azione tempestiva, intelligente ed efficace in rapporto alla finalità di effettivo recupero sociale che va perseguita con determinazione ed equilibrio, anche in considerazione del rilevante dato percentuale di dissequestro cui va incontro tale ricchezza.
Impegnarsi perché lo Stato riesca in concreto ad abbinare all'inflessibilità della lotta al circuito criminale un nuovo e diverso modo di rispondere ai problemi che danno forma ad una questione meridionale che in Italia ed in Europa non si può continuare ad ignorare, significa guardare la realtà con occhi diversi dal passato e, soprattutto, porre solide basi alla non semplice costruzione di quella rete che fin qui ha portato risultati apprezzabili solo per i singoli, un po' meno alla Comunità.
Poco importa, dunque, Rosanna cara, se, tra i tanti fiumi di inutili parole, ti è stato "dedicato" un rigagnolo parlandoTi dietro: è la riprova più certa che sei parecchio avanti.
E non è affatto un caso: "avanti" lo è stato, nella sua solitudine, chi Ti ha dato la vita!”