Cisal, 1 maggio, a Salerno oltre 4 mila i presenti della Calabria
Oltre diecimila lavoratori provenienti da ogni parte del Paese hanno preso parte a Piazza Porta Nova, a Salerno, alla manifestazione del 1 maggio che la Cisal, la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi, ha indetto ed organizzato per celebrare la classica ricorrenza legata alla festa dei lavoratori.
Nutrita la rappresentanza calabrese con oltre quattromila presenze dalle province di Reggio Calabria, Cosenza, Catanzaro e Crotone. Oltre seicento delle quali provenienti in pulmann e auto dalla provincia di Vibo Valentia.
In evcidenza la folta delegazione vibonese che era guidata dal segretario provinciale aggiunto Filippo Curtosi, dai dirigenti Eleonora Cavallaro, Salvatore Franzè e Fausto Costa.
“Non è la festa del lavoro, ma la festa per il lavoro” - ha esordito - Francesco Cavallaro, Segretario Generale della Cisal.
Abbiamo deciso di scendere in piazza per dedicare tutto il nostro impegno sindacale ai tanti disoccupati, ai pensionati, e ai tantissimi inoccupati, giovani e donne. In Italia la disoccupazione arriva al 13% e quella giovanile al 41%. All' interno di questi dati, poi, si inserisce la percentuale del Sud che tocca il 60%. Noi siamo al vostro fianco e quella di oggi è l' ennesima testimonianza che il sindacato vero è qui, che il sindacato non e' in crisi, ma è forte e presente. Si vorrebbe attaccare il sindacato, lo si vorrebbe indebolire ma noi non lo permetteremo".
Un evento che Francesco Cavallaro, ha voluto a tutti i costi e che ha visto la notevole partecipazione di lavoratori e pensionati ma anche di giovani e donne disoccupati che hanno inteso trarre spunto da questo appuntamento per protestare contro il lavoro che non c’è anche a causa dell’assenza di investimenti e di tutte quelle risorse economiche che se ben impiegate hanno il potere di ridurre il grido d’allarme di chi soffre anche l’indifferenza e l’apatia di una classe governativa che non riesce ad interpretare i reali bisogni del Sud.
Dopo Cosenza l’evento del 1 maggio è toccato a Salerno quasi a confermare che il Segretario Generale della Cisal mantiene ferma e forte l’attenzione del Sindacato sul Sud, un territorio dove la scommessa sul lavoro e l’occupazione aumenta ogni giorno di più.
Passando in rassegna l’assurdo stato di disagio dei lavoratori, dei pensionati e dei disoccupati di ogni Regione d’Italia, Francesco Cavallaro ha, in via prioritaria, posto l’accento sull’avvilente condizione che vive la Calabria dove l’attuale governo regionale non è riuscito a capire le grandi sofferenze dei giovani il cui stato di disoccupazione li ha condotti a mantenere sempre più a portata di mano la valigia
In questo passaggio Francesco Cavallaro non ha dimenticato i preoccupanti e se mpre più eloquenti dati delle cinque province calabresi dove pensare ad un posto di lavoro è una chimera e dove continua ad allarmare anche il dato legato alla conservazione del posto di lavoro.
“Una scommessa - ha, poi, detto il leader del Sindacato di via Torino a Roma - che è diventata una sorta di sfida nei confronti del premier Matteo Renzi e delle sue promesse di riforma, soprattutto del lavoro, che diventa sempre più difficile attuare.
Un governo che continua a rimanere sordo ai continui richiami che vengono lanciati dalla periferia Sud del Paese dove sembra avvertirsi sempre di più l’avvilente distacco di Palazzo Chigi dalla realtà meridionale.”
Per il massimo esponente della Confederazione sindacale autonoma “ vi è sempre più bisogno di riforme oltre al fatto che non si può in alcun modo trascurare l’assoluta priorità fiscale, l’unica capace di rimettere nel circuito legale le risorse necessarie per un effettivo rilancio dell’economia reale e del lavoro e quindi della ocupazione e della crescita ee dello sviluppo sociale.
Questo perché ha la riforma deve introdurre l’ineludbile contrasto di interessi capace di premiare l’onestà attraverso il sistema della detraibilità e della deducibilità totale o parziale delle spese sostenute e ciò anche per consentire il recupero della scandalosa evasione fiscale e contributiva.”
Avvaiandosi alla conclusione Francesco Cavallaro ha sottolineato che “E’ condivisibile che la riforma cominci dalla dirigenza .
Non si può pretendere di migliorare la Pubblica Amministrazione italiana se non si mette mano ad una seria riforma della dirigenza: da questo punto di vista, l’approccio che il ministro Madia ha voluto dare all’azione del Governo appare corretto.
L’attuale sistema, garantisce ai dirigenti pubblici alte retribuzioni, spesso sganciate da una effettiva verifica di merito e produttività: se non si agisce su questa leva nulla potrà cambiare.
Si devono, invece, salvaguardare e valorizzare i dirigenti capaci, che sono i primi ad avere interesse ad una distinzione rispetto ai non meritevoli".
Al contrario, in questi anni abbiamo assistito a politiche ridicole, come quelle con cui si è pensato di bastonare in modo indiscriminato il corpo dei dipendenti pubblici, senza che nessuno si preoccupasse di evidenziare che, molto spesso, l’efficienza di un ufficio è legata alla validità del suo modello organizzativo e funzionale e prescinde dalla volontà dei singoli. ”
Non è più tollerabile ogni forma di immobilismo – ha concluso Francesco Cavallaro – dove la parte sana del Paese, lavoratori dipendenti e pensionati in primis, continua a pagare le tasse per gli stessi evasori fiscali e contributivi. “