Progetto Gutenberg: padre Augusto Chendi ospite dell’UMG
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione Università Magna Graecia. Attualità e storie, vita e morte, diritti e doveri, natura e artifici, scienza e religione.
Questi i temi trattati durante il primo incontro organizzato all’Università Magna Graecia nell’ambito del progetto Gutenberg, la Fiera del libro, della multimedialità e della musica.
E’ ancora oggi un argomento sul quale ci si interroga quello del testamento biologico, tema scelto per aprire il ciclo di incontri universitari in occasione della giornata inaugurale della dodicesima edizione del Gutenberg dedicata a ‘Natura, storie e artifici’.
L’evento, svoltosi nell’Aula Magna A, è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione Università Magna Graecia, presieduta dal prof. Arturo Pujia che ha aperto i lavori. Per affrontare un argomento così delicato, ospite d’eccezione è stato Padre Augusto Chendi, dell’Ordine dei Camilliani, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.
Già professore universitario di Teologia morale, Padre Chendi si occupa da sempre di problematiche di bioetica e con un linguaggio chiaro e fare sereno ha illustrato le caratteristiche del testamento biologico, precisando da subito che questa definizione non è corretta. Si dovrebbe infatti parlare di dichiarazione anticipata di trattamento per indicare il documento che viene redatto da un soggetto, dotato di piena capacità d’intendere e volere, in cui vengono elencati i trattamenti sanitari per i quali si dà il consenso in caso di malattia o di sopravvenuta incapacità.
Al centro della relazione di Padre Chendi il momento della morte che, nella maggior parte dei casi, deriva dallo status di malato e dunque di paziente che, in quanto tale, per legge, deve essere ben informato sui trattamenti cui deve essere sottoposto.
“£L’autodeterminazione del paziente, intesa come presupposto del testamento, non può però essere considerata -secondo Padre Chendi- unico criterio del testamento biologico perché necessita di essere valutata insieme ad altri principi quali, ad esempio, il perseguimento del bene del singolo e della collettività e quello della giustizia. In pratica il volere del paziente deve necessariamente essere vagliato, nella visione di Chendi, dal medico curante che deve agire secondo scienza e coscienza al fine di perseguire appunto tali principi. “
Una volta definito il testamento biologico si instaura, infatti, quella che Chendi ha definito alleanza terapeutica, ovvero il rapporto tra paziente, tutore e medico curante. Da questa relazione scaturiscono quelle che devono essere le effettive modalità di esecuzione della volontà del paziente.
Padre Chendi, affrontando questo aspetto, ha aperto altre problematiche correlate alla nutrizione e all’idratazione. Queste due attività sono considerate da alcuni sostegni vitali, da altri vere e proprie modalità di cura. Secondo la visione della Chiesa chiaramente la vita è un dono di Dio, è un bene inviolabile ed inalienabile per cui decidere di non farsi curare è sostanzialmente sbagliato. La stessa Chiesa è contraria però ai casi di accanimento terapeutico e favorevole alle cure palliative che rispettano la dignità umana.
Padre Chendi ha concluso il suo intervento con l’invito ad accogliere una concezione relazionale basata sulla condivisione della responsabilità tra paziente, tutore e medico le cui azioni devono convergere verso il bene comune, ad estendere a tutti i livelli una cura proporzionata con cure palliative che sostengono il paziente con supporti fisici, psicologici e spirituali, ed infine a dare un nuovo senso alla morte da considerare come ultimo traguardo della vita terrena.
All’evento è intervenuto anche il prof. Tullio Barni, docente presso l’UMG, che ha sottolineato l’importanza della libertà di scegliere del paziente cui spetta decidere se continuare a vivere o morire; il medico non può e non deve, dunque, secondo Barni, decidere quale sia il bene assoluto.
L’incontro è stato moderato dal prof. Antonio Viscomi, docente UMG.