Teatro della Maruca, La protesta. Storia italiana

Crotone Tempo Libero

Oggi alle 21,30 e domenica alle 21,30 appuntamento di prestigio, in scena la compagnia La ballata dei Lenna, per la chiusura della rassegna teatrale con La protesta. “Una fiaba Italiana”.

Progetto realizzato e sostenuto nell'ambito dell'Accordo in materia di politiche giovanili tra Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù - Regione Piemonte Provincia di Alessandria Fondazione Piemonte dal Vivo - Circuito regionale dello spettacolo. Con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio Alessandria Erdisu Università di Udine - “Teatri Abitati" residenze Teatrali Regione Puglia - Altra Scena una rete del contemporaneo.

Lo spettacolo riceve una menzione speciale al Premio Scintille 2011 - Festival Asti 33, vince il primo premio come migliore spettacolo al Festival Anteprima89 ed.2012 Antidoti (Milano), arriva finalista alla Rassegna ARGOToff 2013 Teatro Argot (Roma).

“Papà, ma noi, il futuro, ce lo possiamo permettere?” (Bambino vero, sud Italia, aprile 2011).

Tre giovani che cercano il loro spazio per farsi sentire, ma nessuno questo spazio glielo concede. E dunque se lo prendono. Nonostante tutto. Dimostrano di essere vivi.

La precarietà all'improvviso li travolge e mette in discussione ogni loro certezza. I tre si ritrovano, da un giorno all'altro, appesi solo al loro spaesamento. Allora ciascuno dà inizio alla propria protesta. Una protesta che parte da un fatto quotidiano e arriva ad esprimere l'incapacità di riconoscere un futuro per sé stessi, la sfiducia di poter vedere realizzate le proprie aspettative e la conseguente sensazione di perdere il senso della propria identità. La vita che si conosce fa a pugni con quella che si vorrebbe, e mai nessuna parte esce sconfitta da questo scontro. Ma noi, il futuro, ce lo possiamo permettere? Questa domanda scorre sempre sottotraccia, come se il futuro fosse un costoso privilegio destinato a chi sa conquistarselo. Bisogna poter restare aggrappati, non perché sia importante ma perché questo è tutto. E' un tempo di confusione e spaesamento, un tempo in cui si urla forte il diritto ad avere la propria illusione, senza essere disposti a pagare il prezzo della disillusione. In una società dove il lavoro diventa sempre di più il tentativo di comprarsi il tempo, forse è arrivato il momento di smettere di preoccuparsi del futuro per cominciare ad occuparsi del presente, per cominciare ad occuparsi quotidianamente di sé. I tre personaggi avvertono il bisogno di fare i conti, di rimettere le cose in pari, di dirsi in faccia come stanno, hanno una vita da dire, una storia di speranze da raccontare. Invece di occupare, occupiamoci, questo è il senso della nuova protesta, una protesta non da urlare, ma da fare, perchè nulla può appiattirsi su ciò che non funziona ed è nelle singole storie che si cerca una possibilità di rivincita. Il restare aggrappati, appunto, è quello che ci dà la speranza. E non è forse di una speranza che abbiamo bisogno?