Giancotti (Pd): “La legge elettorale della Regione è incostituzionale”
“Una Regione nella più totale confusione istituzionale, incapace di garantire quell’operatività che in un momento così drammatico per le famiglie calabresi sarebbe il requisito primario di un’ azione di un buon governo, ed emblema di un altrettanta evidente confusione politica che caratterizza l’azione del centro destra calabrese di questi ultimi mesi”. Lo rende noto in un comunicato stampa Alessandro Giancotti, componente della direzione regionale del Pd.
“Certo, la Calabria è condizionata già di suo da problemi atavici, mai risolti e di sicura difficilissima risoluzione per tutti, ma è altrettanto vero però che le forze politiche che in questo momento hanno l’onore e l’onere di governare la cosa pubblica dovrebbero sforzarsi maggiormente per non cadere nell’ambiguità di scelte che non solo rappresentano un deficit di credibilità, ma che – come nel caso della legge elettorale promulgata di recente - ledono l’immagine stessa di tutti i calabresi. Apprendere infatti, dagli addetti ai lavori che sarebbe a rischio la costituzionalità stessa della legge, pone a tutti noi che seguiamo da vicino i fatti della politica ma anche ai semplici cittadini una domanda, chiara ma nello stesso tempo disarmante: perché quella che doveva divenire un’opportunità di riscatto, un elemento di innovazione e di attenzione alle richieste dei cittadini, è diventata solo l’ennesima buccia di banana sulla quale la Calabria è scivolata?”.
“Ebbene tutti noi, ritenevamo che seppur per rattoppare un precedente errore (portare il numero dei consiglieri a 40 e non a 30 come indicato dalla riforma di spending rewiew del governo Monti), l’occasione di rivedere è rinnovare la legge elettorale esistente fosse il momento opportuno per adeguarla maggiormente ai tempi. Invece non solo non è stato così, ma le evidenti perplessità sulla costituzionalità della legge, e mi riferisco nello specifico alla ripartizione del territorio regionale su tre collegi invece dei cinque rappresentativi di tutte le province, e quelle di opportunità politico-istituzionale (istituto del Consigliere supplente), hanno palesato in modo netto ed inequivocabile non solo il distacco profondo delle istituzioni dai cittadini e dai territori, ma un grave livello di approssimazione giuridica”.
“Pur comprendendo bene, le ovvie valutazioni di natura politica che afferiscono a tutte le forze in campo, ritengo che il solo sospetto di incostituzionalità della legge elettorale sia un fatto grave, che pone un serio dubbio sulla legittimità stessa delle istituzioni nascenti dalle prossime elezioni e che in caso di impugnazione (fatto molto provabile) da parte della Corte Costituzionale potrebbe provocare lo slittamento della data delle prossime elezioni, momento invece atteso da tutti i cittadini calabresi per porre fine ad una situazione di stallo pericolosa”.
“Verrebbe da chiedersi a chi giova una situazione così. Non certo ai calabresi, non certo alla buona politica e all’immagine delle istituzioni, meno ancora all’economia della nostra regione che senza la credibilità della politica che la rappresenta rischia di affondare ancora di più. Forse tutto questo giova a chi non vuole andare a votare in tempi brevi, per paura di una sconfitta o peggio ancora per la difesa di una posizione raggiunta (politica ed economica) che è cara a quei pochi che in consiglio siedono dimenticandosi spesso di rappresentare non solo se stessi e il proprio partito ma anche tutti i calabresi”.