Distrazione fondi pubblici, pena ridotta in appello
La Corte d'appello di Catanzaro ha ridotto la condanna già inflitta a Salvatore Froio, 60 anni, medico di base, presidente di un consorzio fidi di Soverato (Cz), finito in manette nel marzo 2010 per aver, secondo l'accusa, distratto fondi ministeriali finalizzati alla prevenzione dell'usura.
Il medico - difeso da Giancarlo Pittelli e Fabrizio Costarella - è stato accusato di peculato, falso in atto pubblico, simulazione di reato e false comunicazioni sociali, ma dopo aver dichiarato la prescrizione di uno dei capi d'accusa i giudici (presidente Marchiano', consiglieri Carè e Grillone) hanno rideterminato la pena inflittagli da 4 anni di reclusione a 3 anni e 4 mesi. La sentenza di primo grado fu emessa il 14 gennaio del 2011 dal giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, al termine del giudizio abbreviato.
Quello stesso giorno il gup scagionò da un'unica accusa di peculato che gli veniva contestata Bruno Froio, fratello di Salvatore, mentre erano state già stralciate ed archiviate le posizioni degli altri cinque indagati, i componenti del consiglio d'amministrazione del Consorzio fidi. Secondo quanto emerse dalle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinate dal sostituto procuratore Paolo Petrolo, Froio si sarebbe reso responsabile della distrazione di quattro contributi percepiti dal consorzio fidi tra il 1998 e il 2003, per un totale di un milione di euro, destinati al fondo finalizzato ad agevolare la concessione da parte delle banche di finanziamenti alle piccole e medie imprese a rischio usura, utilizzandoli per fini personali.
In base a questa ipotesi Froio finì sottoposto agli arresti domiciliari in esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa dal gip di Catanzaro. Il presidente del consorzio fidi, fu spiegato all'epoca dell'arresto, avrebbe impiegato un primo contributo di 250 mila euro, ricevuto nel 1998, per garantire finanziamenti ad imprese che non possedevano i requisiti previsti dalla normativa che disciplina l'utilizzo del fondo ministeriale. Un secondo contributo di 360 mila euro, erogato dal ministero nel 1999, sarebbe risultato invece distratto attraverso la spartizione della somma tra imprese e persone fisiche riconducibili all'indagato. Un terzo contributo, di 270 mila euro, accreditato al consorzio nel 2001, sarebbe stato utilizzato dal medico soveratese per investimenti finanziari ad alto rischio. Il quarto contributo, accreditato nel 2003, di 85 mila euro, sarebbe stato, al pari del secondo, distratto dall'arrestato e destinato direttamente a società ritenute facenti capo al fratello. A dare impulso alle indagini fu la perquisizione eseguita dai finanzieri nella sede di fatto del consorzio fidi, nella struttura "villa Elisa" di Soverato, nel corso della quale furono ritrovati numerosi documenti amministrativo-contabili che avrebbero rivelato le avvenute distrazioni di denaro pubblico. (AGI)