Tentato duplice omicidio nel catanzarese, assoluzioni in appello
La Corte d'appello di Catanzaro ha assolto con formula ampia i due giovani già condannati a dodici anni di reclusione ciascuno in primo grado per concorso nel tentato duplice omicidio dei cugini omonimi Giuseppe Cossari, avvenuto il 25 luglio 2008 in via Bachelet a Rocceletta di Borgia (Cz). I giudici, accogliendo la richiesta dei difensori dei due giovani, gli avvocati Gianni Russano, Salvatore Staiano, Arturo Bova e Antonio Lomonaco, hanno dunque scagionato Bruno Abbruzzo, 33 anni, e Salvatore Guzzi, 44 anni, che con le pesanti accuse di cui si sono liberati oggi finirono in carcere, nel giugno del 2011, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, su richiesta dei sostituti procuratori Paolo Petrolo e Elio Romano che coordinarono le indagini a loro carico. I due uomini, per la precisione, furono condotti in cella dopo che la Corte di cassazione accolse il ricorso della Procura di Catanzaro stabilendo che avrebbe dovuto essere eseguito il provvedimento di fermo inizialmente emesso a loro carico ed impugnato dalla difesa, prima al tribunale del riesame e poi davanti al Giudice supremo.
Guzzi e Bruno Abbruzzo - quest'ultimo fratello di Salvatore, condannato in secondo grado perché coinvolto nell'operazione "Falcos" portata a termine dai Carabinieri a giugno del 2009 contro un presunto sodalizio criminale operante nella zona compresa tra Catanzaro e Borgia -, secondo l'accusa, avrebbero fornito le basi e dato assistenza a Roberto Valeo, 30 anni, e Giuseppe Cosco, 28 anni, entrambi di Borgia, per il tentato duplice omicidio premeditato dei cugini Cossari. Quel 25 luglio 2008 in via Bachelet a Rocceletta di Borgia due persone, a bordo di uno scooter, tentarono di uccidere a colpi di fucile calibro 12 i cugini Cossari che, però, resisi conto di quanto stava per succedere, li avevano speronati con la Fiat Punto su cui viaggiavano. Valeo e Cosco sono stati condannati in primo grado con rito abbreviato (che gli è valso lo sconto di pena di un terzo), rispettivamente a otto anni e otto mesi di galera il primo, e a otto anni il secondo, con una sentenza poi confermata dalla Corte d'appello. (AGI)