Tentato omicidio nel catanzarese, indagati non rispondono al Gip

Catanzaro Cronaca

Non hanno voluto rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Emma Sonni, che li ha mandati in carcere, ma hanno piuttosto chiesto di poter essere interrogati dal pubblico ministero che ha chiesto di catturarli i due giovani finiti in carcere per concorso nel duplice omicidio dei cugini omonimi Giuseppe Cossari, avvenuto il 25 luglio 2008 in via Bachelet a Rocceletta di Borgia (Cz). Bruno Abbruzzo, 31 anni, e Salvatore Guzzi, 42 anni - entrambi difesi dall'avvocato Arturo Bova - hanno scelto il silenzio nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia, e per loro ora si attende che a sentirli siano i sostituti procuratori Paolo Petrolo e Elio Romano, che coordinano le indagini a loro carico. I due uomini sono finiti in carcere sabato mattina dopo che la Corte di cassazione, nei giorni scorsi, accogliendo il ricorso della Procura della Repubblica di Catanzaro ha stabilito che avrebbe dovuto essere eseguito il provvedimento di fermo inizialmente emesso a loro carico ed impugnato dalla difesa, prima al tribunale del riesame e poi davanti al Giudice supremo. Guzzi e Abbruzzo - fratello di Salvatore, condannato in secondo grado a due anni e otto mesi perche' coinvolto nell'operazione "Falcos" portata a termine dai Carabinieri a giugno del 2009, diretta a sgominare un presunto sodalizio criminale operante nella zona compresa tra Catanzaro e Borgia -, secondo l'accusa, avrebbero fornito le basi e dato assistenza a Roberto Valeo, 28 anni, e Giuseppe Cosco, 26 anni, entrambi di Borgia, per il tentato duplice omicidio premeditato dei cugini Cossari. Quel 25 luglio 2008 in via Bachelet a Rocceletta di Borgia due persone, a bordo di uno scooter, tentarono di uccidere a colpi di fucile calibro 12 i cugini Cossari che, pero', resisi conto di quanto stava per succedere, li avevano speronati con la Fiat Punto su cui viaggiavano. Valeo e Cosco sono stati condannati in secondo grado a rispettivamente a otto anni e otto mesi di galera per il primo, ed a otto anni per il secondo. Per una quinta persona indagata, Antonio Garcea, 30 anni, accusato di favoreggiamento, la Cassazione ha rinviato gli atti al Tribunale del Riesame che dovra' riesaminare la questione cautelare a suo carico.