Usb trasporti, lavoratori dell’Atam di Reggio Calabria hanno scelto
“La profonda crisi in cui è precipitata l’Atam S.pa. a causa della discutibile gestione di un management aziendale e di una classe politica regionale e cittadinaa dir poco improponibile, non può essere pagata dalla maestranze e dai cittadini “. E’ quanto scrive l’Usb Lavoro privato.
“La proposta formulata dall’attuale amministratore unico Gatto - continua la nota - è quella di ricorrere ad un piano di rientro dove si prevede che a pagarne il costo saranno solo le lavoratrici e i lavoratori dell’azienda con il licenziamento di 3 unità per l’attivazione della procedura ex art 4 e5 della legge 223/91, il ricorso alla CIG per 8 unità e ai contratti di solidarietà per mantenere in azienda altre 28 unità con la previsione di un taglio del 9% della prestazione oraria contrattualizzata e il taglio del 25% del contratto aziendale. Tradotto il tutto in parole semplici, significa il taglio del salario di almeno 120 euro mensili e l’attivazione della L. 236/93. Tutto questo non può trovarci d’accordo, non può essere chiesto ai lavoratori di pagare il prezzo della disastrosa gestione dell’azienda.
Non può essere chiesto ai lavoratori di compartecipare pesantemente al piano di rientro per coprire la voragine dei conti aziendali aperta da soggetti che oggi siedono tranquillamente sulle loro accoglienti poltrone e che sorridono come se tutto fosse dovuto al caso.
I lavoratori e le lavoratrici che hanno inteso aderire al nostro progetto si dichiaranoda subito disponibili, e con loro tutta l’USB al fianco, ad aprire un confronto sulla prospettiva aziendale, consapevoli delle difficoltà dovute ai pesanti tagli intervenuti del settore a causa delle politiche di rigore poste in essere dal governo nazionale sotto la direzione della Comunità europea, della BCE e del FMI, ma determinati a pretendere che tutto avvenga in modo trasparente e finalizzato alla sola conservazione dei diritti, dei livelli occupazionali e dei volumi dei servizi offerti alla cittadinanza. Rigettano l’idea di diventare soggetti passivi ai quali si possa chiedere di mortificare la condizione sociale loro e delle loro famiglie per soccorrere una classe dirigente che ha fallito miseramente.
L’USB pretende di discutere di una nuova organizzazione dell’azienda utile a garantire il diritto al salario dei dipendenti, i livelli occupazionali e il diritto alla mobilità dei cittadini dell’intera area urbana di Reggio Calabria, che non può prescindere dall’impegno di risorse economiche destinate ad investimenti. Per fare questo serve che il comune di Reggio Calabria e la Regione Calabria si facciano carico del debito, attraverso una ricapitalizzazione che altrimenti non può essere chiesta ai lavoratori ed alle lavoratrici come prospettato dall’Amministratore unico.
Alle organizzazioni sindacali complici che stanno discutendo e accettando di fatto la proposta sul tavolo, i lavoratori e le lavoratrici dell’ATAM hanno già risposto inviando loro un messaggio chiaro è forte conferendo mandato alla USB per la difesa dell’azienda e diritti acquisiti, confermando che la nostra è una proposta sindacale alternativa e credibile, che mette al centro della propria azione la difesa dei diritti individuali e collettivi e i beni comuni quali salute, trasporti, scuola, ambiente, lavoro e welfare, e che si oppone fermamente alle liberalizzazioni ed alle privatizzazioni dei servizi locali e a tutte le forme di precariato normativo e salariale, No ai licenziamenti, no alla cig, no al taglio del salario noi non vogliamo pagare i vostri debiti.
Dovranno essere – conclude - i lavoratori a pronunciarsi sull’accordo e non le segreterie dei sindacati complici che operano in concerto con la politica. La stessa politica che ha distrutto questa importante azienda”.