Familiare Talarico vittima di mafia: a Lamezia solo Ruberto c’è stato vicino
Parla Vincenzo Talarico figlio di Antonio Raffaele ucciso il 2 settembre 1988:
Gli uccisero il padre, Antonio Raffaele Talarico, il 2 settembre del 1988 a Lamezia Terme e per anni quel delitto non solo restò impunito, quanto fu relegato nell'oblio dei fatti di cronaca della città. Solo grazie all'impegno del Movimento Risveglio sociale di quel fatto si ritornò a parlare e catalogare l'episodio fra quelli legati alle “vittime di mafia”.
Un episodio che rimase a lungo scolpito, e non poteva essere diversamente, nella mente nei familiari ed oggi, uno dei figli, Vincenzo, rimarca ancora la distanza della città con quel fatto. “Soprattutto - dice - le istituzioni che in questa città, hanno pensato alla celebrazione (giusta per carità) di tante vittime di mafie mentre di mio padre - al di là di Angela Napoli che ha organizzato con la sua associazione un evento al Palazzetto dello Sport e il Comune di Pianopoli che ha persino intitolato una via a mio padre - nessuno si è mosso in sua memoria.
Devo dire, per onestà e per dare il giusto riconoscimento a chi lo merita, che solo il dottor Pasqualino Ruberto c'è stato sempre vicino. Con la Fondazione che lui dirige egregiamente ci ha sostenuto nell'ambito dei fondi per i familiari delle vittime di mafia ed è stato sempre presente, l'unico tra i politici lametina e in ogni occasione.
Il Comune di Lamezia non ha mai mosso un dito per sostenerci; tanto che si era creata anche una polemica sull'utilizzo del palazzetto in occasione dell'iniziativa promossa da Risveglio ideale. Che dire? Di fronte alle recenti polemiche in merito al protocollo d’intesa tra Calabrai Etica e gli organizzatori del Festival Trame, francamente mi viene da ridere e fa specie come sia stato possibile criticare o attaccare il dottor Ruberto. Con la Fondazione Calabria Etica sta facendo un lavoro importantissimo e sono diretto testimone di quanta trasparenza usa nel gestire il suo lavoro”.
La vicenda | Antonio Raffaele Talarico, guardia giurata, venne colpito mortalmente alle spalle presso il cantiere dove svolgeva le proprie mansioni. Era nato il 4 ottobre 1938 a Sambiase di Lamezia. Fu ucciso presso un cantiere edile di solai, in località Bagni. La sera del 2 settembre 1988 mentre si apprestava ad aprire il cancello del cantiere venne colpito mortalmente alle spalle da colpi di arma da fuoco da malviventi appartenenti ad una organizzazione criminale dedita al racket delle estorsioni e guardianie che operava nel territorio di Lamezia Terme.
L'attività investigativa svolta dalle forze dell'ordine e dalla magistratura portò al rinvio a giudizio di numerosi esponenti di una cosca criminale del luogo. Il conseguente procedimento penale si concluse con l'archiviazione a causa dei pochi elementi probatori raccolti nella fase delle indagini.
A distanza di oltre 12 anni a seguito di rivelazioni fatte da un collaboratore di giustizia appartenente al medesimo clan malavitoso, venne riaperto il procedimento penale e conclusosi con la condanna alla pena di anni 30 di reclusione inflittagli dalla prima sezionale penale della Corte di Assise di Catanzaro, in data 11 maggio 2011, all'imputato, tra l'altro reo confesso, per essersi reso responsabile dell'omicidio in concorso con altri.