Nino Mallamaci su primarie di Reggio
C’è qualcuno, a Reggio, sano di mente e non in malafede, che possa esprimere sulla campagna elettorale per le primarie un giudizio meno che negativo? Ma purtroppo, al netto delle affermazioni di qualche esponente della destra, che col linguaggio allusivo tipico degli eredi del duce da importanza a piccolezze e meschinità assolutamente irrilevanti, il solo Giuseppe Falcomatà ha denunciato una situazione paradossale e gravissima. E' quanto dichiara Nino Mallamaci
Il PD, partito più democristiano - continua la nota - della democrazia cristiana, ha scelto di girarsi dall’altra parte, avallando di fatto l’assurdità di primarie del centrosinistra che rischiano di essere decise dai maggiorenti della destra. Non, badate bene, da suoi elettori o semplici simpatizzanti, ma da militanti storici, dirigenti dal paleolitico, i quali hanno accompagnato la vicenda cittadina negli ultimi 40 anni, dalla protesta alla distruzione di Reggio.
Dopo due anni di commissariamento (fallimentare nei risultati amministrativi, ma doveroso), la consultazione democratica messa in piedi per reperire un candidato decente da proporre ai cittadini reggini per cambiare totalmente registro si impernia, incredibile ma vero, sul giudizio da dare alla sciagurata esperienza del modello Reggio. Quello che sembrava un dato di fatto, un postulato indiscutibile, e cioè che bisognava sotterrare Scopelliti e i suoi complici nel sacco di Reggio per ripartire dal 2001, è divenuto, nelle parole, nei gesti, negli abbracci vergognosi immortalati nei giorni scorsi, un dato trascurabile, sottaciuto e annacquato quando non apertamente gettato nel cestino. La cosa più orripilante non sono le frequentazioni, di per sé da evitare per un candidato di centro – sinistra(?), ma la constatazione che quelle non sono dettate dal caso o dall’affetto o dalla simpatia, ma sono figlie di una precisa scelta politica di continuità rispetto al Grande Disastro. Qua non si tratta di andare alle elezioni, quelle vere, quelle tra schieramenti contrapposti, e di legittimamente ed intelligentemente tentare di pescare consensi dappertutto, anche perché se così non fosse i risultati di ogni consultazione elettorale sarebbero uguali a quelli precedenti. No! In questo periodo, e fino a domenica prossima, la questione era ed è (anzi avrebbe dovuto e dovrebbe essere) di trovare la persona giusta per rappresentare la cesura netta rispetto al recente passato, una soluzione di continuità nelle politiche da attuare e nei metodi da utilizzare, in primo luogo dal punto di vista della trasparenza, dell’onestà, della distanza dal mondo criminale.
Perché le elezioni del prossimo autunno non arrivano a Reggio dopo una rituale e tranquilla legislatura, anche se molti fanno finta di non saperlo e altri ancora lo hanno dimenticato troppo celermente. A novembre si voterà dopo che il Consiglio comunale di Reggio è stato sciolto per infiltrazioni mafiose; dopo che le casse del Comune sono state prosciugate ed è stato adottato un piano di rientro dal debito che costerà 20 anni di lacrime e sangue; dopo che il massimo esponente di questa sventurata stagione è stato condannato, interdetto dai pubblici uffici e rimosso dalla presidenza della Regione; dopo che una dirigente protagonista di primo piano di questo film dell’orrore si è tolta la vita; dopo che sono state sciolte le aziende partecipate; ecc. ecc. Ebbene, questo, ahinoi!, sembra aver prodotto solo brama di potere, a qualunque costo.
Il PD, i suoi dirigenti, - conclude Mallamaci - i suoi eletti, sono coscienti del fatto che potrebbe ripresentarsi lo stesso tanfo di prima con qualche goccia di chanel per non disturbare troppo l’olfatto? E se ne sono coscienti, perché non hanno fatto nulla o non fanno nulla per scongiurare un esito così devastante e doloroso? A due giorni dal 6 luglio non ci rimane che aspettare facendo la nostra parte fino in fondo. Sperando che basti.