Convegno riforma del Senato, Derro: “Su riordino Province caos istituzionale”
La riforma del Senato e la riorganizzazione delle Province sono stati i principali temi al centro dell’incontro su “La Costituzione e i suoi valori alla base delle riforme”, che si è svolto questa mattina presso l’Edificio dell’Area Giuridico Economica dell’Università “Magna Graecia di Catanzaro”, promosso dalla sezione calabrese dell’Associazione degli ex Parlamentari della Repubblica, in collaborazione con l’Associazione degli ex Consiglieri Regionali della Calabria, con l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro - Dipartimento di Scienze Giuridiche, e con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro.
All’incontro, presieduto da Costantino Fittante, Coordinatore Regionale dell’Associazione degli ex Parlamentari, alla presenza di diverse autorità, tra cui il prefetto di Catanzaro Raffaele Cannizzaro, hanno preso parte Carmela Salazar, docente di Diritto Costituzionale dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, che ha affrontato il tema della riforma del bicameralismo e le problematiche legate alla rappresentanza territoriale e alla legge elettorale; Alessandro Morelli, docente di Diritto Costituzionale dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, si è occupato del quadro delle competenze legislative nell’ambito della Riforma del Titolo V° e del nuovo assetto dello Stato; il commissario straordinario della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, che si è soffermata sulla riforma delle Province. Prima delle conclusioni di Stefano Priolo, presidente dell’Associazione degli ex Consiglieri Regionali, sono intervenuti anche Antonino Murmura, e Pietro Rende.
I relatori hanno affrontato le questioni legate alla riforma del Senato, e uno dei principali punti discussi è stato quello della ripartizione delle competenze tra lo Stato e le Regioni. Il nuovo Senato – è stato spiegato - dovrebbe rappresentare i territori, e questo pone il problema della composizione della rappresentanza, che potrebbe essere limitata alla Regioni, o estesa agli enti locali, che però non sono soltanto i Comuni, ma anche gli altri enti che operano sul territorio. Tra le diverse soluzioni, quella limitata alla rappresentanza dei Consigli regionali appare quella capace di garantire maggiore omogeneità tra la Camera dei Deputati e il nuovo Senato, che esprimerebbe anche in questo caso una capacità legislativa.
“Il primo obiettivo del convegno – ha spiegato Costantino Fittante - è quello di stimolare un confronto che sia il più ampio possibile sulla riforma in atto, perché riteniamo che sia giusto che il Parlamento decida, ma non può saltare a piè pari la partecipazione dei cittadini al processo di riforma costituzionale, che riguarda una legge fondamentale dello Stato democratico, e interesse direttamente i cittadini, i loro diritti, le prerogative di scelta dei propri rappresentanti. Finora sulle riforme costituzionali si sta discutendo soltanto all’interno della commissione del Senato, molto poco all’interno dei partiti, quasi per nulla nella società. Eppure la società è composta da corpi intermedi che hanno ruolo proprio in riferimento all’attuazione e all’esercizio dei diritti dei cittadini, ed è giusto che in qualche misura si pronuncino prima ancora che il Parlamento vari le riforme, altrimenti si corre il rischio che, come nel 2006, una legge costituzionale varata con una maggioranza parlamentare venga bocciata totalmente da un referendum”.
Il commissario straordinario della Provincia Wanda Ferro ha parlato della riforma delle Province rimarcando “il caos istituzionale causato dai provvedimenti frettolosi varati dal governo”. “Non sono ancora stati emanati i decreti attuativi previsti dalla legge di riordino entrata in vigore lo scorso 8 aprile – ha spiegato Wanda Ferro - con cui si dovevano definire competenze e funzioni degli enti intermedi, e le relative risorse umane e finanziarie. Anche i sindacati hanno lanciato l’allarme per la messa a rischio della continuità dei servizi essenziali per i territori e per il destino dei dipendenti provinciali che oggi vivono una situazione di assoluta incertezza sul futuro.
Il governo ha colpito, prima con tagli pesantissimi, poi con un confuso riordino, quegli enti che hanno sempre dimostrato efficienza, attenzione al corretto utilizzo del denaro pubblico e vicinanza alle reali esigenze della comunità, quando sarebbe stato più urgente intervenire sugli sprechi generati delle oltre cinquemila agenzie, società partecipate ed enti strumentali, che divorano una quantità enorme di denaro pubblico senza dare servizi ai cittadini. Parliamo di circa 8 miliardi solo lo scorso anno, e un debito accumulato che lo scorso anno la Corte dei Conti ha stimato in 34 miliardi di euro. Senza contare che, con l’elezione di secondo livello, è stato tolto alle comunità locali il diritto di scegliere direttamente i propri rappresentanti, e quindi ad indirizzare attraverso la rappresentanza democratica le politiche di governo dei territori”.