Andrea Lorenzo (Udc): “Ci sia un epilogo diverso per la Fondazione Campanella”
"Quella Fondazione Campanella è una storia del Sud, complicata. E da raccontare, perché con essa si descrive la rabbia e la delusione di dipendenti che vedono compromesso il proprio futuro lavorativo e, soprattutto, quella dei malati oncologici che ne hanno varcato la soglia quotidianamente per la speranza di fruire di cure che funzionano e oggi non sanno cosa aspettarsi, dal domani oltre che dalla malattia". E' quanto scrive Andrea Lorenzo, Commissario cittadino Udc.
"Sono state attivate - continua la nota - le procedure di licenziamento collettivo per centinaia di dipendenti di Fondazione Campanella. E questa è cronaca: l’accordo siglato in Prefettura lo scorso 1 ottobre 2013 è fallito, l’attivazione, per la quarta volta in due anni, delle procedure di licenziamento collettivo di centinaia di lavoratori dipendenti del Centro oncologico sembra lasciare poche prospettive.
Ma i lavoratori della Fondazione hanno continuato a rimanere al proprio posto per nove anni, nonostante le molteplici difficoltà dovute ai sistematici ritardi nel pagamento degli stipendi ed all'assenza applicativa degli istituti contrattuali più elementari, ad erogare servizi di eccellenza a favore dei pazienti oncologici dell'intera Regione. Chi ha frequentato il Centro per fruire di cure, accompagnare congiunti, visitare amici, ha potuto incontrare ogni giorno professionalità eccezionali, cariche dell’umanità e della sensibilità che trattare con malati oncologici richiede, senza mai farsi compromettere dall’amarezza, né farsi sopraffare dallo sconforto a causa di chi ha scelto consapevolmente di smembrare e distruggere una delle poche strutture sanitarie efficienti in grado di dare risposte al territorio, non solo catanzarese, ma regionale. Quella della ‘Campanella’ è una storia che merita un epilogo diverso, prima di tutto per i malati che saranno costretti a cambiare abitudini, a ricominciare il proprio percorso altrove, con altri medici, infermieri e modalità operative che, comunque, eroderanno quel poco di tranquillità che la consapevolezza di ‘stare al sicuro’ aveva loro garantito. E lo dico da cittadino che quella struttura ha conosciuto direttamente. Prima di staccare la spina, la politica dovrebbe valutare la rilevanza di un fattore che non è monetizzabile, quello umano".