Un altro blitz nel reggino: 15 arresti nella cosca Gallico
15 persone, considerate esponenti della potente cosca di 'ndrangheta dei Gallico - che opera nella Piana di Gioia Tauro - sono i destinatari altrettante ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria. Le accuse nei loro confronti, a vario titolo, sono l’associazione mafiosa, il riciclaggio e l’intestazione fittizia di beni. Sequestrati, contestualmente, beni immobili e società per un valore stimato, complessivamente, di circa 7 milioni. L’operazione Orso, così come è stata denominata dagli inquirenti, è scattata stamani al termine di un complessa attività investigativa coordinata dal procuratore Federico Cafiero De Raho e del sostituto Giovanni Musarò della Procura Distrettuale di Reggio. Condotta dalla Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, le ordinanze sono state eseguite a Palmi e Roma, con l'ausilio della Squadra Mobile capitolina e con la partecipazione dei reparti prevenzione crimine della Polizia.
GLI ARRESTATI
Il Gip di Reggio Calabria ha emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e degli arresti domiciliari nei confronti di: Francesco Barbera nato a Palmi (RC) il 08.07.1977 (in carcere); Antonino Cosentino detto “Nino” e alias “Poldino”, nato a Palmi il 25.08.1961, già detenuto per altra causa (in carcere); Antonino Cosentino nato a Palmi il 9.02.1984 (arresti domiciliari); Domenico Cosentino, nato a Palmi il 13.03.1986 (arresti domiciliari); Emanuele Cosentino nato a Palmi l’11.03.1986, latitante (custodia cautelare in carcere); Giuseppe Cosentino, nato a Palmi il 30.07.1953, (custodia cautelare in carcere); Daniele De Salvo nato a Palmi il 05.10.1982 (custodia cautelare in carcere); Domenico De Salvo, nato a Palmi il 4.11.1969 (custodia cautelare in carcere); Carmelo Gallico, nato a Palmi il 12.09.1963, detenuto per altra causa (custodia cautelare in carcere); Domenico Gallico, nato a Palmi il 30.08.1958, detenuto per altra causa (custodia cautelare in carcere); Teresa Gallico nata a Palmi il 27.04.1948, detenuta per altra causa (custodia cautelare in carcere); Pasquale Gangemi, nato a Palmi il 14.11.1947 (arresti domiciliari); Giovanni Iannino, nato a Palmi il 12.08.1955 (custodia cautelare in carcere); Santina Iannino, nata a Oppido Mamertina il 15.03.1983, residente a Palmi (arresti domiciliari); Vincenzo Parisi, nato a Palmi il 9.01.1966, (arresti domiciliari)
IN PARTICOLARE, Giovanni Iannino e Francesco Barbera, personaggi chiave – secondo gli investigatori – ed attorno ai quali ruota l’inchiesta, sono accusati di partecipazione ad associazione mafiosa, in quanto considerati organici alla cosca Gallico nel mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, nonché in altre parti d’Italia e specificatamente nella Capitale, in concorso con numerosi soggetti, anche appartenenti all’omonima famiglia della ‘ndrangheta calabrese, tratti in arresto nel corso di precedenti operazioni di polizia (Cosa Mia 1, 2 e 3, e Fiore), “finalizzata - attraverso la forza di intimidazione, l’assoggettamento, l’omertà, il controllo capillare del territorio e l’influenza sulla vita pubblica ed economica”, spiegano sempre gli inquirenti “a conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche attraverso la partecipazione alle stesse, ovvero attraverso la riscossione di somme di denaro a titolo estorsivo; ad acquisire direttamente o indirettamente la gestione o il controllo di attività produttive nei più svariati settori; ad affermare il dominio sul territorio, da attuarsi anche attraverso accordi con altre organizzazioni della ‘ndrangheta calabrese (in particolare, con la cosca Pesce di Rosarno, e Molè di Gioia Tauro); a commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi; ad accaparrarsi lavori in sub-appalto nei tratti ricompresi tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla, appaltati al Consorzio Scilla, imponendo alle società appaltatrici, proprie ditte di riferimento (in particolare, l’impresa individuale Galimi Giuseppe, di fatto gestita da Vincenzo Galimi) per l’aggiudicazione dei sub-appalti, delle forniture e, di conseguenza, per l’esecuzione dei lavori.
L’IMPIANTO ACCUSATORIO
LE INDAGINI condotte per oltre un anno dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Palmi, su cui si fonda l’intero impianto accusatorio della Dda reggina avrebbero consentito di ricostruire il ruolo svolto da Giovanni Iannino all’interno della cosca Gallico, in qualità di referente nella Capitale, gestore del patrimonio immobiliare a Palmi e a Roma, organizzatore delle intestazioni fittizie finalizzate ad eludere i sequestri dei beni riconducibili alla cosca di appartenenza, plenipotenziario in Italia, da giugno a dicembre 2011, del boss Carmelo Gallico, rifugiatosi a Barcellona (Spagna) dopo aveva violato le prescrizioni imposte con la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Brescia, sottraendosi peraltro all’esecuzione della misura cautelare in carcere. In particolare si è accertato che nell’autunno 2011 Giovanni Iannino, eseguendo le disposizioni di Carmelo Gallico e avvalendosi dell’ausilio dell’Avvocato Francesco Cardone (professionista palmese attualmente imputato davanti al Tribunale di Palmi per favoreggiamento aggravato dalla finalità di agevolare la cosca Gallico), si sarebbe interessato della vendita di un compendio immobiliare riconducibile al sodalizio palmese ed intestato a prestanome, al fine di prevenire provvedimenti ablatori da parte dell’A.G.; a tal scopo Iannino avrebbe mantenuto i contatti tra Carmelo Gallico, all’epoca latitante in Spagna, e l’avvocato Cardone.
Francesco Barbera - spiegano ancora gli inquirenti – sarebbe stato l’“esattore dei crediti di natura usuraria di Teresa Gallico (soggetto apicale della cosca), nonché gestore, con Antonino Cosentino, con Emanuele Cosentino e con il minore Alfonso Gallico,delle attività estorsive poste in essere nell'interesse della cosca Gallico”.
Carmelo, Domenico e Teresa Gallico, Giovanni e Santina Iannino, Daniele e Domenico De Salvo, Pasquale Gangemi, Vincenzo Parisi, sempre secondo le indagini, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, avrebbero attribuito fittiziamente a Santina Iannino, Daniele e Domenico De Salvo, un fabbricato a Palmi del valore di 450 mila euro, riconducibili in buona parte ad alcuni componenti della famiglia Gallico, nonché ad alcuni esponenti della omonima cosca, fra i quali lo stesso Giovanni Iannino. Pasquale Gangemi, Vincenzo Parisi, Daniele De Salvo e Giovanni Iannino, sono invece ritenuti essere gli autori di attività di riciclaggio, ostacolando, mediante operazioni di versamento e prelievi su alcuni conti correnti postali, l'identificazione della provenienza delittuosa delle somme di denaro utilizzare per l’acquisto dello stesso immobile.
Antonino Cosentino, Giuseppe Cosentino, Emanuele Cosentino, Antonino Cosentino, Domenico Cosentino, “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali – spiegano ancora gli investigatori - attribuivano fittiziamente a Antonino Cosentino (classe 1984) e Domenico Cosentino, che accettavano, la titolarità formale della “C. & C. s.n.c. di Cosentino Antonino & C.” esercente l’attività di vendita al dettaglio di carburanti, autolavaggio, bar e commercio di giornali, riviste e periodici, affittuaria del distributore Tamoil s.p.a.”, sulla S.S. 18 a Palmi e ritenuto sempre riconducibile, di fatto, alla cosca Gallico.
I BENI SEQUESTRATI
Contestualmente alle misure cautelari della custodia in carcere ed agli arresti domiciliari, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo dei seguenti beni immobili e società, con sede a Palmi e a Roma, in quanto considerati riconducibili alla cosca Gallico:
1) fabbricato sito in Palmi, in via Bruno BUOZZI ai civici n. 48, 50 e 52, individuato nel catasto fabbricati del Comune di Palmi foglio 29, particella 318, sub. 8, via Bruno BUOZZI n. 44, P1-2-3, cat. A/3, cl. 2, vani 14;
2) fabbricato sito in Palmi alla via Letterio Francia, lotto edificatorio n. 22 (di mq 151), Comune di Palmi-Catasto foglio n. 31, particelle n. 936, 873, 939, 934, intestato a VIOLA Carmelo, nato a Palmi il 24.09.62 e SCARCELLA Santa, nata a Palmi il 10.02.66;
3) fabbricato sito in Palmi alla via Gambarie nr. 118, catasto del comune di Palmi al foglio 26, particella 118, subalterno 27, mq 232, intestato a SURACE Francesca, nata a Palmi il 18.09.1960;
4) fabbricato sito in Roma alla via Guastalla n. 4, piano I° interno 4 (censita al foglio di mappa n. 448, particella n. 95, subalterno n. 504), intestato a GANGEMI Daniela, nata a Palmi il 10.07.1980.
5) “Il Quadrifoglio s.a.s. di IANNINO Rocco”, con sede legale in Roma alla Via Giovanni Maria Lancisi nr. 33/35, con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i crediti, gli articoli risultanti dall’inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l’avviamento), i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti;
6) “C. & C. s.n.c. di COSENTINO Antonino & C.”, con sede legale in Palmi alla Via S. Leonardo nr. 75, con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i crediti, gli articoli risultanti dall’inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l’avviamento), i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti.
L’OPERAZIONE ODIERNA, denominata Orso, rappresenta un’ulteriore importante tappa dell’azione di contrasto sviluppata, negli ultimi anni, nei confronti di della cosca Gallico unanimemente considerata una delle strutture criminali più potenti e temibili della ‘ndrangheta calabrese operante nel mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Nel corso degli ultimi quattro anni, la cosca è stata duramente colpita da un’azione sistematica di contrasto promossa dalla Polizia di Stato che ha prodotto decine di arresti e numerosi sequestri dei beni ad essa riconducibili. E’ sufficiente ricordare al riguardo le operazioni passate alla cronaca con il nome Cosa Mia I, II e III, l’operazione Fiore, il sequestro di beni operato a Palmi e Roma, riconducili agli imprenditori Mattiani, ritenuti contigui alla cosca, nonché il sequestro, avvenuto nell’autunno 2012, di un palazzo, a Palmi, luogo di residenza della famiglia Gallica e considerato il simbolo del loro potere mafioso.
SCOPERTA “LA GOVERNANCE” DELLA COSCA
L’inchiesta darebbe luce sulla governante del patrimonio immobiliare, riconducibile alla cosca, individuato a Palmi e nella Capitale, nonché sulle capacità della consorteria di manovrare nel suo interesse una moltitudine di soggetti disponibili a fungere da prestanome per consentire agli accoliti di schermarne il patrimonio, soprattutto nel settore immobiliare. L'attività, riassunta in una corposa informativa di reato depositata alla D.D.A. di Reggio Calabria dalla Squadra Mobile e dall’Ufficio di Polizia di Palmi, si incentra prevalentemente sulla figura di Giovanni Iannino, storico affiliato alla cosca, condannato per associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato. Iannino, anche dopo la condanna (risalente agli anni novanta) avrebbe continuato a far parte della consorteria mafiosa palmese, anche con il ruolo di prestanome. Ed è proprio seguendo le dinamiche che hanno connotato le sue condotte al servizio del sodalizio, che sono stati individuati ulteriori beni, in particolare immobili, che fanno parte di quello che, senza alcuna enfasi, può essere definito l’ingente patrimonio della cosca, frutto di illecite acquisizioni di cui, nel tempo, si è resa protagonista, "conclamate – affermano gli investigatori - dall’assenza di una lecita spiegazione di vorticosi movimenti di denaro che le investigazioni hanno portato alla luce.
UN POTERE CHE RISALE AGLI ANNI ‘70
Le complesse ed articolate indagini sono state condotte con il supporto di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche, delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia (Antonio Russo, Vincenzo Marino, Pasquale Gagliostro), degli esiti delle pregresse attività investigative inerenti il sodalizio Gallico (operazioni Cosa mia I, II e III, Fiore, ecc…), delle dichiarazioni di persone informate sui fatti, nonché di accertamenti documentali e bancari effettuati a seguito delle attività di captazione, che ne hanno confermato la rilevanza indiziaria. L’esistenza e l’operatività, a Palmi e territori limitrofi, della cosca risale alla fine degli anni ’70, quando era in corso una sanguinosa faida fra le famiglie Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano da un lato e Condello-Bruzzise dall’altro.
Originariamente le faide erano due, fra loro separate: quella di Palmi fra i Condello ed i Gallico e quella di Barritteri fra i Bruzzise e gli Sgrò-Sciglitano. La prima era nata per una questione apparentemente futile, ovvero l’aggressione compiuta da alcuni componenti della famiglia Gallico ai danni di Francesco Condello, a causa di un circolo privato che quest’ultimo aveva aperto a Palmi, città di appartenenza di entrambe le famiglie. La seconda, invece, era stata determinata da comuni interessi su alcune opere pubbliche che dovevano essere realizzate in località “Madonna delle Nevi”, che si estende per circa 170 ettari nella frazione Barritteri, a ridosso del parco naturale del Monte Sant’Elia.
ALL’INIZIO DEGLI ANNI ’80 lo scontro fra i Bruzzise e gli Sgrò-Sciglitano confluì in quello in atto nella vicina Palmi, tra i Gallico ed i Condello, ed i due schieramenti di Barritteri, evidentemente nel tentativo di avere rispettivamente la meglio su quello avverso, si allearono ciascuno al fianco di uno dei clan di Palmi. Invero, mentre la famiglia Bruzzise risultava legata da tempo anche per “vincoli di comparato” con la famiglia Parrello di Palmi, i defunti fratelli Sgrò ed il cognato Sciglitano sarebbero risultati messere “compagni di lavoro” del defunto Antonino Gallico. Tale “legame” veniva in seguito rafforzato dalle nozze tra Maria Sgrò e Salvatore Morgante, quest’ultimo nipote della moglie di Antonino Gallico.
Uscita vincente dalla faida, la cosca Gallico, nel corso degli anni, aveva saputo imporsi con la forza e la violenza, acquisendo il controllo illecito di tutte le attività economiche operanti nell’area di influenza. Negli ultimi anni aveva allungato i suoi tentacoli perfino nella Capitale dove attualmente vanta forti interessi nel settore imprenditoriale e commerciale.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 7 milioni di euro. Nel corso dell’operazione sono state effettuate numerose perquisizioni nei confronti dei vari indagati durante le quali è stata sequestrata una copiosa documentazione ritenuta utile per il prosieguo dell’attività investigativa. Allo stato solo Emanuele Cosentino, già latitante dal novembre 2013, risulta irreperibile ed è attivamente ricercato.