Domani a Polistena convegno di Fnsi e Sindacato Giornalisti della Calabria

Reggio Calabria Attualità

Ha scelto Polistena, dove un giornalista – Michele Albanese – è costretto a vivere sotto scorta e a spostarsi con un’auto blindata, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana per tornare a ribadire lo stretto, imprescindibile, connubio tra il diritto al lavoro e la libertà di stampa, scevra da condizionamenti da parte dei poteri forti – più e meno occulti – e di quelli criminali.

Venerdì 8 agosto, alle 17.30, Fnsi e Sindacato Giornalisti della Calabria si ritroveranno nel Salone delle Feste del Comune di Polistena insieme ai colleghi, agli amministratori locali, ai rappresentanti delle forze deputate alla pubblica sicurezza per dare vita ad un’iniziativa i cui confini – e obiettivi – vanno aldilà di quelli di un dibattito o di una conferenza stampa.

“Vogliamo dimostrare, con la nostra presenza sul territorio, laddove un cronista che fa semplicemente il suo mestiere sta subendo una violenza inaudita, la vicinanza fattiva e concreta della Federazione Nazionale della Stampa”, fa notare Carlo Parisi, vicesegretario della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, che ha promosso la giornata a Polistena. Al suo fianco, nel cuore di quella Calabria che ben conosce e in cui in più occasioni ha portato il proprio solidale apporto, ci sarà Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, per manifestare in maniera diretta e concreta la vicinanza ad Albanese. Che non è solo, anche guardando la realtà dall’altra prospettiva, quella dei giornalisti e, più in generale, dei lavoratori costretti a serrare il pugnale tra i denti per poter fare e difendere quel che altrove è normalità. Il proprio lavoro.

A Polistena ci saranno, tra gli altri, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, il presidente della Conferenza Episcopale Calabra, monsignore Salvatore Nunnari, il vicario generale della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, don Pino Demasi, il sindaco di Polistena, Michele Tripodi, il sindaco di Gerace, Pino Varacalli.

“In una regione nella quale i giornali sono obbligati a chiudere – afferma Carlo Parisi, mostrando il tenore dell’iniziativa di venerdì a Polistena – perché messi in ginocchio dalla crisi o perché non chinano la testa. Perché i giornalisti non si piegano ai voleri, né tantomeno alle minacce, dei potentati di turno. In una regione in cui le emittenti televisive licenziano i rappresentanti sindacali, bisogna avere fiducia nello Stato – è l’invito del vicesegretario della Fnsi – che ha dimostrato, specie negli ultimi tempi, che una giustizia c’è. Anche in Calabria. Lo dicono le inchieste che hanno portato ad individuare i mandanti delle minacce ai giornalisti e le sentenze emesse a favore di quei colleghi che hanno ‘osato’ rivendicare i propri diritti e di quei collaboratori che hanno avuto il ‘coraggio’ di intraprendere una battaglia legale per vedersi riconoscere le spettanze dovute. Cioè, un diritto. Risultati ottenuti anche grazie alla disponibilità e all’impegno dei prefetti di Cosenza (Gianfranco Tomao), Reggio Calabria (Claudio Sammartino) e Vibo Valentia (Giovanni Bruno), che hanno affiancato il Sindacato Giornalisti della Calabria in alcune tra le vicende e le vertenze più delicate”.

Non è un caso, dunque, che venerdì a Polistena, accanto ai vertici della Fnsi, ci sarà anche Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, magistrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta (vive sotto scorta dall’aprile 1989) e di quell’Italia per bene che crede ancora che legalità e giustizia non siano solo utopia, chiamato a testimoniare, nell’occasione, che il Sindacato dei giornalisti e la magistratura – quella che macina sacrifici, forza e chilometri per sradicare la “malapianta” – stanno dalla stessa parte. E, soprattutto, procedono sullo stesso binario per garantire la sopravvivenza di una stampa libera da condizionamenti, pressioni e soprusi, come si conviene ad un Paese democratico e civile. Insieme, dunque, per rimarcare che la stampa – in Calabria, ma non solo – non ha paura e non è sola.