Tares, Molinari (M5S): è il fallimento della classe politica regionale
"In Calabria l’incompetenza amministrativa della classe politica locale tende sempre più a ricadere sui contribuenti, famiglie ed operatori economici. Un’incapacità palese che parte dall'inadeguatezza di quella che dovrebbe rappresentare il faro della politica degli enti locali in Calabria, la Regione. E' emblematico, a tal fine, il cosiddetto Piano regionale dei rifiuti, sciagurato prosieguo di molti anni di gestione superficiale e poco trasparente del ciclo dei rifiuti, servito con buona pace del rispetto delle normative di riferimento, italiane ed europee. E i frutti malati di tale disastrosa gestione si ripercuoteranno a lungo sulla salute del territorio calabrese e dei suoi cittadini ma non basta: al danno all'ambiente (che costituirà il lascito negativo alle future generazioni calabresi) si aggiungerà quello che lo immiserirà economicamente e finanziariamente".
E' quanto sostiene il parlamentare del Movimento 5 stelle, Francesco Molinari in una nota nella quale aggiunge che "Per cercare di risanare il dissesto da essa stessa creato, la classe politica calabrese ha trasformato la Tares (il tributo comunale sui rifiuti e servizi) in una suddivisione arbitraria della copertura dei debiti contratti dai comuni nel tempo: illegittima in quanto non rispettosa dei tempi necessari alla disciplina del momento impositivo locale, vincolato a quello scandito dallo Stato, e, soprattutto, in quanto statuita a fronte di un servizio reso - spesso - episodicamente e non conforme alla previsione della legge. Eppure sono stati molti i comuni calabresi che hanno aumentato le tariffe in maniera spropositata, e si coglie l'occasione per sottolineare come non sia bello che tra essi ci siano due comuni - Siderno e Reggio Calabria - commissariati per scioglimento per infiltrazioni mafiose, gestiti da terne commissariali che dovrebbero essere particolarmente attente al rispetto della sostanza della legge."
"L'art.14, comma 20, della legge n.214/2011 - spiega Molinaro - parla chiaro: 'Il tributo è dovuto nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente'. Basterebbe a tal riguardo, pertanto, il rilievo autorevole costituito dall’Ordinanza Contingibile e Urgente n. 41/2013 del Governatore della Regione Calabria, emessa per ragioni di sanità pubblica nel maggio 2013 (e prorogata sino al maggio 2014) e nella quale sono confessate le criticità in materia di rifiuti (risalenti a ben prima). I comuni, invece, fanno finta di niente; come quello di Acri, dove il servizio di gestione dei rifiuti è stato svolto in maniera non continuativa, difforme ed in deroga - quindi in oggettiva violazione - a quanto previsto dalla legge".
"Le famiglie e gli operatori economici - continua il parlamentare pentastellato - già allo stremo per una crisi economica che appare senza uscita, si vedono costretti a farsi carico dello stato di grave difficoltà finanziaria del comune, trovandosi a pagare un tributo applicato con tariffe a percentuali massime, sempre che non trovino la forza - e le risorse - per reagire in sede giudiziaria. Ad Acri, quelli che una volta erano i padrini politici di un territorio importante sotto diversi punti di vista si sono dileguati, lasciando un pesante conto da pagare ai cittadini ma il M5S non farà più da spettatore davanti al destino di serbatoio di voti che il Governo ha riservato alla Calabria".
"Ho presentato un’interrogazione (la n.4-02645 del 4 settembre) - conclude Molinaro - affinché il Ministro dell'economia e delle finanze dica se è giusto far pagare ai contribuenti il fallimento della politica calabrese e, soprattutto, se è giusto delegare all'iniziativa giudiziaria la difesa dei diritti dei cittadini violati dai comuni, il cui potere impositivo non può che svolgersi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Leggi oggettivamente violate, unitamente ai principi costituzionali dei quali sono poste a presidio, primo tra i quali il principio di capacità contributiva".