Pedà (Sel): “Le amministrazioni prendano provvedimenti a sostegno delle donne”
“Le pari opportunità impongono una presenza delle donne nell’Amministrazione della Città che non sia solo di supporto ai candidati maschi. Donne sempre sorridenti, senza affanni, senza preoccupazioni. Donne per cui gestire una famiglia è facile come bere un bicchiere d’acqua e l’unico problema è come dare un tocco di colore alla casa, cambiando un paio di tendine. Queste donne non esistono”. E’ quanto afferma Stefania Aurora Pedà candidata consigliere SEL per le elezioni amministrative 2014 del Consiglio Comunale in merito alla preferenza di genere.
“Esistono, invece, donne che si devono dividere tra famiglia e lavoro, tra doveri e ambizioni. Donne piene di dubbi sul loro futuro e su quello dei loro figli. Donne sole, abbandonate anche dalle Istituzioni.
Si sente parlare spesso di “pari opportunità”: ma è un concetto etereo, che non trova riscontro effettivo nella realtà. È del 1992 la legge sulle azioni positive in favore dell’imprenditoria femminile (L. 215/92). Considero quella legge un punto di svolta, poiché non fa riferimento ad un’astratta parità tra uomini e donne, ma indica gli strumenti affinché entrambi i sessi siano posti in una condizione di parità in termini di “punto di partenza”. Ed è su questo che si devono impegnare le Amministrazioni: far sì che le donne abbiano gli stessi punti di partenza rispetto agli uomini, predisponendo servizi e tutele.
Devono essere attivati asili comunali in ogni quartiere, affinché le donne non siano costrette a rifiutare le (già poche) offerte di lavoro perché non sanno a chi affidare i figli durante la loro assenza. Occorre tutelare le donne separate con prole, vittime di violenze familiari, ragazze madri, non solo con la previsione di centri d’ascolto e accoglienza, ma attuando azioni positive affinché la loro condizione di sofferenza e abbandono non continui a ripercuotersi sui figli e sulla vita di tutti i giorni. Oggi, una donna con figli a carico, sola non per sua scelta, non riceve alcun tipo di assistenza. Ciò ne impedisce l’inclusione sociale e l’inserimento nel mercato del lavoro per migliorare la propria condizione economica, sociale e professionale.
Non si inneggia ad un’Amministrazione assistenzialista, bensì ad un’Istituzione che non sia cieca di fronte ai reali bisogni della comunità e non compia discriminazioni per inerzia. Perché le donne da Carosello non esistono, ma la disuguaglianza sostanziale ancora sì”.