Donnici, successo per l’evento Sapori d’autunno
Accogliere le istanze e rilanciare. L’atto primo, anteprima o assaggio che dir si voglia, della manifestazione Sapori d’Autunno (XXXIV Sagra dell’Uva e del Vino Donnici) che si è tenuto nella Sala Nova dell’Enoteca Regionale della Provincia di Cosenza ha offerto spunti di riflessione importanti per gli addetti ai lavori mentre ai presenti ha illustrato le carenze e i punti di forza del mercato vinicolo calabrese, italiano e internazionale. Per la prima volta nel triennio organizzativo dell’Associazione Culturale Vivi Donnici le istituzioni hanno ascoltato i produttori su quelle che sono le problematiche che quotidianamente incontra chi si dedica alla produzione vinicola e successivamente nella fase di commercio. Una discussione animata nei toni con le istanze dei produttori chiamati tra la crisi economica e un mercato concorrente forte a dover ritagliarsi uno spazio, dall’altra parte gli addetti ai lavori, istituzioni e non che hanno cercato di offrire una loro strada alternativa.
Un dato è certo, le cantine calabresi soffrono nel vendere il territorio calabrese e creare un brand Calabria riconoscibile e identificabile non è facile. Dall’altro per i compratori internazionali diventa sempre più difficile intuire quali sono gli eccellenti vini calabresi e quali no. Poi c’è il mondo dei piccoli produttori, vini pregevoli, ma costi per la diffusione di ampio raggio insostenibili. Per tutto questo trovare un rimedio di breve tempo e che porti dei risultati immediati non è chiaramente facile. Il primo punto da attuare dovrebbe essere una unità di intenti da parte di tutte le cantine, muoversi in una unica direzione così come da anni sta facendo il consorzio Terre di Cosenza. L’unità di intenti non deve essere separata dalla volontà e dalla capacità di vendere quanto più possibile le tipicità di un determinato territorio, cucire intorno al brand vinicolo anche un tessuto storico-territoriale dal quale il prodotto non deve discostarsi. Le cantine che hanno partecipate alla discussione sono state: Cantine Spadafora, Donnici 99, Terre del Gufo, Visconte e Luigi Nola in qualità di rappresentante delle Cantine Campoverde.
Ad aprire la discussione moderata dal giornalista enogastronomico Tommaso Caporale, è stato l’assessore alla crescita urbana del Comune di Cosenza Nicola Mayerà. Nell’elogiare l’impeccabile lavoro di organizzazione della manifestazione Sapori d’Autunno Mayerà ha sottolineato come sia importante per il territorio allargare quella che è la concezione del vino.
A Michele Presta rappresentante dell’Associazione Culturale Vivi Donnici il compito di introdurre i lavori. «Si tratta di un percorso iniziato tre anni fa. È giusto dopo aver parlato del ruolo dei vini di Donnici nelle Terre di Cosenza e del magliocco come vitigno autoctono, cercare di capire quale sia la fetta di mercato riservata per questi vini».
L’enologo Gianfranco Biodi che confessa di ricordare “Sagre dell’Uva” molto datate, non ha dubbi: il punto di forza di ogni vino deve essere l’etichetta. Scrivere e ancora scrivere. I processi di produzione le uve, il terreno e il territorio. Si tratta di un articolatissimo lavoro che necessita di ricerche di settori ben definite.
Essere piccoli produttori non è sempre un male, infatti, come sottolinea Gennaro Convertini: «Le piccole realtà ci aiutano a sopravvivere e nello stesso tempo a conquistare maggiore spazio. Un tempo si affidava la produzione a chi non era identificabile adesso abbiamo tanti produttori che seppur piccoli offrono un marchio di qualità».
Sulla creazione del brand Calabria esprime le sue perplessità Pietro Tarasi: «Terre di Cosenza come sistema sta andando ed è andato molto forte. Si è creato qualcosa che mancava, ma i gap da colmare sono tanti. Il requisito della territorialità è un pre-requisito. Non possiamo pensare di inserirci nel mercato e dettare noi le condizioni. Per troppo tempo abbiamo frequentato dei salotti che forse non erano alla nostra portata. Lavoreremo nel prossimo futuro con la Camera di Commercio cercando di semplificare quanto più possibile il rapporto di interlocuzione con i buyer internazionali. Non dobbiamo porci nessun confine, ma dobbiamo trovare una dimensione di mercato per i nostri vini».
Prima delle conclusioni del giornalista Ermanno Cribari che ha esortato la platea a non stancarsi di cercare la tipicità e di chiedere maggiori tutele, Gianfranco Cimbalo, giovane esperto di marketing dei vini lancia la sfida per il futuro alle cantine, «Grazie a Terre di Cosenza la Calabria dei vini non è solo quella di Cirò. Bisogna sempre partire dalle aziende, ma fare una scelta attenta. Molte di loro sono inaffidabili a livello internazionale. C’è bisogno di più unione in modo tale da lavorare e crescere insieme».