Lettera aperta dei Riformisti italiani sui corsi universitari a Crotone
"Gent.ma Signora assessora all’università, Antonella Giungata, riprendendo un nostro intervento sulla stampa, risalente al giugno 2013 ma tuttora d’attualità in quanto esprime un’esigenza avvertita anche da altri, riteniamo opportuno riproporre una questione, a nostro parere da inserire tra le priorità e, pertanto, meritevole della dovuta considerazione da parte sua, per la delega assegnatale, e dell’intera amministrazione comunale che, nel recente passato, ha purtroppo mostrato, al riguardo, scarsa sensibilità, se non addirittura disinteresse. Entrando, quindi, nel merito della stessa questione, vogliamo rimarcare, manifestando la nostra amarezza, che Crotone è l’unico capoluogo calabrese privo di un polo universitario!". E' l'incipit della lettera aperta di Michele Calvo dei Riformisti italiani di Crotone all'assessore comunale all'università.
"Al riguardo - conntinua la missiva - ancora oggi non trova alcuna ragione né giustificazione logica la dismissione del polo didattico di via Saffo che pure funzionava regolarmente: le lezioni erano tenute quotidianamente; gli appelli degli esami di profitto si svolgevano in sede; i docenti, oltre che fornire il materiale didattico, avevano anche attivato corsi di recupero per favorire l’apprendimento degli studenti; il personale di segreteria svolgeva le proprie mansioni con professionalità e adempiva alle pratiche burocratiche con molta efficienza; il numero dei laureati era considerevole; il servizio mensa era garantito agli aventi diritto; le borse di studio erano erogate regolarmente; alcuni docenti soggiornavano in città durante il periodo delle lezioni, integrandosi nella comunità crotonese; le sedute di laurea e le proclamazioni si tenevano in sede; i relativi corsi di laurea, ciascuno secondo il proprio indirizzo, fornivano agli studenti gli strumenti e le competenze, acquisiti anche in seminari di studio ed in tirocini e/o stage, utili alla conoscenza ed all’analisi dei bisogni del territorio. In più, la volontà di attivare nuovi corsi di laurea, in aggiunta a quelli già esistenti, più volte manifestata e dichiarata dagli stessi rappresentanti dell’Unical negli incontri con i nostri amministratori, suffragava ed alimentava la concreta possibilità di avere, in città, un ateneo di una certa rilevanza nell’ambito non solo regionale ma anche nazionale. Inoltre, l’apertura dello stesso polo didattico era stata la goccia di pioggia che aveva risvegliato le radici sopite del desertico terreno della cultura crotonese ed una più ampia offerta formativa avrebbe posto le basi per la nascita del ceto intellettuale, indispensabile per fare uscire dall’isolamento una comunità per troppo tempo soggiogata da una classe politica autoreferenziale, chiusa in se stessa e, soprattutto, inefficiente.
Le università telematiche, presenti nel territorio, non contribuiscono alla crescita culturale del territorio stesso in quanto rimangono circoscritte in un ambito chiuso, virtuale ed avulso dalla realtà esterna ed il corpo docente, non stanziando in loco, non si integra nel tessuto sociale né tantomeno può percepire le esigenze del territorio e favorire quel circuito di cooperazione tra sistema di formazione e sistema economico, capace di contribuire concretamente allo sviluppo della città.
Le stesse università telematiche non hanno sostituito, nella funzione, il dismesso polo didattico di via Saffo né possono essere paragonate all’iniziativa intrapresa, negli anni ’80, dall’allora sindaco socialista Visconte Frontera che, con la realizzazione del Cud (centro universitario a distanza), rispondeva ad un’esigenza pressante, quella di fornire all’imprenditoria locale personale specializzato in informatica nel momento storico in cui tale settore diveniva fondamentale, se non addirittura vitale, per ogni attività produttiva. Pertanto, Visconte Frontera aveva intuito, percepito e risposto ad una domanda che veniva dal territorio, favorendo altresì l’inserimento di tanti giovani, formati e specializzati, nelle imprese locali che, così, si dotavano di quelle figure professionali necessarie per competere in un comparto ed in un mercato che sempre più richiedeva competenza e modernizzazione nei processi di produzione.
Dovendo la nostra classe politica pianificare un nuovo modello di sviluppo che punti, inevitabilmente, alla promozione dell’identità del territorio attraverso politiche tese alla riscoperta e valorizzazione dei luoghi con la fruizione dei beni culturali (musei, centri storici, monumenti, parchi archeologici, monasteri, santuari, ecc.), con la riqualificazione e la tutela delle aree naturalistiche che offrono percorsi e/o escursioni sensazionali nonché la possibilità di praticare sport a basso impatto con l’ambiente (canoa, equitazione, ecc.), con la degustazione dei prodotti tipici dell’enogastronomia, con l’esposizione dei prodotti dell’artigianato tradizionale, con sagre e rievocazioni di eventi con i costumi dell’epoca, diventa essenziale la presenza, in loco, di un polo didattico che formi le figure professionali richieste con corsi di laurea attinenti (in archeologia, in conservazione e restauro dei beni culturali, in scienze e tecnologie per l’ambiente, in scienze antropologiche ed etnologiche, in progettazione e gestione dei sistemi turistici, in scienze sociologiche per lo sviluppo locale e la governance, in scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica ed ambientale). Uno sviluppo, in piena sintonia con le caratteristiche e con le reali vocazioni del territorio, che si basi sul modello del distretto, quale sistema organizzato ed integrato, con il coinvolgimento di tutti gli attori locali (istituzioni, istituti culturali, operatori economici, tour operator, strutture ricettive, strutture ricreative, ordini professionali, associazioni di categoria, ecc.) impegnati nella ripresa economica, necessita di uno strumento di guida e supporto qual è appunto l’università.
Dinnanzi all’esigenza di riavere il polo didattico non può né deve sussistere alcuna causa di impedimento, né tantomeno di natura economica, potendo il suddetto polo essere finanziato con le royalties spettanti al Comune.
Invitiamo, pertanto, la S.V. a farsi portavoce di questa istanza e/o esigenza in seno alla giunta per sensibilizzarla al riguardo e, nel contempo, a convocare un tavolo con tutti i soggetti (forze politiche, dirigenti scolastici, sindacati, associazioni culturali, associazioni di categoria, associazioni studentesche) interessati alla promozione della cultura e degli studi universitari per pianificare l’apertura dei corsi di laurea".