Lamezia: Muraca Iannazzo sull’inserimento dei disabili nella scuola

Catanzaro Attualità

“E’ di questi giorni la sentenza del Tar di Palermo che conferma la regola, fiore all’occhiello di una legislazione scolastica che ha riconosciuto la legittimità pedagogico - funzionale della costituzione delle classi con massimo 20 alunni in presenza di alunni portatori di disabilità. Atto di un tribunale amministrativo regionale che invalida una prassi consolidata, giustificata dalla politica governativa dei tagli che, a partire dalla seconda metà degli anni 90, ha gradualmente sterilizzato tutte le leggi a tutela dei diritti dell’alunno disabile compreso quella di garantire una figura specialistica (docente di sostegno) abilitata a fungere da filtro tra esigenze pedagogiche generali e pedagogia speciale”. E’ quanto scrive l’insegnante presso l'Istituto Comprensivo Nicotera Costabile di Lamezia Terme Gabriella Muraca Iannazzo.

“Il rapporto insegnante di sostegno alunni disabili - continua l’insegnante - che tendeva, un tempo, a soddisfare bisogni formativi particolari in una logica di integrazione delle competenze è oggi il combinato disposto di una valutazione squisitamente medico diagnostica e di esigenze contabili.

Nonostante ciò, chi ha ridotto, a colpi di mannaia , la scuola dell’integrazione

aduno stato di coma irreversibile vuol farci credere di aver realizzato la “grande riforma”, magari spacciando per tale.

Lo stesso uso di acronimi (Dsa, Bes e quant’altro) che disorientano e tolgono fascino e chiarezza alla completezza delle parole sembra il riflesso condizionato delle tante leggi finanziarie che hanno fatto della politica dei tagli lo strumento per azzerare le stagioni delle vere riforme.

E mentre cala il sipario sugli interessanti corsi e masters gestiti dalle università (il 9 settembre scorso si è concluso quello, presso l’Unical, su “Didattica e Pedagogia Speciale per i Disturbi Specifici dell’ Apprendimento), le risorse per la scuola, quella pubblica in particolare, si assottigliano sempre di più.

La cartina di tornasole di questo irrefrenabile ricorso alla mannaia è l’aumento del numero di alunni per classe anche in presenza di soggetti disabili, che rende difficile l’attivazione della didattica individualizzata e qualsiasi forma di strategia di personalizzazione dei percorsi formativi.

Altre motivazioni di tipo logistico (aule anguste) e sociometriche (esiguità degli spazi che rendono impraticabile il superamento della frontalità insegnante alunni), vanificando quanto di condivisibile è contenuto nelle Linee guida (applicative la Legge 170/2010) in cui si dispone che le istituzioni scolastiche garantiscano: “l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari del soggetto....”.

La stessa Legge 170 “ insiste più volte sul tema della didattica individualizzata e personalizzata come strumento di garanzia del diritto allo studio, con ciò lasciando intendere la centralità delle metodologie didattiche, e non solo degli strumenti compensativi e delle misure dispensative, per il raggiungimento del successo formativo degli alunni con DSA”

Come non inchinarsi dinanzi a cotanti assunti pedagogici che anche i governi dei tagli ventennali alle risorse sono riusciti a partorire?

Ma mentre gli assunti, immortalati negli annali, suonano uno spartito delizioso per le orecchie delicate dei cultori della pedagogia, il nuovo piano per l’edilizia scolastica, lanciato in questi mesi dall’attuale governo, rischia di essere un pannicello caldo più che un intervento strutturale: la maggior parte dei fondi finisce soprattutto in manutenzione ordinaria, e poco è lasciato agli interventi realmente strutturali e di sicurezza.

In un quadro di totale inadeguatezza strutturale, si inscrive per quanto attiene allo specifico dell’integrazione scolastica degli alunni con BES l’esautoramento dei parametri volumetrici richiesti a garanzia del corretto rapporto spazio/alunno, dove l’aula non può essere considerata un contenitore indifferenziato ma uno spazio- laboratorio per l’integrazione.

Posso concludere che le iniziative formative proposte dalle Università Calabresi in condivisione con l’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria sono state di alto livello, ma chiedo un occhio vigile ed attento ai nostri alti funzionari e dirigenti affinchè le risorse umane ed economiche investite non restino un puro miraggio ( come quasi sempre avviene) ma che siano concretamente messe al “lavoro” come espedienti e valore aggiunto in un contesto dove il disagio e la dispersione scolastica dilagano spesso in devianza”.

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