Serie B. Clamoroso allo Scida, stadio inagibile. Un braccio di ferro fuori dal buon senso

24 agosto 2018, 18:53 Trasferta Libera

Clamoroso ma vero: “L’Ezio Scida non è agibile” e non sarà possibile disputare il campionato di serie B. È quanto sancito dal Comitato Provinciale di Vigilanza, in prefettura, dopo il parere negativo del Soprintendete della Calabria, Mario Pagano, alla richiesta di proroga per mantenere posizionate le strutture amovibili della Tribuna Coperta-Ovest e Curva Sud, posizionate su due lati dello stadio e la diffida a procedere allo smantellamento.


di Giuseppe Romano

Un pugno allo stomaco per l’Fc Crotone e i cittadini, che si erano rivolti alle forze sane delle città, e che si ritrovano a fronteggiare difficoltà fuori dalla giusta portata.

Le due strutture mobili, dichiarate abusive a partire del 18 luglio (LEGGI LA NOTIZIA), gravano su un’area archeologica su cui è stata rivolta la massima attenzione per non danneggiare i reperti dell'antica città di Kroton, rimasta nel sottosuolo.

Nessuna fondazione, niente scavi e tutte opere poggiate in superficie, con teloni plastificati per evitare il diretto contatto dei blocchi con l’asfalto esistente. Strutture metalliche mobili di alta tecnologia per il costo di oltre 2,5milioni di euro.

Uno stadio con 16mila posti, su cui il Crotone ha disputato due campionati di serie A, vincolato da un’autorizzazione, da parte della Soprintendenza, valida due anni, entro i quali l’amministrazione comunale avrebbe dovuto costruire un nuovo stadio e non ha fatto.

Un’inadempienza che non giustifica pienamente la rigidità assunta dalla Soprintendenza di dichiarare abusivo lo stadio (LEGGI) e, quindi inagibile (LEGGI LA NOTIZIA), pur considerando i ritardati colloqui tra il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, e il direttore della soprintendenza, Mario Pagano, firmatari della concessione.

Le due strutture realizzate allo Scida non hanno creato alcun problema, documentabile con le prove eseguite periodicamente, che lo accertano.

Il Ministero dei Beni Culturali non ha, in atto, un progetto d’inizio lavori con la regolare copertura economica per il prosieguo e, ammesso che ci sia, le aree interessate a nuovi scavi restano quelle adiacenti alla Tribuna coperta, alla Curva Sud (Parco Pignera) e dove posano le giostre, che richiederebbero lavori per oltre sette anni, prima di interessare le due aree in discussione.

Ecco perché ci si potrebbe servire dello stadio in modo razionale, consentendo all’Amministrazione Comunale di procedere con un programma di riqualificazione, comprensivo di finalizzate campagne di scavo archeologico sull’area vincolata dalla soprintendenza.

Da considerare che rettangolo di gioco e le vecchie strutture restano fuori da ogni interesse. È chiaro che si tratti di un “braccio di ferro” fuori dal buon senso: una guerra personale contro il sindaco, che avrà anche le sue responsabilità sulle linee da seguire e non portate a termine.

Dopo la “chiusuraermetica di Mario Pagano, nemmeno il prefetto di Crotone non ha ritenuto indire un incontro, sollecitato dal sindaco, col direttore regionale della Soprintendenza. La stessa prefettura aveva diffidato il sindaco ad assumersi la responsabilità per le partite interne del Crotone, nel corso del campionato di serie A.

Sul piano politico si sono tentati degli interventi, tutti falliti. L’ultimo, in ordine, il sollecito di tentare una conciliazione tra la Presidenza del Consiglio, ufficio sport col MiBACT.

La risposta: “I circoscritti ambiti di competenza non consentono di andare al di là di quello che è stato fatto. La competenza, purtroppo, riguarda altri Enti di Governo e ogni accesso d’interesse, che vi è stato da parte dell’ufficio sport e del MiBACT, è stato percepito come travalicare i rispettivi ambito operativi e, data per scontata la partecipazione al campionato di serie B, è ancora più complicato sottoporre il problema dello stadio sulla ribalta mediatica nazionale”.

Non è mancato il sopralluogo alle strutture in discussione del critico Vittorio Sgarbi.

“Allo stadio di Crotone - ci ha ribadito lo stesso Sgarbi - c’è un conflitto tra una grillina-archeologa (LEGGI) sul fatto che il Crotone, che era in serie A, ha allargato in modo molto preciso il suo spazio e si ha un progetto di 62 milioni che non riescono a spendere. Ne parlerò con Bonisoli e con Di Maio per dire che non ha senso limitare un’impresa che è utile per la crescita di una città, con una squadra di calcio che per due anni è stata in serie A”.

Sono cento anni che nessuno fa niente per i reperti archeologici, se ne accorgono ora, ma senza un progetto di ricerca.

“I reperti archeologici hanno una loro vita che è diversa dalla nostra e se vi è uno stadio su quest’area l’unica cosa che si può fare, è riuscire a conciliare le due cose. Non ha senso distruggere uno stadio per recuperare un’area, se non l’hanno fatto prima”.

“Se vi è qualcosa sotto, l’unica cosa propizia è un negoziato fra chi ha lo stadio e un intervento pubblico che consentono di recuperare un’area archeologica, che è valorizzata proprio dal fatto che vi è stato eseguito un intervento. I casi in Italia sono tanti e qualunque veto diventa una limitazione alla storia di una città. Quindi, bisogna essere positivi e, visto che c’è una disponibilità finanziaria ed una volontà dell’Amministrazione comunale, credo che il Ministero debba prendere atto e valutare che proprio in virtù dello stadio si potranno fare delle prospezioni archeologiche utili, sotto le tribune”

Come si potrebbe uscire da questa intricata situazione?

“È un falso problema. L’assessore m’indica una situazione su cui non posso immaginare che ci sia una demolizione di questa struttura per recuperare un’area archeologica, non si capisce con quali denari e per fare lo stadio altrove. Lo stadio è qui, e quello che è stato costruito e intorno è di una tale violenza che è ridicolo pensare che solo lo stadio disturbi. Nessuno ha pensato a difendere il paesaggio dalle pale eoliche che sono intorno, ora politici, archeologi e la soprintendenza prendono posizione per un’area archeologica depressa che insieme possono riqualificare”.

“Lo stadio è qui e deve restare qui. Ci vuole un progetto che riabiliti il posto, questo avviene dove la città ha un buon governo. Gli interventi fanno fatti contestualmente: mettere insieme lo stadio, che ha una tipologia antica greca, e sotto avere dei reperti, ammesso che ve ne siano significativi. La condizione ottimale è stabilire un nuovo accordo per un obiettivo comune che va programmato. Non vedo questa fretta e non vedo neanche che si possa fare una battaglia. L’idea è che la domenica uno venga qua e abbia gratis l’area archeologica”.

La città sembra sia da questa parte. L’archeologia è il mondo dei morti, lo stadio è dei vivi e gli scavi non si fanno fino a quando non si trovano le risorse. Nessuno si oppone all’ archeologia.

“Nel mondo antico lo stadio era importante: è la continuazione di una tradizione antica che avevano il senso della gara e delle competizioni, ora, e sotto lo stadio hai l’area archeologica e tentare una conciliazione non è un percorso astratto, lo dico io che sono un combattente”.

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Lo stadio resta un problema che rispecchia l'incapacità di programmare anche le cose scontate, l'immobilismo di una classe politica incapace di difendere i propri beni e le risorse di cui dispone.

A costo di apparire noiosamente ripetitivi, non si può concludere e augurarsi, anche questa volta, che lo stadio rappresenti l'ultimo capitolo di una storia ormai da tempo discussa e che non può più essere riproposta.

Bisogna prendere consapevolezza che il territorio crotonese ha due delegati al Governo, due alla Regione e un sindaco col doppio impegno di Presidente della Provincia.