Crotone: lo “sbertucciamento” del lavoro nero che fa indignare gli ipocriti

14 novembre 2018, 16:40 Imbichi

Mentre a livello nazionale continuano le critiche e gli attacchi - assurdi - al mondo del giornalismo, continua ad essere latitante una seria analisi da parte dei diretti interessati. Cos’era e cos’è diventato il giornalismo? È vero o no che viviamo in una fase di “post-verità”, o di “giornalismo emotivo”, dove si punta più ad accendere di proposito gli animi - e le indignazioni ad orologeria - dei lettori? E, soprattutto, il giornalismo locale soffre di questa condizione o rappresenta un “cane da guardia” alle complesse realtà d’Italia in generale e meridionali soprattutto?


di Francesco Placco

Lo studio pubblicato ieri dal Sole 24 Ore è chiaro: la provincia di Crotone è la prima in Italia per numero di nuclei familiari con reddito ISEE inferiore ai 9630 euro (LEGGI).

Con questi numeri, circa una famiglia su quattro otterrebbe il famigerato “reddito di cittadinanza”, qualora venisse definitivamente approvato così come più volte garantito e promesso dal Governo.

La pubblicazione di questo dossier è stata ripresa da tutti i principali quotidiani italiani, provocando reazioni contrapposte e feroci: una su tutte quella del quotidiano Libero, che ha deciso di titolare con la sua solita leggerezza “Ci toccherà adottare un meridionale a testa”.

Ma non solo quotidiani e giornalisti: la notizia ha messo in luce una profonda spaccatura anche tra la popolazione crotonese, divisa tra chi considera “giusto” e “necessario” il provvedimento e chi invece teme che ad usufruirne saranno soprattutto i classici furbetti dell’ISEE”.

Tra una chiacchiera e l’altra, il sindaco Pugliese ha rilasciato un’intervista ad Il Giornale (QUI), dove ha dichiarato alcune criticità come quella del lavoro nero:

Certo, corriamo il pericolo che il sommerso aumenti perché la gente che già percepisce uno stipendio in nero al quale si va a sommare il reddito di cittadinanza non cercherà mai un impiego vero”.

Una considerazione reale e pragmatica, nonostante alcuni palesi errori: Pugliese parla di “diciannovemila famiglie crotonesi”, quando in realtà il dato non riguarda le famiglie della sola città, ma di tutta la provincia.

A parte questa chiosa (che va specificata, in quanto pare che nessuno abbia corretto il primo cittadino), è necessario ricordare che Pugliese - in questo specifico caso - ha pienamente ragione.

Il lavoro nero a Crotone è un problema serio. Nel 2017 è risultata irregolare una azienda su due (LEGGI), e si registra un tasso di irregolarità attorno al 50%.

Ed ogni controllo sembra confermarlo: l’operazione “Albachiara, avviata nel Giugno di quest’anno (LEGGI), ha dato il via ad una serie di importanti verifiche nell’ambito della ristorazione e dell’edilizia, ed ha permesso di scoprire non solo una dozzina di lavoratori in nero (LEGGI), ma anche la quasi totale irregolarità dei cantieri cittadini (LEGGI).

Se a questa operazione sommiamo anche gli interventi ordinari delle forze dell’ordine (LEGGI) e le scoperte casuali che avvengono nel corso di normali verifiche (LEGGI), sembra essere palese il diffuso malcostume del capoluogo pitagorico.

Non è quindi così assurdo, quanto afferma lo stesso sindaco, che dice: “È inutile che mi dicano che il reddito lo tolgono al terzo lavoro rifiutato, qua la gente non cercherà nemmeno il primo”.

Una frase che a primo impatto è offensiva, soprattutto per tutti coloro - me compreso - che cercano un lavoro onesto in questa città.

Ma non siamo forse proprio noi, cercatori di impieghi onesti a Crotone, i primi a poter certificare senza peli sulla lingua che la maggior parte di offerte che riceviamo sono proprio a nero?

E non siamo sempre noi, cercatori di impieghi onesti a Crotone, a doverci sentir dire che “qualche mese ti pago e quale mese lo fai con la disoccupazione”?

O che a stipendio preso ci viene chiesto di restituirne una parte? O che per un lavoro full-time da 44 ore non solo ci vengono proposti 400/500 euro, ma anche chiesto di farne 50 e più, di ore?

Senza contare di chi chiede soldi per farti lavorare, o per i continui e frequenti demansionamenti.

Qui il mondo del lavoro, salvo qualche realtà, è fatto di espedienti. È fatto di compromessi, stipulati “pur di lavorare”. Ed è quantomeno ridicolo l’atteggiamento di certa stampa locale, che anziché porre la lente d’ingrandimento sulle disastrose condizioni del lavoro - che riguardano tutti, indistintamente – cerchi di buttarla sul personale.

Perché la dietrologia del “qualcuno dipinge volontariamente un quadro negativo della città” è facile, quando non si è disposti ad affermare sinceramente che è proprio quella la condizione in cui vige non solo una città, ma un po’ tutta una regione.