Sei ore, ventotto minuti e trentasette secondi. Tanto è durato il consiglio comunale aperto che si è svolto ieri a Crotone, e che ha potuto contare sulla presenza di alcuni nomi di spicco della politica locale e regionale. Una vera e propria maratona, utile forse più per l’esposizione mediatica di qualche politico che non per altro.
di Francesco Placco
L’unico punto all’ordine del giorno (QUI), descritto come “Piano regionale dei rifiuti e questione ambientale crotonese, proposte e iniziative”, è stato bocciato con una discreta maggioranza: 11 voti contrari, 8 a favore, 5 astenuti. Parlare di “spaccature” nella maggioranza sarebbe un azzardo, dato che l’esecutivo, sin qui, ha retto benissimo nonostante proclami e prese di posizione.
Sono state dunque sei ore sostanzialmente vuote (QUI), e quello che doveva essere uno dei momenti più importanti della legislatura si è rivelato un lungo dibattito in cui ognuno, sostanzialmente, ha detto la sua. Tutti contrari, a parole, a lasciare le cose come stanno. Ma ognuno a modo suo. E così, oltre agli 8 invitati “speciali” - tra cui l’ex governatore Oliverio ed il generale Errigo – sono intervenuti anche 13 cittadini, per lo più rappresentanti di associazioni ed organizzazioni.
I grandi assenti, infatti, erano proprio i cittadini. Se è vero che la sala consiliare era piena, è altrettanto vero che parliamo di un centinaio di persone (esclusi i consiglieri, gli assessori e gli addetti ai lavori). E se è pur vero che più di qualcuno si è “affacciato” per vedere cosa succedeva, in generale la partecipazione è stata scarsa, quasi nulla.
E qui che dovrebbe focalizzare la propria attenzione la politica crotonese e regionale. Che spesso parla a nome dei cittadini, che crede di rappresentare a prescindere. Ma un Consiglio Comunale aperto senza cittadini sarà indice di un qualche malessere, di un qualche problema, che evidentemente la classe politica non riconosce come tale (LEGGI).
E se è vero che la bonifica è la “questione delle questioni”, com’è possibile che i cittadini presenti erano così pochi? Colpa del giorno lavorativo? Dell’orario sbagliato? O della mancanza di fiducia negli interlocutori istituzionali?
Alla fine il Comune di Crotone ha semplicemente fatto ciò che aveva annunciato, presentando un ricorso al Tar congiuntamente a Provincia e Regione. Dunque, che senso aveva un consiglio comunale aperto se svolto a decisione già presa?
Serviva come passerella, appunto. Per sbraitare un po’, sbattere qualche pugno sul tavolo, cercare di far vedere (o intendere) di saperla più lunga degli altri. Una roba che ha stancato, e che ancora una volta ha prevalso (LEGGI) sulla semplice informazione che si dovrebbe normalmente - senza proclami - alla popolazione.
Sei ore, ventotto minuti e trentasette secondi di parole, per non decidere nulla e non fare nessun passo avanti in una vicenda (LEGGI) che, per molti, è semplicemente già scritta.