Amantea: Consiglio comunale straordinario, aperto e partecipato
Se la città doveva dare una risposta questa c’è stata ed è andata al di là delle più rosee aspettative. Gli oltre quattrocento posti dell’auditorium del Campus “Francesco Tonnara” sono stati tutti occupati, non solo dai referenti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle associazioni, ma soprattutto dagli studenti delle scuole superiori che hanno mostrato interesse e partecipazione per il difficile momento storico che la comunità amanteana attraversa.
Il consiglio comunale straordinario e aperto, dedicato ai gravi atti intimidatori che hanno interessato quattro diversi esponenti dell’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino, ha dato nuovo entusiasmo: non solo per la solidarietà da parte dello Stato, rappresentato come non era mai accaduto nel recente passato, ma soprattutto per la vicinanza e l’affetto mostrati dalla società civile che con un lungo applauso ha detto a chiare lettere al primo cittadino di non indietreggiare di un millimetro, di governare la città con la testa alta e la schiena dritta, di continuare ad operare nella massima trasparenza e nel rispetto delle leggi.
Tanti gli elementi di riflessione di questa giornata che passerà alla storia della democrazia nepetina, partendo proprio da coloro che hanno voluto essere presenti per fronteggiare all’unisono l’avanzare della criminalità organizzata: il ministro degli affari regionali Maria Carmela Lanzetta, il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, la senatrice Doris Lo Moro e i deputati Enza Bruno Bossio ed Ernesto Magorno. Questi ultimi, nell’ambito dell’azione parlamentare che conducono in prima persona, hanno assicurato massimo sostegno al sindaco e alla città, avviando tutte le procedure possibili per restituire al comune tirrenico la dignità che merita. Hanno presenziato anche il consigliere regionale Ennio Morrone, i due candidati alla carica di governatore della Regione Calabria Wanda Ferro e Mario Oliverio ed i sindaci dei comuni del comprensorio.
Ed ancora le forze dell’ordine: l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato e la Guardia Costiera. Un fenomeno, quello mafioso, che come è stato detto più volte e come avevano già evidenziato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si combatte soprattutto dal punto di vista sociale, con la cultura ed il lavoro, operando nella massima normalità possibile.
L’apertura del consiglio comunale è affidata alle parole del presidente Ermelinda Morelli. «Amantea – ha sottolineato la Morelli – viene descritta come una città ridente ed accogliente. Ma oggi c’è poco da ridere: il sindaco Monica Sabatino, il vice sindaco Giovanni Battista Morelli, l’assessore al bilancio Sergio Tempo ed il consigliere di maggioranza Franco Chilelli, sono stati oggetto di gravi intimidazioni in becero stile mafioso. Fatti esecrabili che avrebbero dovuto intimorirci e farci recedere dagli impegni presi con l’elettorato. Non sarà così. L’esecutivo Sabatino è un muro invalicabile. Il nostro obiettivo è progredire insieme alle persone oneste e alla gente perbene».
«A breve – ha dichiarato il delegato del sindaco alla comunicazione, Giusi Osso – verrà convocata la Consulta della legalità composta dai rappresentanti del mondo scolastico, dell’associazionismo, delle parti sociali, delle forze dell’ordine e della Protezione civile. Un primo passo verso quella normalità già invocata e soprattutto un grande passo per consentire ai giovani che oggi frequentano le scuole di avere a propria disposizione un punto di riferimento. Vogliamo riportare alla luce ciò che di buono e sano esiste nella nostra città».
«Siamo tutti colpiti – ha spiegato il consigliere di maggioranza Caterina Ciccia – da questi eventi che nostro malgrado ci rendono protagonisti di vicende a cui siamo estranei, come tradizione e come popolo. Come amministratori abbiamo l’obbligo morale e civile di fare ciò che la legge e il buon senso impongono: sostenere le forze dell’ordine e la magistratura ed operare al meglio per la collettività».
«Nonostante il momento non felice – ha rimarcato il consigliere Elena Arone – il primo cittadino sa bene di avere dietro di sé una squadra forte e coesa che giorno dopo giorno dimostra di essere presente e di fare qualcosa di concreto per la città e non per spirito di protagonismo, ma perché amiamo incondizionatamente Amantea e Campora San Giovanni nella loro interezza».
Anche dalla minoranza non sono mancate le parole di condanna. «È necessario – hanno affermato Miriam Bruno, Sante Mazzei, Sergio Ruggiero, Concetta Veltri e Francesca Menichino – riscoprire il senso di appartenenza alla comunità, rispettando le leggi e le regole, elementi imprescindibili alla libera e civica convivenza».
Il prefetto Gianfranco Tomao non solo è stato testimone della solidarietà dello Stato ma ha confermato la massima attenzione possibile sulla questione “Amantea”: oltre alla normale presenza delle forze dell’ordine che fino ad ora hanno garantito sicurezza e ordine pubblico, è già stato disposto, così come percepito dalla stessa cittadinanza, un dispiego ancora maggiore di uomini e mezzi. «Ed è questo – ha detto il sindaco – ciò di cui abbiamo bisogno».
Chiara e diretta il ministro Lanzetta. «La ‘ndrangheta – ha spiegato la referente del dicastero degli affari regionali – impoverisce i territori, come è successo nella locride, da dove si sono allontanati centinaia di imprenditori e professionisti che avrebbero potuto restare nei loro luoghi d’origine, contribuendo al loro sviluppo. L’attenzione del Governo, della Prefettura e delle Forze dell’ordine è massima e tutto ciò contribuisce a combattere l’isolamento istituzionale e sociale.
Non ho voluto citare in quest’elenco la Regione Calabria perché è difficile scorgere interventi significativi da parte di questo ente che vadano al di là delle dichiarazioni di solidarietà e vicinanza, pur sacrosante. E anche la commissione anti ‘ndrangheta, diciamo la verità, è stato solo un palliativo per mettersi a posto la coscienza. Purtroppo non ho trovato la collaborazione dei sindaci che, insieme a me, avevano ricevuto altre intimidazioni.
Mi ero ripromessa, infatti, di costituire una rete dei sindaci destinatari delle attenzioni della criminalità organizzata, con lo scopo di stimolare le istituzioni ad una maggiore attenzione alla problematica malavitosa. I sindaci avrebbero dovuto costituire il supporto indispensabile per mettere in atto iniziative e leggi con le quali rendere vane le intimidazioni o quanto meno arginarle, ma nulla si è fatto. Ecco perché ritengo che il prossimo presidente della Regione dovrà affrontare la questione criminale e quella del lavoro con la stessa determinazione.
La “resistenza” del sindaco Sabatino è un chiaro segnale della volontà di garantire trasparenza e responsabilità di azione ai cittadini di Amantea e per questo merita un forte sostegno da parte di tutti». «La speranza – ha concluso il ministro – ha due figli: il primo si chiama sdegno, per come stanno le cose, ed il secondo coraggio, per cambiarle. Ciò scriveva Sant’Agostino. Come diceva don Pino Puglisi, se vogliamo avere la speranza di cambiare le cose come stanno ognuno di noi deve fare qualcosa, ognuno di noi deve mettersi in gioco, ognuno di noi deve rifiutare di farsi spettatore di un mondo che sta morendo. Ecco perché è importante creare le giuste prospettive».
Le parole di chiusura sono state affidate al sindaco che con emozione e con la voce rotta dalle lacrime ha descritto il momento del ritrovamento delle pallottole calibro 9. «Ero in giro con mio marito e le mie figlie – ha commentato il primo cittadino – quando ho ricevuto una strana telefonata da mio fratello che mi invitava a raggiungere la casa dei nostri genitori. Mentre camminavo ho pensato a mille cose e molte di queste non erano positive.
È stato mio padre a mostrarmi la busta con i proiettili e dopo aver avvisato i Carabinieri e realizzato ciò che era accaduto sono stata pervasa da un senso di sconforto mai provato prima. D’istinto ho detto chi me lo ha fatto fare. Ma dopo qualche minuto ho capito che non dovevo mollare. Non ora e non dopo questo. Non potevo darla vinta a chi avrebbe voluto condizionarmi o intimidirmi.
Non avrei potuto guardare le mie figlie negli occhi e dire loro che mi ero arresa. Non è questo l’insegnamento che voglio dar loro, perché non è quello che ho avuto io. Nel mio percorso scolastico mi sono confrontata con le stragi di Capaci e di via D’Amelio che mi hanno fatto capire da che parte stare. La strada da seguire è quella della cultura e della conoscenza. Ed ora mi rivolgo ai ragazzi: la lotta alla delinquenza non è quella che vediamo nei film. La battaglia si fa tutti insieme.
Ognuno di noi può contribuire attraverso il proprio operato, il proprio lavoro, il proprio impegno ad indebolire la cultura mafiosa che, come dice Nicola Gratteri, si nutre della codardia, dell’indifferenza, della povertà d’animo degli uomini e della mancanza di volontà di politici e cittadini. È questa la battaglia che propongo ai giovani di Amantea e non solo: svegliate le vostre coscienze dal torpore che è figlio della mancanza di ideali, di punti di riferimento, di messaggi sbagliati e fuorvianti che provengono da più parti. Si vede nella mancanza di commenti e prese di posizione, si sente nelle parole di chi, in maniera subdola, insinua che sia una messa in scena e di chi ti incontra per strada e gira il volto dall’altro lato. Crediamo nella giustizia e nella legalità, nella correttezza e nel rispetto. Crediamo tutti nelle istituzioni».