Leone: “A chi importa il sistema scolastico calabrese?”
"E' grande la preoccupazione che mi da questo primo scorcio di campagna elettorale e la ragione e' semplice, è che si parla di tutto fuorchè della scuola!": è quanto scrive Guido Leone, dirigente tecnico USR Calabria.
"Tutti gli schieramenti politici relegano il mondo della scuola in retrovie nascoste. Sembra quasi che c’è un diktat, non si deve parlare di scuola!
Vai a sapere che cosa pensano i candidati a governatore della scuola, al di là delle parole d’ordine, della scuola viva, della storia della scuola calabrese e dei risultati che hanno prodotto venti anni di politiche (chiamiamole così) scolastiche fondate su quel nefasto paradigma e condotte in modo bipartisan, da Berlinguer alla Giannini, passando per Moratti, Gelmini, Profumo. E’ davanti agli occhi di tutti una scuola che era tra le migliori al mondo oggi destrutturata e sconvolta, alcune generazioni a rischio formativo quando non educativo, una società in non pochi settori istintiva e irresponsabile.
I giornali hanno dedicato ampio spazio alla “buona scuola” proposta dal premier Renzi e su cui è calato il sipario della consultazione pubblico il 15 novembre scorso: ci saranno buoni insegnanti stabilizzati ma soprattutto ri-motivati, ri-considerati a livello del prestigio sociale, valorizzati attraverso il riconoscimento anche economico del loro impegno, che dovrebbe sfociare in una carriera con figure intermedie e soprattutto impegnati a rendere la scuola più efficace e più equa, più formativa e più inclusiva, più flessibile e più vicina alle esigenze educative delle nuove generazioni che si misura la capacità. Forse.
Ma calandoci nel nostro territorio perché quello che ci interessa di più è sapere cosa farà la Regione per i prossimi cinque anni, gradiremmo conoscere dai candidati a governatore cosa ne pensano del sistema scolastico e universitario ai fini dello sviluppo della nostra regione. E siccome abbiamo detto che su questo versante tutto tace, diciamo noi cosa ci attendiamo dal futuro ente Regione.
E’ sul territorio che si misura la capacità della politica ad affrontare i nodi strutturali di un sistema scolastico come il nostro che manifesta delle criticità ormai consolidate che vanno dal gap nei livelli di apprendimento tra i nostri studenti e il resto del paese alla qualità dei nostri edifici scolastici solo per citarne alcune. Ma non ci si sofferma mai a fare una attenta analisi sul perché di tali risultati per poi avviare una seria ricostruzione della scuola con investimenti seri e reali ,ancorché necessari in una regione come la Calabria che denuncia alti tassi di dispersione, di analfabetismo primario e di ritorno e dove la cultura della illegalità è peraltro molto diffusa.
Rritengo che sia indispensabile riscrivere una nuova legge quadro per un sistema regionale di istruzione e formazione professionale che preveda l’istituzione: di una Autorità regionale per l’orientamento continuo, a garanzia del diritto all’orientamento; di una Scuola regionale per l’Orientamento, che si occupi di fornire percorsi di aggiornamento e formazione sulle tematiche specifiche destinati al personale della pubblica amministrazione impegnato in funzioni di orientamento; di un Osservatorio Regionale delle professioni, finalizzato a promuovere la costituzione di una banca dati delle figure professionali; della Conferenza annuale dei servizi sull’educazione, di concerto con l’Ufficio Scolastico Regionale, partecipata da tutti i soggetti che in Calabria concorrono al sistema educativo, e finalizzata al confronto sulle strategie formative funzionali allo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra regione(esperienza mai realizzata finora; degli Stati Generali per la Scuola, finalizzati ad assicurare un raccordo efficace tra la scuola ed il mondo del lavoro.
Mondo della scuola e pianeta del governo regionale, nelle sue varie declinazioni, non hanno mai dialogo in questi termini.
Eppure, è assodato che maggiori possibilità occupazionali vengono garantite da quelle scuole che sono ins erite in una filiera formativa che metta insieme distretti industriali, ricerca delle imprese e buoni istituti tecnici e professionali. Mare, montagna, turismo, agricoltura, nuove fonti di energia, solo per citare alcuni dei settori strategici di sviluppo della nostra regione. La strategia d’intervento che qui si vuole evidenziare è basata in primo luogo su una attenta conoscenza del contesto territoriale e socio culturale e l’adozione di strumenti differenziati a seconda degli ambiti e dei destinatari.
Intendo sottolineare che c’è una vocazione specifica di determinati ambiti del territorio regionale che va individuata e stimolata. Cioè se un territorio è naturalmente vocato per uno sviluppo turistico o agricolo la strategia politico-amministrativa deve agevolare tale crescita lungo tutta la filiera che parte dalla formazione e fino all’inserimento nel locale mercato del lavoro.
Politiche scolastiche, politiche culturali, politiche sociali e del lavoro devono essere assolutamente integrate. Non possono essere scollegate come è stato fino ad oggi. La scuola ha sfornato in questi anni profili formativi in uscita a prescindere dalla conoscenza delle linee di sviluppo a medio e lungo termine proposte dalla Regione nelle varie consiliature. E quindi amministrazione scolastica e regione possono costituire un esempio concreto di come formazione, politiche di sviluppo e mondo delle impresa possono e devono camminare insieme.
Senza considerare che tali strategia creano le premesse per la sperimentazione di nuovi modelli di offerta formativa.
Vanno, poi, utilizzate tutte le risorse iscritte in bilancio e anche quelle del POR e del PON, anche in forma premiale, a favore del personale della scuola che sappia raggiungere elevate performance nel realizzare gli obiettivi della politica regionale attraverso un incremento della produttività lavorativa.
Indispensabile l’adozione di un Piano straordinario triennale per l’edilizia e per la messa in sicurezza delle scuole della Calabria, anche attraverso l’istituzione di un “commissariato regionale”, che sovrintenda all’attuazione del piano, coordini Comuni e Province, assicuri la celerità e l’efficacia delle risorse già acquisite e dei provvedimenti già finanziati, garantisca l’effettiva attivazione dell’anagrafe regionale degli edifici scolastici e di un sistema permanente di “monitoraggio della sicurezza”.
E’ auspicabile,poi, l’unificazione degli Assessorati regionali dell’Istruzione e della Formazione – Lavoro ,favorendo forme di coordinamento e di raccordo operativo con l?ufficio scolastico regionale ed il MIUR, anche per realizzare al massimo l’integrazione tra le risorse nazionali con quelle comunitaria dei Fondi strutturali europei.
Infine, l’elaborazione di un Piano per la formazione permanente del personale scolastico, che vada al di là dell’aggiornamento disciplinare per riguardare in particolare le capacità relazionali e comunicative dei docenti. Perché comunque sia la buona scuola passa essenzialmente da un buon rapporto educativo discente-docente.