Le elezioni, Paolo Rossi, i geometri, gli assessori e i ladri disoccupati

Calabria Politica Vincenzo Ruggiero

“Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta” .

(Benedetto Croce)

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Ricordate Paolo Rossi? Intendo il cabarettista e non l’attaccante della Nazionale dell’82! Anni fa scrisse una canzone dal titolo “Il sogno all’incontrario” nella quale fantasticava di una Milano (ma la location varrebbe certamente per tutto il Paese) dove le cose, per una volta, giravano nel verso giusto. In un passaggio auspicava, in particolare, una città in cui - cito letteralmente - vi erano:

geometri che facevano i geometri, assessori che facevano gli assessori e ladri che facevano i ladri” e "che non c’erano (invece, ndr.) i geometri che facevano i ladri, gli assessori che facevano i ladri e i ladri che non sapevano più che cazzo fare perché facevano tutto i geometri e gli assessori”.

Rileggendo il ritornello a 24 ore dalle elezioni regionali, Paolo Rossi mi è sembrato più attuale e contestualizzato che mai. Domani, 23 novembre, quasi due milioni di calabresi saremo chiamati, nel segreto dell’urna (dove “Dio ti vede ma Stalin no!”), a scegliere il nuovo Governo della Regione. È un’occasione quella di poter votare: diritto costituzionale da un dì negatoci quantomeno a livello nazionale. E che merita pertanto di non essere sprecato e sporcato ancora una volta, l’ennesima, da clientelismi, nepotismi e favoritismi di bassa lega; credendo a promesse di asini volanti, fantasie di bimbi nati sotto un cavolo, illusioni di un posto fisso in sanità o nella sciancata municipalizzata di turno.

Tutte prebende che certa classe politica (specialmente in campagna elettorale) non riesce proprio a evitare di vomitare addosso a disperati d’ogni dove e - mentendo sapendo di mentire - elargisce qua e là convinta e certa che, tanto, le bugie si dimenticano prima delle verità. Ovvero, e per dirla ‘terra terra’: Passata la festa, gabbatu lu santu!.

Il sogno di Paolo Rossi, a guardar bene, non è che fosse dunque poi così strambo; utopico di certo ma con un significato tutt’altro che nascosto e cioè che, volendo, cambiare è possibile. Quantomeno è auspicabile. Nulla è statico ed immobile se non il lassismo o l’autolesionismo e la fortuna concessaci dal suffragio è di quelle che passano, ormai, sempre più raramente. Per questo merita di essere compiuto in modo oculato e intelligente. Ma soprattutto libero.

Preso atto dall’esperienza che, in buona parte, i nomi sulle liste elettorali che si sono proposti per tutelare i nostri interessi nel prossimo quinquennio (ovvero, di gestire il nostro difficile presente e l’incerto futuro) sono tutt’altro che novità o 'verginelle’ scevre da pregresse responsabilità politiche e che, così come in passato, se ne possa prevedere dunque l’incapacità di rappresentarci adeguatamente anche per il prosieguo; lo scenario di certo non si presenta facile e scontato. In molti, sono sicuro, percepiranno sensi di nausea o disturbi gastrointestinali all’atto di apporre il proprio segno sulla scheda e dovranno forse turarsi il naso prima di prendere coraggio e fare la scelta.

Ma se ciò è vero, è altrettanto vero che le colpe sono anche dell’elettorato e di una sua cronica genuflessione.

Dal canto loro, poi, le “proposte politiche” messe (?) sul piatto di questa campagna languono sicuramente: poca sostanza, nessuna concretezza, zero progettualità; solo "slogan", pura ‘fuffa’ e, soprattutto, confermano (con faccia tosta) la teoria di Lavoisier e cioè che “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Insomma, e per dirla con Rossi: in una regione di (alcuni) “geometri e assessori” disonesti, che disoccupati onesti ne hanno prodotti (e tanti) ma che anche a tanti “ladri” hanno saputo sostituirsi, sarà davvero ridicolo se dopo gli scrutini dei voti, lunedì, la Calabria onesta non avrà mandato un messaggio forte ed inequivocabile. Cioè che la cuccagna è finita, che c’è bisogno d’aria fresca; che “geometri e assessori” ladri vadano finalmente a casa e che i ladri veri possano tornare a fare i ladri (anziché i disoccupati) così che, una volta beccati con le mani nel sacco, possano finire in galera. Almeno loro!

V.R.


P.S. Contando nel loro senso dell’umorismo, spero mi perdonino i geometri dei quali - certo della loro onestà - nutro rispetto e considerazione.