Rimborsopoli: assolto presidente Provincia Catanzaro
Si è concluso con un'assoluzione nel merito per un imputato e un non luogo a procedere per prescrizione per altri tre, il processo d'appello nei confronti dei quattro pubblici amministratori del capoluogo calabrese condannati a seguito dell'inchiesta su presunti rimborsi non dovuti sborsati dagli enti pubblici di appartenenza a soggetti che secondo l'accusa avrebbero consumato veri e propri raggiri. La Corte d'appello di Catanzaro (presidente Giancarlo Bianchi, consiglieri Annamaria Saullo e Ippolita Luzzo), oggi, ha assolto Vincenzo Bruno, oggi presidente della Provincia, imputato come capogruppo provinciale degli ex Ds, condannato ad un anno in primo grado "perchè il fatto non sussiste. Dichiarato inoltre il non doversi procedere per intervenuta prescrizione dei reati nei confronti di Emilio Verrengia, imputato nella sua qualità di ex assessore comunale ai Trasporti di Catanzaro e capogruppo dell'Udc in consiglio provinciale, condannato in primo grado a un anno e due mesi di reclusione; Tommaso Brutto, ex assessore provinciale ai Trasporti, ex capogruppo dell'Udc in consiglio comunale, già condannato a ad un anno e dieci mesi; Peppino Ruberto, quale consigliere provinciale dell'Udc, già condannato ad un anno e sei mesi (tutti erano stati condannati anche a pene comprese tra 100 e 600 euro di multa).
La sentenza di primo grado arrivò il 22 novembre del 2011, quando il tribunale di Catanzaro fece cadere per tutti le accuse di falsità ideologica in atto pubblico, come aveva chiesto anche il pubblico ministero e, quanto alle varie contestazioni di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, scagionò gli imputati per alcune ipotesi condannandoli per altre ed infliggendo pene superiori a quelle richieste dal pm (ma con concessione dei benefici di legge), il quale aveva proposto per tutti un anno di reclusione.
Con quella sentenza furono anche completamente scagionati Domenico Critelli, imputato in qualità di consigliere provinciale del Nuovo Psi, ed Ercole Vescio titolare di un'agenzia di viaggi (difesi rispettivamente da Maria Antonietta Iorfida e Eugenio Perrone). La tesi accusatoria descritta nella richiesta di rinvio a giudizio parlava, per la precisione, di fatture che sarebbero state gonfiate o emesse relativamente a spese inesistenti, con un giro di documenti falsi per ottenere rimborsi non dovuti dagli enti pubblici di appartenenza - Comune o Provincia -, viaggi per familiari e amici pagati con denaro pubblico. Un quadro emerso da un'inchiesta della Sezione di Pg della Guardia di finanza, in cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per somme a volte irrisorie - le cifre andavano da poche decine di euro a qualche centinaio per fattura -.
Il primo processo - in cui ne' Provincia ne' Comune di Catanzaro si sono costituiti parte civile -, iniziò nell'ottobre del 2008 e, tra rinvii e cambi del giudice titolare, si concluse a distanza di oltre tre anni. Oggi, oltre alla piena assoluzione di un imputato, come era prevedibile è arrivata per gli altri l'ufficializzazione degli effetti della prescrizione. (AGI)