Lsu - Lpu Rossano, Antoniotti a Renzi: “Hai dimenticato i problemi dei Comuni”

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Giuseppe Antoniotti, nuovo Sindaco di Rossano

Riceviamo e pubblichiamo una lettera del sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti indirizzata a Matteo Renzi. Nella lettera il primo cittadino chiede l’intervento del premier in merito alla questione dei 150 precari impegnati nell’amministrazione comunale rossanese. Per Antoniotti se “Renzi avesse provveduto a trasferire solo una minima parte dei debiti contratti con il nostro Comune, senza dubbio avremmo provveduto ad anticipare, per l’ennesima volta, il salario a questi lavoratori che continuano a chiedere dignità. Quella stessa dignità che gli è negata da oltre 15 anni.

“Pregiatissimo Presidente del Consiglio dei Ministri, da oltre una settimana mi trovo a dover far fronte alla protesta, sacrosanta, di 150 operatori, appartenenti al bacino dei lavoratori Socialmente utili e della Pubblica utilità, in forza all’organico municipale. Questa “particolare” categoria di precari - con i quali lo Stato intrattiene un rapporto di lavoro con contratto atipico, sostanzialmente a nero, perché privi di qualsiasi contribuzione e di ogni diritto - è rappresentata da oltre 5mila lavoratori, nell’ambito dell’intera Regione: una forza trainante ed indispensabile per gli enti locali calabresi che li utilizzano per erogare i servizi primari”.

“Ad oggi, questi operatori, nelle eccezioni più “fortunate”, vantano un credito di due mensilità (molte altre sono state già anticipate da Comuni, sensibili e attenti, come Rossano, che rimangono in attesa dei rispettivi trasferimenti). Una situazione di per sé grottesca - se si considera che ancora, a distanza di oltre 15 anni dalla messa in attività di questi lavoratori, non si riesce a storicizzare uno specifico capitolo di spesa - aggravata dal totale e completo disinteresse che il Governo centrale continua a dimostrare nei confronti degli Enti locali, dei Comuni e di questi lavoratori. Che, essendo pienamente integrati negli organici pubblici anche con ruoli strategici, chiedono una doverosa stabilizzazione. Così come è sicuramente degno dei racconti di Re Giovanni il meccanismo con cui il Suo Governo ha introdotto gli ottanta euro nelle buste paga dei redditi minimi. Sia chiaro, un atto nobile ed ineccepibile nel suo intento, ma politicamente scorretto in quanto ha affilato ancora di più la lama dei tagli sui Comuni. Che, nel circuito economico di questa misura, hanno registrato ancora una volta minori trasferimenti e sono stati costretti a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, non solo per tornaconto proprio – dovendo fare obbligatoriamente cassa, pena il non rispetto del Patto di Stabilità - ma anche facendolo per conto di uno Stato codardo”.

“Caro Presidente, diciamocelo francamente, da ex Sindaco, che ha il merito di aver creato un modello virtuoso per la sua Città, l’impressione è che Lei abbia dimenticato i problemi e le esigenze dei suoi colleghi! Anzi, che se ne sia del tutto disinteressato. Un pensiero, questo, che condivido amaramente con tanti altri Primi cittadini, soprattutto calabresi, che attendono da mesi i trasferimenti statali per poter programmare il futuro delle loro comunità. I vari Ministeri continuano a rimpallarci non attribuendoci crediti riconosciuti, mentre Amministrazioni comunali virtuose, come quella – e lo scandisco e ribadisco con orgoglio - che Governa la mia Città, continuano a fare salti mortali quotidiani per rimanere nelle stringenti direttive imposte dal Governo centrale. Attuiamo la spending review, rispettiamo il Patto di Stabilità, ci scapicolliamo per rendere meno grave il peso fiscale sulle famiglie. Di tutto contro abbiamo visto trasformare le stanze dei nostri municipi in uffici reclami per cittadini che chiedono lavoro o quantomeno (questo il caso degli Lsu-Lpu) gradiscono che le loro prestazioni vengano onorate; o ancora, che - senza potergliene fare una colpa - inveiscono contro sindaci e amministratori locali (primo e forse unico front-office del più complesso apparato Istituzionale) per il continuo e persistente aumento di tasse, a fronte di un costante depauperamento dei servizi, del quale i Comuni rimangono le principali vittime”.

“Questa, caro Premier Renzi, è l’amara realtà dei fatti. A Rossano e nella Sibaritide lo Stato ha fallito. Per la chiusura del Tribunale di Rossano. Penso che non serva aggiungere altro. Su questo argomento si sono consumate pagine di storia, di lotta e di vergogna (politica), conclusesi con l’accorpamento del Presidio. Ma, oggi, siamo e sono particolarmente “incazzato” – è il termine, forse, più volgare ma allo stesso tempo più esplicito del mio stato d’animo - per la tracotanza di uno Stato che pretende con puntualità il suo obolo ma che, al contrario, non riconosce i suoi doveri verso i cittadini. È così che il Comune di Rossano, quasi con tempi da strozzinaggio, ha dovuto, da un lato, mettersi in pari con i suoi conti, pena sanzioni e provvedimenti coercitivi, e dall’altro rimanere in attesa, questa volta però da tempi biblici, per vedersi pagati crediti riconosciuti dal Governo per un ammontare di quasi 7 milioni di euro”.

“Senza nemmeno avere la certezza di riscuoterli in toto. Per intenderci, Rossano avanza dal Ministero della Giustizia 1,5milioni di euro di spese sostenute per manutenzione e gestione del Tribunale (lo stesso che è stato soppresso!) per il periodo 2011-2013; 1,2milioni di gettito Imu (2013); quasi 2milioni di euro dal Fondo di Solidarietà (annualità 2014). Tutte cifre che se accreditate, anche in parte, avrebbero permesso al nostro Ente di anticipare, per l’ennesima volta, i salari ai suoi 150 precari anomali, evitando, così, disagi ai cittadini e le comprensibili frustrazioni di tanti lavoratori, padri e madri, che, per colpa delle Istituzioni, non riescono a garantire il sostentamento alle loro famiglie. Me ne vergogno! E di questo imbarazzo profondo ed ingiustificabile, caro Presidente del Consiglio, Lei ne è, alla pari degli amministratori attuali e passati della Regione Calabria, co-artefice. Pertanto, in vista dell’ormai prossimo Natale, Le chiedo solo un sussulto di orgoglio, una presa di coscienza di cuore, la possibilità di essere, almeno per una volta, consequenziale alle buone intenzioni dimostrate: faccia il possibile per garantire dignità a questa gente, a questi 5mila lavoratori calabresi e alle loro famiglie, affinché possano trascorrere le festività con la stessa serenità dovuta a chi quotidianamente esce di casa, lasciando i suoi affetti, per onorare il proprio servizio, seppur anomalo e privo di qualsiasi diritto, verso lo Stato”.

Giuseppe Antoniotti

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