Genova, Dia sequestra beni per 300 mila euro a pregiudicato calabrese
Un sequestro preventivo di beni mobili tra cui auto e moto, conti correnti e somme di denaro, del valore complessivo di oltre 300 mila euro è stato eseguito dal Centro Operativo della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) di Genova (in Liguria). I beni oggetto del provvedimento sarebbero, secondo gli investigatori, nella disponibilità di Pasquale Potorti, 63 anni, originario di Casignana, nel reggino e condannato all’ergastolo per i reati di concorso in omicidio, traffico di stupefacenti ed altro.
Il carcere a vita era conseguente ad una condanna per aver preso parte al gruppo di fuoco che, il 12 ottobre del 1977, nel tentativo di far evadere Cesare Chiti, noto anche come “il boia delle carceri” e luogotenente del più famoso Marietto Rossi, assaltò a colpi di mitra la colonna che stava trasferendo il detenuto dal carcere di Marassi. Nella sparatoria venne ferito il brigadiere dell’Arma dei Carabinieri Ruggiero Volpi, che morì dopo pochi giorni.
Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Genova che ha suffragato le attività investigative, condotte dalla Dia riguardanti fatti di usura ed estorsione. Le indagini svolte avrebbero fatto emergere, secondo gli inquirenti, “validi e concordanti indizi di colpevolezza a carico” di Potorti che avrebbe fraudolentemente trasferito alcuni beni mobili registrati a propri familiari, in particolare al figlio Marcello, residente a Mignanego, e alla sorella Maria Rosa, residente a Genova (entrambi deferiti all’Autorità Giudiziaria) probabilmente, sostengono dall’accusa, per eludere le misure di prevenzione patrimoniale nei suoi confronti.
L’attività svolta scaturisce dagli approfondimenti eseguiti nell’ambito di un altro procedimento penale che riguarda un traffico di stupefacenti e che portò alla cattura di 5 soggetti, tra cui lo stesso indagato di oggi, e al sequestro di 1,5 chilogrammi di cocaina purissima. Per questi ultimi fatti, a differenza degli altri coimputati, Potorti è stato recentemente assolto.
Da questi approfondimenti sarebbe emerso agli investigatori che il 63enne, nonostante si trovasse in regime di semilibertà, avrebbe organizzato un lucroso sistema usuraio, che avrebbe visto coinvolte numerose persone tra cui anche un imprenditore della provincia di Asti; in questa caso sarebbe stato aiutato da Antonino Leotta, detto “Nino”, 64enne originario di Catania, pregiudicato per emissioni di assegni assegni a vuoto, lesioni, ingiurie, minacce e bancarotta, occupazione di manodopera clandestina; anch’egli indagato per lo stesso reato.
Il tasso di interesse normalmente praticato sarebbe stato del 10% mensile del capitale prestato ed a garanzia del debito, si sarebbe di solito preteso l’emissione di titoli bancari o altre utilità. In un caso avrebbe anche ricevuto dalla vittima delle preziose opere d’arte.
Oltre a tali episodi sarebbe emerso che Potorti avrebbe estorto importanti somme di denaro ad un piccolo imprenditore edile genovese, il quale, invaghito di una donna, “era intervenuto in favore di questa al fine di proteggerla dalle pressanti e sgradite attenzioni".
[aggiornata alle 11:09]