Cannabis tra gli anziani per uso terapeutico
L'uso di cannabis medicinale è in aumento negli anziani, ma l'esatta prevalenza del consumo di cannabis non è noto. Una recente indagine condotta dall’International association for cannabinoid medicines sull'uso medicinale di cannabis (marijuana) e farmaci a base di cannabinoidi, completata da 953 partecipanti provenienti da 31 paesi (Stati Uniti, Germania, Canada, Francia, Paesi Bassi), ha dimostrato che il 6,5% dei consumatori di cannabis medicinale erano di età compresa tra 61-76 anni.
Nei Paesi Bassi, tra il 2003 e il 2010, il 37% dei 5540 pazienti che hanno utilizzato la prescrizione della cannabis erano di età compresa tra i 61 e 93 anni. Sebbene l'uso medicinale della cannabis e dei cannabinoidi nella popolazione generale è continuamente dibattuta negli ultimi anni, non c'è stata discussione circa l'uso di cannabis da parte degli adulti più anziani, una popolazione di utenti in crescita.In un sondaggio, 1.099 dei 1.446 (76%) lettori del New England journal of medicine concorda con l'uso medico della cannabis per una donna di 68 anni con cancro al seno metastatico, nausea, dolore, e fatica.
Diversi argomenti sono stati usati per sostenere questo trattamento, e nessuno in particolare si riferisce agli anziani. Numerosi studi clinici randomizzati hanno dimostrato i benefici terapeutici della cannabis e dei cannabinoidi nella gestione del dolore e della nausea, ma la maggior parte di questi studi non ha incluso gli anziani, o se questi individui sono stati inclusi, non sono state fatte analisi separate. Gli anziani sono un gruppo vulnerabile a causa di cambiamenti fisiologici legati all'età e un alta prevalenza di comorbilità e politerapie, che aumenterebbero la probabilità di eventi avversi da farmaci.
Pertanto, dati sulla sicurezza e l'efficacia della cannabis riportati negli studi sui giovani adulti non possono essere estrapolati per gli anziani. L’utilizzo di cannabis a scopo terapeutico, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti" rappresentata un grosso gap italiano fondato su pregiudizi ideologici assai vetusti e che non hanno più senso di essere alla luce di quanto sta accadendo nel resto del mondo dove i derivati della marijuana sono diventati una componente inscindibile nella cura del dolore in molti paesi con risultati eccellenti per il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti.