Himmler e Alarico, interviene il Settore Cultura

Cosenza Attualità
Il Comune di Cosenza

Sul mito di Alarico il Settore Cultura aveva già da tempo predisposto una accurata ricostruzione storica. Chiunque può verificarlo recandosi all’Ufficio Turismo di San Domenico e chiedendo di visionare il libro digitale realizzato due anni addietro. Si tratta del risultato di un lavoro certosino, stimolato dalla volontà dell’Amministrazione comunale di ridare smalto ad un mito a lungo rimasto sotto traccia nella storia cittadina ed invece meritevole di essere rivalorizzato."E' quanto si legge in una nota del settore cultura del Comune di Cosenza.

"Nel libro digitale - si spiega - vengono ripercorsi tutti i passaggi storici e di cronaca ritenuti significativi. Ogni passaggio è corredato da foto, ritagli di giornale, documenti, mappe, ipotesi ricostruttive di probabili oggetti trafugati nel sacco di Roma, tra cui la famosa menorah e, sì, anche una foto di Himmler, che, nell’ambito dell’intera ricostruzione, appare per quello che è: solo un elemento illustrativo tra tanti.

La brochure andata alla Bit di Milano contiene una breve sintesi di quel lavoro. Purtroppo, nel pieghevole la foto di Himmler ha assunto altro significato rispetto a quello di un contesto più ampio come il libro, diventando una nota decisamente stonata e provocando polemiche.

Il Sindaco Occhiuto e l’Assessore Succurro hanno già spiegato bene le cose e soprattutto che nessuno può sospettare questa Amministrazione di “simpatie” verso il nazismo, è ridicolo solo pensarlo. Hanno anche precisato che nella ristampa della brochure la foto sarà sostituita, com’è giusto che sia, visto che può facilmente prestarsi ad equivoci.

Ma il Settore Cultura intende ribadire che il lavoro a monte di questo spiacevole incidente è serio e scientifico e che la brochure era solo una piccola parte del molto altro materiale divulgativo predisposto e portato alla Bit per pubblicizzare le eccellenze della nostra città, che non hanno mancato di suscitare l'atteso interesse.

Crediamo, dunque, - conclude la nota - sia il caso di archiviare la questione come un mero errore di valutazione, di quelli che possono capitare anche agli studiosi più scrupolosi.”