L’Eneide di Krypton sul palco di More
Firenze, Teatro Variety,1983. L'Eneide firmata Giancarlo Cauteruccio irrompe sulla scena del teatro d'avanguardia, una novità per gli anni '80 quel teatro di immagine, con quella esplosione di luci, l'ampio uso di effetti speciali, le proiezioni su fondali dinamici, la scenografia scarna e trasparente in plexiglass e neon, e poi, le sonorità techno-rock dei Litfiba, ancora esordienti. La produzione Krypton diviene immediatamente opera post-moderna per eccellenza e circuita nei maggiori teatri italiani, per approdare l'anno successivo al teatro La Mama di New York City, tempio della sperimentazione teatrale americana fin dagli anni Sessanta, diretto da Ellen Stewart.
A distanza di trent'anni, da quella rivoluzione estetica, Giancarlo Cauteruccio (autore, regista, interprete) riporta sul palcoscenico un pezzo di storia del teatro italiano. Imperdibile, è nel cartellone del More, che ospita lo spettacolo nel teatro di via Oberdan venerdì 13 marzo (ore 21). “Eneide di Krypton – Un nuovo canto” è uno spettacolo completamente nuovo che, partendo dalla medesima forte intuizione di dar corpo alla nuova spettacolarità attraverso un racconto antico, ritrova oggi la stimolante collaborazione dei musicisti Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi e Francesco Magnelli (componenti storici della band dei Litfiba) che seguono il sentiero tracciato dal regista di Krypton, e insieme a lui ridanno vita a un’opera totale.
Una versione hi-tech, un “concerto/teatro”, una vera e propria scossa di suono e voce (voce off di Ginevra di Marco), che si arricchisce dell’esperienza maturata dagli artisti, del mutato punto di vista, delle nuove possibilità tecnologiche e non ultimo di un senso critico verso i linguaggi e verso il sistema delle arti.
Questo nuovo esperimento si fonda anche sulla partecipazione diretta del pubblico, per aprire la produzione artistica a nuovi sistemi di coinvolgimento che saranno le formule del futuro: il crowdfunding è una forma etica di condivisione in cui sono gli spettatori stessi, con l’espressione del proprio desiderio concretizzato in contributi e acquisti anticipati, a rendere possibile l’arte, là dove i finanziamenti pubblici e privati puntano invece all’intrattenimento preordinato, al grande evento, alla quantità senza memoria.