Sellia Marina: nuovo sequestro di materiale a islamici
È stato di nuovo sequestrato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro il materiale già ritirato a tre giovani di nazionalità marocchina E.B.I., E.E.A., K.B., lo scorso 12 marzo. I tre, appartenenti alla comunità islamica di Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, sono indagati per associazione con finalità di terrorismo.
Dopo che lo scorso 27 marzo il tribunale del riesame di Catanzaro ha annullato il precedente decreto di sequestro probatorio, il sostituto procuratore titolare delle indagini condotte dalla Digos, Debora Rizza, ha emesso un nuovo provvedimento "atteso che dalle ulteriori emergenze in atti - scrive il pm - in particolare la relazione di servizio nonchè indagini delegate ancora in corso, è dato evincersi che i medesimi corroborino gli assunti investigativi. Invero - aggiunge il magistrato - le ragioni probatorie del vincolo di temporanea indisponibilità delle cose sequestrate, ad oggi ancora si giustificano; considerato che sul materiale informatico in sequestro, trattandosi di possibile corpo di reato o di cose pertinenti al reato, devono essere necessariamente eseguiti accertamenti tecnici ritenuti indispensabili al fine della prosecuzione delle indagini, presso il Compartimento di Polizia Postale di Reggio Calabria, nello specifico estrapolazione ed analisi di dati utili alle investigazioni".
Il materiale sequestrato comprende notebook, smartphone, sim card, libri e documentazione varia, molti in lingua araba. Lo stesso materiale che a metà marzo era stato già una prima volta portato via dagli uomini della Digos, sezione antiterrorismo, sulla base dell'ipotesi accusatoria che il loro contenuto potesse riferirsi ad attività di proselitismo o divulgazione di ideologie finalizzate all'arruolamento ad organismi di natura terroristica, anche internazionale. Ma che pochi giorni fa i giudici del riesame avevano restituito ai proprietari, accogliendo il ricorso dei legali degli indagati, gli avvocati Francesco Iacopino e Valerio Murgano, sul presupposto che "non si da atto (ne allo stato appare configurabile) della flagranza del reato contestato nè di altro diverso delitto" hanno scritto i giudici, evidenziando che il sequestro a finalità meramente esplorative è legittimo solo a condizione che "si sia in presenza di una notizia di reato sufficientemente delineata e suscettibile di approfondimenti istruttori", ma nel caso in questione, sempre secondo il tribunale, "la notitia criminis, appresa da fonti confidenziali, non ha trovato riscontro nell'esito della perquisizione". (AGI)