Operazione “Showdown”. I dettagli e le foto degli arrestati
È stata denominata “Showdown” l’operazione di stamattina nei confronti della cosca Sia – Procopio – Tripodi operante nell’area ionica soveratese alleati con la cosca Vallelunga di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia. L’operazione ha portato all’arresto di 14 persone ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di intestazione fittizia di beni aggravato dalle “modalità mafiose” “proponendo il sequestro preventivo di svariate quote societarie, rapporti bancari, beni mobili ed immobili, attività economiche ed un villaggio turistico composto da oltre 200 unità abitative, per un valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro”. L’attività investigativa, che si è avvalsa anche della collaborazione del Ros, è stata avviata il 22 dicembre 2009 a seguito della scomparsa per “lupara bianca” di Giuseppe Todaro. Le indagini, oltre a ricostruire le fasi della scomparsa e la successiva soppressione di Todaro, hanno permesso di delineare compiti e ruoli degli indagati nell’ambito del “locale di ‘ndrangheta di soverato”, attivo dal 2002 nei comuni di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro.
Gli arrestati sono: Francesco Vitale, P.A., Vincenzo Bertucci, Giandomenico Rattà, Mario Franco Sica, Pasqualino Greco, Antonio Gullà, Michele Lentini, Giovanni Nativo, Giuseppe Pileggi, Angelo Procopio, Emanule Procopio, Fiorito Procopio, Francesco Procopio.
Un sodalizio criminale che avrebbe controllato diversi settori economici del Soveratese; dal vecchio business dei boschi al nuovo e più redditizio mercato del turismo, passando attraverso il solito mercato degli stupefacenti. Il provvedimento della Procura si inserisce in un ambiente che negli ultimi anni ha registrato diversi fatti di sangue, in una faida che ha segnato la rottura degli equilibri tra le consorterie criminali. Un'anticipazione di un'attività investigativa ancora più corposa, accelerata per scongiurare un pericolo di fuga degli esponenti di spicco. I particolari dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, dell'aggiunto, Giuseppe Borrelli, del comandante provinciale dell'Arma, Salvatore Sgroi, del comandante del Reparto operativo provinciale, Giorgio Naselli, del comandante della Compagnia di Soverato, Emanuele Leuzzi, del comandante provinciale della Guardia di finanza, Salvatore Tatta, degli ufficiali Fabio Canziani e Giuseppe Fulciniti.
Il provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia è scaturito dalle indagini partite subito dopo la scomparsa per "lupara bianca" di Giuseppe Todaro, avvenuta il 22 dicembre 2009. Con la scomparsa dell'uomo, ritenuto appartenente alla cosca di Guardavalle alleata con le 'ndrine Ruga- Leuzzi dell'Alto Ionio reggino, e' esplosa una sanguinosa faida per il controllo del territorio, nota come la "Faida dei boschi". Ricostruendo la fine di Todaro, e' stato possibile mettere insieme i tasselli dell'organizzazione criminale con a capo le famiglie Sia, Procopio e Tripodi, individuando anche un ingente patrimonio finito sotto sequestro grazie all'attività della Guardia di finanza. E' stato possibile, infatti, ricostruire gli interessi economici della cosca, con il sequestro di un complesso turistico composto da circa 200 unità abitative destinate a clienti stranieri, prevalentemente irlandesi. In quest'ambito, le Fiamme gialle hanno denunciato 14 persone, alcune delle quali non raggiunte dal provvedimento emesso per il filone seguito dai Carabinieri, ma accusati solo di avere favorito l'intestazione fittizia dei beni, con l'aggravante del metodo mafioso. Nel provvedimento di sequestro sono finite anche quattro ville, una delle quali con piscina, aziende, autovetture e altri immobili .