Cosche del soveratese: maxi confisca da 18mln, stangata al clan Procopio-Sia-Tripodi
I finanzieri di Catanzaro hanno eseguito una sentenza emessa dalla Corte d’Appello del capoluogo calabrese confiscando un ingente patrimonio ritenuto di origine criminale e del valore complessivo di ben 18 milioni di euro.
Il provvedimento, divenuto definitivo dopo aver superato il vaglio della Corte di Cassazione, è relativo alla cosiddetta operazione “Showdown” (LEGGI) scaturita dall’indagine della Procura - ora diretta Nicola Gratteri e condotta con il coordinamento dall’attuale Aggiunto Vincenzo Capomolla - nei confronti di soggetti considerati appartenere alla cosca di ‘ndrangheta dei Procopio-Sia-Tripodi, egemone nell’area del soveratese (LEGGI).
Gli accertamenti patrimoniali svolti dai finanzieri del Gico, ed eseguiti mediante una meticolosa ricostruzione degli articolati assetti societari, delle principali operazioni finanziarie e con l’incrocio dei dati con le risultanze dell’attività tecnica e info-investigativa, hanno portato a ricostruire gli interessi economici della cosca, realizzati con il ricorso a schermi societari e a intestazioni fittizie di beni ed attività economiche.
La sentenza a cui accennavamo, oltre a riconoscere in capo a numerosi imputati - tra cui i presunti maggiorenti della cosca: Fiorito Procopio, Michele Lentini e Maurizio Tripodi - la responsabilità penale, a vario titolo, per associazione mafiosa, interposizione fittizia di beni, reati in materia di spaccio di droga, - ha disposto, quanto al trasferimento fraudolento di valori, la confisca del patrimonio riconducibile agli stessi indagati.
Patrimonio che è costituito da svariate quote societarie, beni mobili ed immobili nella provincia di Catanzaro, così come attività economiche costituite da ditte individuali e da società a responsabilità limitata, e la quota parte della metà di un villaggio turistico in fase di realizzazione denominato, il “San Sostene Resort”, a pochi chilometri da Soverato.