Omicidi Lamezia, nuove accuse a gruppo Giampà
Un duplice tentato omicidio e due omicidi. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, a quattro esponenti del clan Giampà di Lamezia Terme finiti in manette oggi nell'ambito dell'operazione "Pegaso 3", condotta dalla squadra Mobile di Catanzaro e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese. In manette sono finiti Luca Piraina, 24 anni; Pasquale Catroppa, 27; Maurizio Molinaro, 30; Alessandro Torcasio, 30, tutti di Lamezia Terme.
Sarebbero i responsabili di alcuni delitti che hanno inseguinato la città. Gli arrestati farebbero parte di un gruppo di fuoco che era già stato arrestato nelle precedente operazioni, al punto che le nuove ordinanza del gip di Catanzaro sono state notificate nelle carceri di Vibo Valentia e Rossano, dove sono detenuti i quattro. In particolare, a Piraina, Catroppa e Molinaro è contestato il tentato duplice omicidio di Egidio Umberto Muraca, 33 anni, e di Angelo Francesco Paradiso, 27, avvenuto il 30 marzo 2011, mentre Torcasio, in concorso con altri quattro soggetti gia' tratti in arresto il 6 novembre 2012 nell'ambito dell'operazione denominata "Pegaso 2", è ritenuto responsabile degli omicidi di Vincenzo Torcasio, 60 anni, e Francesco Torcasio, 22, avvenuti, rispettivamente, a Lamezia Terme il 7 giugno 2011 ed il 7 luglio 2011. Questi fatti di sangue, secondo la ricostruzione effettuata dalla squadra Mobile avevano un'unica motivazione: interrompere le "interferenze" del gruppo criminale dei Torcasio nella riscossione delle estorsioni ad imprenditori già vittime del gruppo Giampà.
Secondo il questore di Catanzaro, Guido Marino, questi arresti costituiscono "un'altra tappa nella strategia che prevede l'attenzione e l'impegno costante contro le famiglie mafiose di Lamezia Terme, sui fatti di sangue e gli episodi criminali di questa città. C'è la massima attenzione - ha detto - da parte della polizia e della magistratura". Anche il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ha confermato il livello di attenzione: "Lamezia Terme e' uno dei territori ad alta densità mafiosa del distretto - ha affermato - e proprio questo le e' valso la permanenza del tribunale". Il capo della squadra Mobile, Rodolfo Ruperti ha ricostruito l'episodio del duplice omicidio di Paradiso e Muraca: "Si tratta di personaggi considerati 'border line' - ha detto - e sono finiti nel mirino del clan Giampà dopo che gli stessi avevano compiuto un'estorsione ai danni di un distributore di carburante per conto dei Torcasio, ma ritenuto sotto il controllo degli stessi Giampa'".
Un clan in via di dissolvimento, che sta ponendo in essere gli ultimi colpi di coda, come ha evidenziato il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo. Sconfitto dal suo stesso interno per via delle numerose collaborazioni acquisite dagli inquirenti dopo i ripetuti arresti compiuti dopo il 2011. "Si era aperto un varco che ora e' diventato un'autostrada", ha detto Lombardo evidenziando i ripetuti successi di magistratura e polizia. Questa è la condizione del clan Giampà di Lamezia Terme, storica 'ndrina che nell'ultimo anno si sta sgretolando sotto i colpi inferti dalle inchieste giudiziarie. Ed a segnare la sconfitta della cosca, annunciata dagli inquirenti, sono stati proprio i pentimenti interni. A partire da quello più importante: Giuseppe Giampà, 33 anni, figlio del capo clan Francesco, detto "il professore", capo storico della potente cosca lametina, e reggente al momento del suo pentimento. Uno squarcio apertosi al vertice della "famigli"a, che sta portando gli investigatori nel cuore degli affari e degli interessi criminali. Poi la collaborazione di Francesco Vasile, 32 anni, altro punto di riferimento che sta svelando molti retroscena legati agli omicidi e alle estorsioni della 'ndrina. Quindi, le collaborazione non meno importanti di Angelo Torcasio, 30 anni, e Umberto Egidio Muraca, 33, quest'ultimo scampato a un tentato omicidio per il quale oggi la squadra Mobile ha arrestato tre persone. Tassello dopo tassello, come hanno spiegato oggi, nel corso della conferenza stampa, magistrati e investigatori, si sta completando tutto il quadro delle responsabilità. Ricostruendo ogni singolo episodio, fino a contestare delitti ed episodi criminali a tutti i soggetti che li hanno effettuati. Fino a portare dietro le sbarre quello che e' considerato l'intero "gruppo di fuoco" della cosca lametina, tutti giovani al servizio del clan e pronti ad uccidere chiunque avesse potuto pensare di inserire negli affari della famiglia, rivolti principalmente alle estorsioni nei confronti del tessuto economico e imprenditoriale di Lamezia Terme.