Estorsione. Arresti a Lamezia, i dettagli dell’operazione “Deja-vu”
Sono state le medesime modalita' operative con le quali gli estorsori hanno agito ai danni di due diversi imprenditori edili a fornire l'intuizione giusta, che ha consentito agli investigatori di mettere insieme elementi sufficienti ad intervenire per interrompere la commissione dei reati riscontrati. Un'attività delittuosa tutt'ora in corso, che ha reso necessaria l'emissione da parte della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di un provvedimento di fermo eseguito all'alba di oggi. Cosi', con l'operazione "Deja-vu", con l'accusa di tentata estorsione aggravata dalle modalita' mafiose sono finite in manette quattro persone, tutte di Lamezia Terme: Giuseppe Giampà, 31 anni, figlio del più noto Francesco Giampà, detto "o professore" ritenuto il capo indiscusso dell'omonima cosca di 'ndrangheta operante a Lamezia e detenuto all'ergastolo per omicidio aggravato, e condannato per associazione mafiosa; Angelo Torcasio, 27 anni - che nulla ha a che fare con l'omonimo gruppo criminale, storicamente contrapposto a quello dei Giampa' Iannazzo; Battista Cosentino, 47 anni; Domenico Chirico, 29 anni. Tutti sono ben noti alle forze di polizia, tanto che Torcasio si trovava agli arresti domiciliari, ed assieme a Cosentino era già stato accusato di estorsione nell'ambito dell'operazione "Progresso". Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini lampo effettuate dalla Squadra mobile di Catanzaro, e riportato nel provvedimento di fermo emesso dal sostituto procuratore Elio Romano e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, gli indagati si sarebbero resi responsabili di reiterate richieste estorsive ai danni di due imprenditori edili impegnati sul territorio di Lamezia, anticipate ed accompagnate da gravi fatti intimidatori come lettere recapitate assieme a cartucce sempre calibro 7.65, danneggiamenti e pesanti minacce di morte alle vittime ed ai loro familiari. Fatti iniziati nel marzo scorso ed addebitati, in un primo caso, a Giampà, Torcasio e Cosentino, che avrebbero vessato il titolare di un'impresa impegnata in un grosso lavoro relativo ad un fabbricato in piazza della Repubblica, a Lamezia, cui sarebbero stati chiesti in tutto 50.000 euro, con un "anticipo" immediato di 5.000; ed in un secondo caso a Chirico, per aver sollecitato un secondo imprenditore edile a "mandare del denaro a quelli della montagna", riferendosi alle famiglie dei Cappello e degli Arcieri, gravitanti nella criminalità lametina.
Tentativi di estorsione che "portano la stessa firma", e che dimostrano la "sistematicità dell'attività estorsiva" sul territorio di Lamezia, è stato sottolineato nel corso della conferenza stampa, indetta per illustrare i dettagli dell'operazione "Deja-vu", cui hanno preso parte il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli, il questore, Vincenzo Roca, il dirigente della squadra mobile Rodolfo Ruperti ed il suo vice, Angelo Paduano, il vice dirigente del commissariato di Lamezia Terme, Lucia Cundari. "Quelli fermati oggi - hanno sottolineato gli inquirenti - sono soggetti apicali delle consorterie mafiose lamettine, e lo dimostra anche e soprattutto l'atteggiamento di assoluta omertà inizialmente tenuto dalle due vittime che, sentite nel corso delle indagini, per ben quattro volte hanno negato di aver ricevuto richieste estorsive dopo i danneggiamenti o le intimidazioni subite". "Poi - ha spiegato Ruperti -, tutto il materiale raccolto grazie soprattutto alle attivita' d'intercettazione, telefonica ed ambientale, ed ai successivi ulteriori accertamenti, ci ha consentito di mettere i due imprenditori di fronte all'evidenza, cosi' che non hanno potuto piu' negare, ma hanno dovuto ammettere quello che gli stava capitando, fornendoci una ricostruzione completa cui comunque saremmo arrivati ampiamente da soli, avendo gia' un quadro sufficientemente preciso della situazione, con tanto di ruoli assegnati a tutti i soggetti indagati". Le attivita' investigative ora proseguono rispetto ad altre estorsioni compiute a Lamezia con modalita' identiche a quelle riscontrate nei due casi gia' ricostruiti, mentre per gli indiziati di delitto sottoposti a fermo con "Deja-vu" la parola passa ora al giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Livio Sabatini, cui la Dda ha chiesto di convalidare il proprio provvedimento e di emettere la conseguente ordinanza cautelare.