'Ndrangheta, sequestro di beni a due esponenti delle cosche vibonesi
La Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, ha confiscato beni mobili ed immobili per tre milioni di euro, riconducibili al 45enne vibonese Paolo Ripepi, presunto affiliato alla cosca mafiosa dei Mancuso di Limbadi, ed al 46enne cosentino Carlo Drago, già sorvegliato speciale e condannato per usura.
I provvedimenti sono stati adottati dalla Corte di Appello di Catanzaro su richiesta della Procura Generale del capoluogo.
A Ripepi sono state confiscate diverse unità immobiliari che costituiscono il complesso residenziale denominato "Villa Filomena", che si trova in una rinomata area turistica compresa tra i comuni di Ricadi e Capo Vaticano, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
L'uomo, sorvegliato speciale, è stato, tra l'altro, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, poiché coinvolto nell'ambito nell'indagine "Dinasty", che aveva ricostruito, a partire dal 2000, la storia della cosca mafiosa dei Mancuso di Limbadi.
Nel provvedimento appena eseguito, si conferma come "...Ripepi è stato condannato per il delitto di associazione di stampo mafioso, commesso nella provincia Vibonese dall'ottobre 2001 all'ottobre 2003..." e "...che, per tali motivi, sussistono rispetto a tale bene i presupposti per la confisca, trattandosi di immobili appartenenti a Ripepi, di provenienza non giustificata e di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e alle attività economiche del condannato..." .
Sempre per effetto della stessa normativa sono stati confiscati, di recente, i beni mobili ed immobili ed il 90% del capitale di una società, che opera nella ristorazione, per un valore di circa 1 milione di euro, e riconducibili a Carlo Drago, in passato coinvolto nelle note operazioni denominate "Garden" e "Starprice ter - Azimut".
I giudici del Tribunale di Cosenza nel 2000, lo avevo sottoposto alla Sorveglianza Speciale ritenendolo "...pienamente inserito nel circuito criminale cosentino con ruolo di spicco essendosi reso responsabile di numerosi delitti di rilevante allarme sociale...... il preposto sia in realtà aderente ad una organizzazione criminosa di stampo mafioso... ...ad avviso del Collegio, le condanne riportate e i precedenti giudiziari... nonché i rapporti intrattenuti con i pregiudicati appartenenti alle locali consorterie... possono considerarsi come elementi sintomatici di pericolosità... ... offrono forti elementi a carico del Drago sintomatici di un inserimento stabile in un'associazione di stampo mafioso...".
Drago, arrestato nel settembre del 2004 nell'ambito dell'operazione denominata "Starprice ter - Azimut", è stato condannato per usura, nel dicembre del 2007 dalla Corte di Appello di Catanzaro. Nella sentenza, divenuta definitiva nell'ottobre del 2008, si legge " perchè... in concorso con altri, con più azioni ed in tempi differenti, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, come corrispettivo di prestiti in denaro, si faceva promettere e consegnare, da un imprenditore che versava in stato di bisogno, interessi di tipo usuraio e comunque in misura non inferiore al 10% mensile ... ".
Sempre la Corte d'Appello di Catanzaro, nell'attuale decreto di confisca, precisa che "... il reato per il quale è intervenuta condanna definitiva ... (usura) ..., legittima la richiesta avanzata in executivis dal P.G. in riferimento a beni , denaro ed altre utilità, nella disponibilità anche mediata del reo, che si appalesino, per valore, sproporzionati rispetto al reddito ..." conclude ".... L'analisi dei redditi familiari complessivi , ... complessivamente dichiarati dai due percettori di reddito (ovvero i coniugi Drago), mostra una chiara sperequazione tra percepito e speso".
Nei confronti di Ripepi e Drago, gli uomini della D.I.A. di Catanzaro hanno eseguito puntuali e rigorosi accertamenti che hanno riguardato tutti i cespiti in qualunque modo riconducibili agli stessi, bilanci societari e copiosa documentazione bancaria. E' stata quindi effettuata una dettagliata ricostruzione dei rispettivi patrimoni, dalla quale è emersa la netta sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette e le attività economiche espletate.
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