Rinascita Scott al vaglio della Cassazione, sfilza di annullamenti con rinvio
Nove assoluzioni, una ventina di annullamenti con rinvio, con una decina di imputati che si sono visti cadere l’aggravante ma rigettare i ricorsi per il resto delle condanne; per alcuni i reati sono stati invece definiti improcedibili per assenza di querela o per prescrizione.
Così, in sintesi, il maxi-processo Rinascita Scott (QUI) ha passato il vaglio della Sesta sezione penale della Corte di Cassazione, almeno per quanto riguarda la sentenza relativa al filone celebrato con il rito abbreviato, e che nel complesso ha comunque confermato le condanne definitive inflitte ai principiali imputati: in tutto sono sessantasette le persone alla sbarra.
Restano dunque, e sebbene in parte, quelle che hanno attinto personaggi di spicco come Domenico “Mimmo” Macrì, Domenico Camillò, Pasquale Gallone (ritenuto il braccio destro di Luigi Mancuso), Gregorio Giofrè (considerato il ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta del vibonese), Francesco Antonio Pardea; e collaboratori di giustizia del calibro Bartolomeo Arena, Gaetano Cannatà, Michele Camillò ed Emanuele Mancuso (figlio del boss Pantaleone, detto “l’ingegnere”, che si è visto rideterminare la pena in 2 anni, 8 mesi e 24 giorni reclusione).
Le assoluzioni
Gli Ermellini - confermando in larga parte la posizione della Procura Generale - hanno poi assolto Michele Manuele Baldo, Francesca e Mariangela Mazzotta, Rossana Morgese, perché il fatto non sussiste; Costantino Emanuele Panetta, Giuseppe Antonio Salamò, Salvatore Tulosai e Pantaleone Nicolino Mazzeo per non aver commesso il fatto; assolto per quattro capi d’imputazione e prescritto per uno di questi Serafino Alessandria.
A nuovo processo
Dovranno affrontare un nuovo processo d’Appello, invece, Gregorio Gasparro, Maria Carmelina Lo Bianco, Vincenzo Mantella, Giovanni Rizzo, Antonio Patania, Andrea Prestanicola, Giuseppe Scriva.
Caduta l’aggravante del 416-bis comma 6 ma ricorsi rigettati per il resto, per Raffaele Antonio Giuseppe Barba, Domenico Cracolici, Nazzareno Franzè, Francesco Gallone, Sergio Gentile, Gregorio Gioffrè, Giuseppe Lopreiato, Luciano Macrì, Michele Pugliese Carchedi e Filippo Orecchio.
I reati improcedibili
Per alcuni degli imputati, poi, la Suprema Corte ha dichiarato i reati improcedibili per assenza di querela o prescrizione (limitatamente a capi di imputazioni marginali) per Pasquale e Cristiano Gallone, Luca Belsito e Michele Manco.
Obbligo per la Corte d’Appello di rideterminare le pene, inoltre, per Domenico Camillò, Carmelo Salvatore D’Andrea, Nicola Lo Bianco, Domenico Prestia, Lulezim Shkurta, Fabio e Nicola De Gaetano, Giuseppe De Certo, Luigi Leonardo Vitrò, Francesco Ianniello, Gregorio Gasparro, Vincenzo Mantella, Andrea Maria Prestia, Giuseppe Scriva, Gregorio Niglia.
Annullato anche delle confische patrimoniali che hanno riguardato Antonietta Impellizzeri, Andrea Maria Prestia e Carmelo Prestia.
Le condanne alle spese
Infine, più di una trentina di imputati sono stati condannata al pagamento delle spese del grado in favore delle parti civili, ovvero la Provincia di Vibo Valentia, l’Associazione Antiracket, e i Comuni di Filogaso, Stefanaconi, Zungri, Limbadi, Pizzo, Sant’Onofrio, San Gregorio d’Ippona, Nicotera, Vibo Valentia, Ionadi, Mileto, Ricadi, Maierato, San Costantino Calabro e Tropea.
Il collegio difensivo
Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati Diego Brancia, Giuseppe Di Renzo, Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Walter Franzè, Tommaso Zavaglia, Francesco Capria, Pamela Tassone, Giuseppe Cutrullà, Paride Scinica, Giovanbattista Puteri, Francesco Gambardella, Marianna Puntoriero, Sergio Rotundo, Antonio Crudo, Vincenzo Gennaro, Giuseppe Gervasi, Giuseppe Bagnato, Francesco Calabrese, Francesco Lojacono, Giovanni Vecchio, Antonino Restuccia, Giovanna Fronte, Guido Contestabile, Antonio Barillaro, Pino Zofrea e Vincenzo Sorgiovanni.