‘Ndrangheta, arrestato a Genova l’ultimo latitante dell’indagine Rinascita-Scott
È stato arrestato questa mattina il latitante Pasquale Bonavota, quarantanovenne originario del vibonese e nascosto da diversi anni a Genova.
Una latitanza, la sua, partita nel dicembre del 2019, quando a seguito dell’operazione Rinascita-Scott (QUI) - che portò all'arresto di 334 persone ritenute intranee alle cosche del vibonese - si rese irreperibile. Era l’ultimo soggetto rimasto in latitanza dopo l’operazione.
Incluso nell’elenco dei ricercati di massima pericolosità e nel programma speciale di ricerca del Ministero dell'Interno, Bonavota è stato individuato al termine di meticolose indagini svolte dal Ros e dai Carabinieri dei comandi provinciali di Vibo Valentia e Genova.
A suo carico pesa il reato di associazione mafiosa, in quanto ritenuto il principale promotore dell'omonima cosca facente parte della locale di Sant'Onofrio.
I RUOLO DEI BONAVOTA E DI MICU I MELA
Secondo gli inquirenti, Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota e Domenico Cugliari (cl.59) alias “Micu I mela”, sarebbero stati “promotori, organizzatori, capi e finanziatori del sodalizio mafioso con compiti di decisione, di pianificazione delle strategie e degli obiettivi da perseguirsi, e delle azioni delittuose da compiere, della gestione dei rapporti e degli equilibri con i gruppi rivali, della protezione dei membri, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a loro subordinati”.
Gli stessi investigatori spiegano che il latitante, con il ruolo di capo “Società”, insieme agli altri presunti esponenti apicali dell’organizzazione, avrebbe preso le decisioni più importanti, curato gli interessi del sodalizio nella zona di Roma e nei settori del gioco d’azzardo e del traffico di droga.
Nicola Bonavota avrebbe avuto invece il ruolo di mantenere i rapporti con le ‘ndrine distaccate presenti in Liguria e Piemonte e di occuparsi delle sale da gioco e dei bar d’interesse del gruppo situati tra S. Onofrio e Pizzo, provvedendo anche alla loro gestione per mezzo di prestanome.
Domenico Bonavota, poi, avrebbe ereditato dal fratello Pasquale il ruolo di vertice operativo del gruppo a S. Onofrio e nella zone limitrofe, e così “decideva, pianificava ed eseguiva, anche impartendo disposizioni agli altri affiliati, le attività criminali della cosca, quali omicidi, estorsioni, rapine, danneggiamenti, convocava e partecipava a riunioni a ciò finalizzate”, affermano i militari.
Infine, Domenico Cugliari, ritenuto esponente apicale del gruppo, insieme ai fratelli Bonavota avrebbe assunto le decisioni più importanti, deciso ed eseguito attività estorsive, curato gli interessi dell’organizzazione in Piemonte, si sarebbe occupato degli interessi del gruppo nel settore della panificazione e commercializzazione del pane, anche tramite imprese intestate a prestanome.
OCCHIUTO: ECCO L'IMPEGNO DELLO STATO
“La cattura di Pasquale Bonavota, esponente di spicco della ‘ndrangheta e uno dei quattro super latitanti più ricercati d’Italia, sottolinea ancora una volta il grande impegno profuso dallo Stato nel contrasto alla criminalità organizzata”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.
"Quella di oggi – prosegue - è l’ennesima brillante operazione frutto di articolate indagini condotte dal Ros, dai comandi provinciali dei Carabinieri di Vibo Valentia e Genova, e dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri".
“A loro rivolgo il mio sincero apprezzamento, quello della Regione che ho l’onore di governare, e soprattutto la gratitudine di tutti i calabresi che aspirano a un futuro libero da ogni condizionamento mafioso”, conclude Occhiuto.