Marco Polo, lettera aperta al commissario regionale della sanità

Crotone Attualità

L’Associazione di volontariato “Marco Polo” di Crotone ha riunito i suoi aderenti per prendere atto e riflettere sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, approvata con decreto del commissario ad acta per l’attuazione del nuovo piano di rientro sanitario calabrese, e, dopo un’attenta analisi del sistema sanitario e delle sue conseguenti ricadute sulla popolazione assistita". E' quanto scrive Rosario Villirillo presidente dell'associazione Marco Polo nella lettera aperta al commissario regionale per la sanità.

"Con l’intervista - continua la lettera - rilasciata, nei giorni scorsi, a “Il Quotidiano del Sud”, il professore PasqualeMastroroberto, direttore dell’Unità Operativa Complessa e della Scuola di Specializzazione in cardiochirurgia presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, ha messo in luce alcuni aspettidella sanità pubblica calabrese che noi avevamo già esaminato più volte in passato. Il professore ha, infatti, denunciato che, nonostante il 90% dell’angioplastica primaria si faccia ovunque in Calabria con ottimi risultati, molti pazienti emigrano fuori regione, anche verso strutture private accreditate con il SSN, su suggerimento degli stessi cardiologi locali. Ciò fa sì che, in questo specifico settore, cresca sempre di più la sfiducia dei pazienti nei confronti delle strutture sanitarie pubbliche della regione che, in termini di risultati, come dimostrano gli indici di mortalità, non sono differenti rispetto alle cliniche accreditate di altre regioni. Inoltre, il suddetto luminare ha rimarcato le tante difficoltà che riscontrano le strutture pubbliche per l’acquisto di impianti e materiali a causa delle lunghe procedure burocratiche mentre il privato si trova in una posizione di vantaggio perché svincolato dalle procedure. Così, alle strutture pubbliche risulta sempre più difficile poter competere con quelle private.

Un’altra problematica, che poniamo alla sua attenzione, è quella che riguarda il conflitto d’interesse nel quale si trovano quei medici che sono dipendenti delle strutture pubbliche e nelcontempo prestano servizio in cliniche private, molto spesso indirizzando i pazienti in quest’ultime con la garanzia di aggirare l’ostacolo rappresentato dai lunghi tempi di attesa, dietro la quale si cela il profitto per gli stessi medici. Inoltre, l’intrusione invasiva del privato, con la complicità della politica, è causa non solo del progressivo smantellamento della sanità pubblica, la cui efficienza viene sempre più meno per gli indiscriminati tagli di risorse, unità operative e posti letto, ma anche di una maggiore incidenza sui costi a carico del servizio sanitario, determinata dalla proliferazione di convenzioni, autorizzazioni ed accreditamenti in favore di strutture private che erogano servizi e prestazioni già garantiti dalle strutture pubbliche delle aziende sanitarie provinciali.

Purtroppo, sono stati tanti i provvedimenti scellerati, emanati negli anni dagli organi politici preposti, che hanno prodotto un effetto devastante sui pochi presidi sanitari che, fino a poco tempo fa, garantivano servizi e cure ai malati del territorio calabrese. Noi pretendiamo che sia garantito il sacrosanto ed inalienabile “diritto alla salute” con cure e con prestazioni in strutture pubbliche sempre più efficienti, in poli d’eccellenza, ubicati in ogni provincia calabrese! Naturalmente, chiediamo una maggiore attenzione per il Crotonese che, per una popolazione di 180.000 abitanti, ha un solo presidio ospedaliero, il San Giovanni di Dio, che è stato oggetto di uno smembramento, infatti sono state soppresse quattro strutture complesse e ventinove semplici, con evidenti ripercussioni negative sui malati. Gravissime sono state le responsabilità della nostra classe politica, soprattutto di chi, pur essendo stato componente dell’assise regionale nella precedente legislatura, non si è ribellato alla revisione e rimodulazione, a nostro parere incomprensibile ed inconcepibile, del sistema sanitario regionale, eseguita dalla Giunta Scopelliti, che ha fortemente penalizzato il San Giovanni di Dio. Ma non è esente da responsabilità nemmeno il sindaco del capoluogo che, nella funzione anche di presidente della conferenza provinciale dei sindaci del distretto sanitario, avrebbe potuto e dovuto battersi di più contro i tagli che hanno portato ad un netto ridimensionamento del suddetto nosocomio.

Sebbene alcuni reparti siano stati ridotti al rango di semplici ambulatori, il nosocomio stesso offre, in alcuni ambiti, comunque servizi efficienti e, in casi specifici, anche eccellenti. Infatti, è il caso del reparto di oculistica, diretto dal dr. Gennaro Crugliano che, coadiuvato dal dr. Carmine Vulcano e da un personale paramedico nei quali abbiamo riscontrato non solo la professionalità richiesta ma anche tanta disponibilità e dedizione, giornalmente riesce a garantire il trattamento terapeutico a tutti i pazienti.

Come la S.V. ben sa, la città di Crotone si caratterizza, purtroppo, per l’esponenziale insorgenza di tumori, il 15% in più rispetto alla media nazionale, e la conseguente incidenza di mortalità. Pertanto, chiediamo alla S.V. di inserire tra le priorità degli interventi da effettuare nel nostro nosocomio sia il potenziamento del reparto di oncologia che l’istituzione del servizio di radioterapia, garantendo, così, agli stessi malati la possibilità di curarsi nel proprio territorio. Ci auguriamo che tale istanza trovi il giusto e dovuto accoglimento!

Infine, riteniamo che si debba revocare l’incarico affidato all’advisor contabile Kpmg s.p.a. che, chiamato a quantificare il debito sanitario ed a mettere in atto tutte le procedure necessarie per avviare un piano di rientro dal decifit, dal 2009 grava, ogni anno, sul bilancio della regione per “circa 1,5 milioni di euro, pari a 126 mila euro al mese o, se si preferisce, 4.200 euro al giorno, a cui potrebbero aggiungersi anche altre cifre dovute ad attività "ragionieristiche" assegnate dall'ex Tavolo Massicci (l'organo interministeriale che vigila sul Piano di rientro), mentre i cittadini calabresi sono costretti a pagare tasse altissime per coprire la “voragine” apertasi nello stesso bilancio. Ovvero la società Kpmg, in tutti questi anni, è diventata la magna, magna della sanità pubblica e privata della Calabria.

Per l’affidamento dell’incarico, la Regione avrebbe dovuto attingere dalla propria pianta organica che annovera, fra gli altri, anche dirigenti con le competenzefra gli altri, anche dirigenti con le competenze richieste, in tal modo avrebbe risparmiato sulla consulenza".