Parte dalla Calabria la rivoluzione eco-compatibile della filiera olivicola
Con il Progetto Olio-Più soluzioni tecnologiche avanzate per produzioni d’eccellenza: classificazioni standardizzate, kit diagnostici rapidi, biogas dalle acque reflue e il recupero di biomolecole per i settori alimentare e farmaceutico. Si terrà il 14 maggio alle 9.30 il workshop dedicato al progetto, presso il parco Ecolandia, via Scopelliti, Ex Forte Gullì - Località Arghillà.
Tre anni di ricerche, sperimentazioni e prove sul campo per riprogettare il sistema tecnologico produttivo del settore olivicolo, tipicizzare gli oli extra-vergini creando dei marchi appetibili sul mercato, ideare processi di recupero energetico e agronomico dei sottoprodotti della lavorazione. Si parte dalla Calabria ma lo sguardo si allarga al bacino del Mediterraneo, con l’ambizione di realizzare modello di filiera estensibile a tutte le realtà dell’area capace di generare processi e prodotti innovativi nella loro eccellenza ed eco-compatibilità.
È questo lo spirito che ha animato il progetto Olio-Più, un programma ambizioso e innovativo finanziato dal Ministero dell’Istruzione, università e ricerca nell’ambito del Pon “Ricerca e competitività 2007-2013” e dall’Istituto per la Tecnologia delle Membrane con la collaborazione dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e portato avanti da un network pubblico-privato che vede tra i partner anche il Conasco (capofila), le società Tecnoalimenti e Isolab di Reggio Calabria, il Cnr e il Cra oltre all’Apor (Gioia Tauro, RC), al Centro Analisi Biochimiche (Rizziconi, RC) e all’Olearia San Giorgio (San Giorgio Morgeto RC).
Giunti al termine delle attività progettuali, è in programma un workshop conclusivo dal sapore internazionale. Appuntamento giovedì 14 maggio al Parco Ecolandia a partire dalle ore 9.30 con professori universitari, ricercatori, esperti e operatori del settore, introdotti e guidati dal coordinatore scientifico del progetto Marco Poiana (docente di Tecnologie Alimentari della Mediterranea di Reggio Calabria), con le conclusioni affidate al professor Antonio Cimato, tutor di progetto nominato dal MIUR, esperto del settore olivicolo e profondo conoscitore del territorio per via delle sue origini calabresi. Ospiti d’eccezione Aulona Veizi, membro del Center for Technology Transfer (CTTA) di Valona (Albania), e Jean Louis Barjol, direttore esecutivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (Madrid), l’associazione transnazionale nata sotto l’egida dell’Onu i cui membri rappresentano il 98% della produzione mondiale.
Il progetto è partito dalla constatazione che la filiera nelle aree del Mediterraneo, e in particolare in Calabria, è caratterizzata da diverse criticità. Spesso l’olio di oliva prodotto in questo territorio non risponde alle esigenze del mercato moderno e risulta poco gradevole ed apprezzato al consumatore finale. Il progetto OLIO-PIÙ si è posto l’obiettivo di migliorare l’intero processo produttivo dell’olio extra-vergine lungo tutta la filiera, dalla produzione in campo all’imbottigliamento e fino alla gestione dei suoi sottoprodotti, pur nel rispetto della tipicità propria dell’olio made in Italy. Un obiettivo perseguito attraverso la valorizzazione e la tipicizzazione delle risorse genetiche calabresi e l’introduzione di elementi tecnologici avanzati che conferiscano un sostanziale upgrading tecnologico al settore.
Attraverso una classificazione delle varietà e una standardizzazione dei sistemi produttivi, si punta dunque a ottenere produzioni olearie di qualità. L’introduzione di un kit diagnostico rapido, sperimentato da Isolab, permette con facilità a tutti gli operatori il monitoraggio del prodotto. Inoltre, si è posta grande attenzione alla valorizzazione dei sottoprodotti della filiera olearia, attraverso la produzione di biogas dalle acque reflue: è stato sperimentato un digestore anaerobico innovativo, ubicato presso il centro Cra - Oli di Rende. Completa il quadro il recupero dagli scarti di lavorazione di biomolecole impiegabili nei settori alimentare e farmaceutico.
Il nuovo sistema tecnologico proposto è capace di generare un rilancio del settore grazie alla definizione di oli di eccellenza e di nuovi prodotti funzionali. Ai vantaggi economici derivabili da una diffusa rete di piccoli impianti per la produzione di biogas, si aggiungono anche apprezzabili benefici per l’intera collettività sia in termini ambientali sia in termini economici: il recupero di biomolecole da scarti della filiera garantisce una riduzione di impatto ambientale del 60%. L’upgrading tecnologico della filiera e l’apertura di nuovi mercati comporta la creazione di nuovi posti di lavoro, a diversi livelli di specializzazione. Infine, il progetto di formazione correlato alla ricerca ha già assicurato la creazione di figure professionali altamente competenti ed adeguate a consentire l’avanzamento tecnologico proposto nel progetto.