Pdci di Reggio Calabria su incompiuta nuovo palazzo di Giustizia
"Una preoccupante e inaccettabile coltre di silenzio, mista a rassegnazione, sembra essere calata sulla vicenda raffigurata dal cantiere, tristemente abbandonato, del Nuovo Palazzo di Giustizia che anche per la sua imponenza strutturale rappresenta plasticamente il simbolo del tragico fallimento del “modello Reggio” di Scopelliti, nonchè il mastodontico monumento delle innumerevoli opere pubbliche incompiute."Lo dichiara in una nota Ivan Tripodi del Pdci di Reggio Calabria.
"Un pericoloso silenzio che, - continua la nota - ad oltre sei mesi dal suo insediamento, coinvolge anche la giunta Falcomatà. E’ doveroso rammentare che per la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia sono già stati spesi circa 70 milioni di euro. L’azienda Bentini, impresa appaltatrice dell’opera, ha chiuso il cantiere, licenziando gli ultimi operai, nel marzo 2013 e, successivamente, è fallita: oggi è in mano ai Commissari liquidatori. Nei confronti del Comune di Reggio pende, da parte della Bentini, presso il competente Tribunale di Catanzaro, un contenzioso astronomico pari a oltre 40 milioni di euro relativo alle famigerate riserve costituite da fermo cantiere, opere extra-capitolato d’appalto, ecc, ecc. Si tratta di una pesantissima tegola che presto potrebbe cadere sulla testa dell’amministrazione comunale e, quindi, su tutti i reggini.
Il paradosso è che il contatore di queste riserve non si è mai fermato e, tutt’oggi, sta aumentando poiché, incredibilmente, nonostante la rescissione del contratto di appalto eseguita da entrambe le parti (Comune e Bentini), il cantiere è ancora nella piena ed esclusiva disponibilità e gestione dell’azienda in liquidazione Bentini rappresentata quotidianamente da un geometra dell’impresa.
Infatti, pare che lo stesso Sindaco Falcomatà abbia dovuto chiedere il permesso per poter entrare nell’area del cantiere abbandonato.
Nonostante le chiacchiere e le sistematiche promesse, a partire da quelle vuote del governo nazionale e inutili della giunta regionale, la drammatica realtà è una sola: per la effettiva conclusione del Nuovo Palazzo di Giustizia sono necessari, al netto del contenzioso sulle riserve, almeno 50 milioni di euro che, senza inutili sofismi, la città potrà disporre solo attraverso cospicui finanziamenti nazionali e regionali.
Per completezza d’informazione si ricorda che ai 50 milioni di euro si dovranno aggiungere i circa 20 milioni di euro indispensabili per la costruzione dei parcheggi. Inoltre, una eventuale, oggi totalmente inesistente, ripresa dei lavori potrebbe verificarsi oltre due anni dopo l’espletamento di un nuovo appalto e di una nuova gara.
E’ questa l’incontrovertibile verità che si vuole omettere o nascondere.
Crediamo, pertanto, che sulla vicenda del Nuovo Palazzo di Giustizia, anche per il suo alto valore simbolico di legalità, sia venuto il momento di lanciare un vero e proprio appello alla città attraverso una puntuale, veritiera e doverosa comunicazione ai cittadini. Durante la campagna elettorale ponemmo pubblicamente la necessità di effettuare scelte finalizzate alla ripartenza delle infinite opere pubbliche incompiute e l’allora candidato sindaco Falcomatà assunse solenni impegni formali.
Prima di tutto e di tutti vengono Reggio e i reggini, pertanto, il sindaco Falcomatà dovrebbe pubblicamente denunciare i “manovratori” romani e catanzaresi del suo partito e prendere atto che la città sta subendo scelte governative che, visti i vari tagli delle risorse finanziarie, la stanno vergognosamente penalizzando. Nei confronti di Reggio e delle sue criticità sia il governo nazionale che la giunta regionale si stanno comportando come dei novelli Ponzio Pilato.
Il sindaco Falcomatà dimostri - conclude Tripodi - forza morale e coraggio politico per difendere a viso aperto la città e aprire, a partire dalla vicenda del Nuovo palazzo di Giustizia, un formale “contenzioso” con Renzi e Oliverio. Se lo farà la città gliene sarà grata, se non lo farà ne pagherà inevitabilmente e rapidamente le conseguenze politiche e amministrative