Va pensione ma per 7 anni riceve anche lo stipendio: danno erariale da 700 mila euro
Un dipendente pubblico di Catanzaro che, raggiunti i limiti di età previsti dalla legge, richiede di essere posto in quiescenza, ottenendo così dall’Inps la corresponsione del meritato trattamento pensionistico. Una volta raggiunta la certezza della pensione, però, dopo pochissimi giorni avrebbe presentato domanda di riammissione in servizio presso la stessa azienda, certo che le esigenze di organico gli avrebbero consentito di tornare immediatamente al suo posto, cosa che effettivamente è accaduta. Nessuno dei soggetti responsabili dei rapporti con l’Inps, però, si sarebbe premurato di segnalare all’ente di previdenza che il trattamento pensionistico del dipendente avrebbe dovuto essere immediatamente sospeso.
È per questo che i finanzieri del capoluogo di regione ha segnalato alla Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria un presunto danno erariale di quasi 700 mila euro. Per i dipendenti pubblici, infatti, vige il cosiddetto divieto di cumulo tra pensione di anzianità e stipendio che deriva da un rapporto di lavoro instaurato nuovamente.
Il dipendente, dunque, grazie anche alla negligenza di altri tre soggetti incaricati dei controlli di regolarità nell’azienda pubblica, sarebbe così riuscito a vedersi riconosciuta indebitamente una duplice fonte di reddito violando la legge e conseguenzialmente procurando un danno alla spesa pubblica.
L’intervento dei finanzieri ha però consentito di portare alla luce sia le violazioni che l’indebito beneficio che si è protratto per ben sette anni, nonché di individuare i responsabili e segnalare tutta la vicenda all’autorità contabile.