Banda larga. l’Europa è ancora più lontana, anche per la Calabria
Nella fascia dai 2 ai 20 Mb di velocità di connessione l’Italia è vicina alla media europea (96,9% della popolazione contro il 97% della media continentale). Per il resto c’è un 3,1% di connazionali ancora afflitti dal cosiddetto - e totale - digital divide, ovvero dalla completa mancanza di una connessione ad internet. Solo la Lombardia è quasi al picco del 100% di completamento delle infrastrutture, mentre 109 accordi di programma, in varie regioni della Penisola, hanno consentito, ad oggi, di realizzarne il 53% (sebbene i dati varino notevolmente per ogni area geografica).
In Calabria, ad esempio, siamo al 50% che, comunque, non è un valore tra i peggiori se si considera che nella vicina Puglia sono solo al 29% mentre nel più lontano Friuli Venezia Giulia i lavori, addirittura, non sono ancora partiti. Ma, si badi bene, in Basilicata, dirimpettaia della nostra regione, sono già all’85%!
I dati sull’internet veloce nel nostro Paese li ha resi noti - mettendoli on line - la Infratel, la società del Ministero dello Sviluppo economico che ha il compito di sviluppare la banda larga e ultralarga e che ha realizzato una piattaforma che consente il monitoraggio sul come vengono utilizzati i fondi pubblici e come proseguono i relativi lavori per estendere la rete in tutt’Italia.
Dalla stessa applicazione si scopre dunque che il nostro Paese è comunque ben lontano, in termini di velocità di navigazione, dal resto d’Europa: solo poco più del 22% degli italiani usufruisce di una connessione a 30Mb (oltralpe è il 64%); impietosi i numeri relativi alle connessioni da 100Mb di cui nel resto del continente può beneficiare il 6% della popolazione mentre in Italia un misero 2,4%.
Insomma, nel Belpaese siamo decisamente lontani dagli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale del Governo che ha fissato per il 2020 il goal della copertura del 100% della popolazione servita dai 30Mb e dell’85% dei 100Mb. “Il problema (però, ndr.) non sono le infrastrutture anche perché per i servizi pubblici essenziali non servono grandi velocità di connessione”, afferma Roberto Masiero della società di ricerca The innovation group, aggiungendo che il problema risiede nel Governo “che - dice l’esperto - non dedica le energie migliori all’agenda digitale che continua ad avere una governance barocca con competenze sovrapposte”.
Intanto però, in aree del Paese dove le storiche infrastrutture (reti viarie, ferroviarie, ecc.) latitano, rendendo sempre più difficile alle aziende locali di acquisire pari competitività rispetto a quelle nazionali ed internazionali, la rete internet è assurta ad un ruolo strategico nelle politiche di sviluppo imprenditoriale ed economico, a medio e lungo termine: sia in settori tradizionali quanto in quelli prettamente attinenti alla cosiddetta new economy.
La condivisione delle informazioni (che, nel tempo, sono divenute sempre più consistenti) rende indispensabile uniformare gli standard tecnologici italiani, e di ogni singola regione, alla media europea. Così come le esigenze di virtualizzazione dei processi produttivi e commerciali ha reso fondamentale il ruolo del web nel decretare il successo o meno di un core business, tanto di vecchia quanto di nuova generazione.
Molte sono difatti le aziende, anche calabresi, che fanno sempre più ricorso a server virtuali visto che offrono prestazioni più elevate del tradizionale hosting condiviso a fronte di una spesa sicuramente più limitata rispetto a quelle dei server dedicati (per farsi un’idea basta consultare il listino di una qualunque società di hosting come 1&1 che offra il servizio).