Furto ed estorsioni, “Cavallo di ritorno”: 10 arresti a Reggio
È scattata stamani una vasta operazione della Polizia di Stato di Reggio Calabria che ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere per furto, ricettazione e tentate estorsioni, nei confronti di soggetti di etnia rom ma stanziali in città, in particolare nel quartiere Ciccarello.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica, fa luce su una lunga serie di episodi estorsivi legati al fenomeno del cosiddetto “cavallo di ritorno”, il furto cioè di autoveicoli e la conseguente richiesta di un “riscatto” per loro restituzione. Gli episodi su cui si sarebbe fatta luce sono, nel complesso, una ventina.
I DETTAGLI DELL’INDAGINE
La Squadra Mobile, prendendo spunto dalla consumazione seriale di diverse estorsioni avvenute in città, ha individuato, nel corso di investigazioni durate oltre un anno, un insieme di soggetti che sarebbero stati dediti “sistematicamente” al furto di veicoli, prendendo poi contatti i proprietari richiedendo dunque denaro come condizione per vedersi restituire i propri beni.
Intercettazione telefoniche e video avrebbero consentito di ricostruire sia le dinamiche dei fatti estorsivi che l’individuazione degli autori (grazie anche al riconoscimento vocale effettuato dalla polizia). Definiti dagli inquirenti anche i ruoli specifici di ognuno di essi all’interno dell’organizzazione.
Le vittime, spiegano gli investigatori, secondo una prassi consolidata venivano contattate per telefono da uno o più soggetti prospettandogli la restituzione del mezzo sottratto (per lo più auto e motocicli) dietro avviamento il pagamento di determinate somme di danaro e in un luogo di volta in volta indicato dagli estorsori.
Gli indagati facevano intendere che il furto era stato commesso da altri e che loro ne erano venuti in possesso ed erano disponibili ad una restituzione.
INCASTRATI DALLE INTERCETTAZIONI
Durante le conversazioni con le vittime, gli indagati si definivano “zingari di Ciccarello”, indicando come luogo di incontro per riscuotere il denaro, punti diversi della zona di quel quartiere (in cui vivono diverse famiglie di etnia rom) comunque in grado di consentire sempre alle vittime di individuare i referenti a cui rivolgersi per il pagamento e la restituzione del mezzo.
Si tratta di un meccanismo collaudato incentrato sulla presenza di diversi soggetti che partecipavano alle dinamiche delittuose nel luogo indicato dal telefonista per attuare la transazione, una sorta di centro di raccordo con un apparato di persone.
VITTIME “OMERTOSE”
Nel corso delle indagini, hanno spiegato inoltre gli investigatori, tranne che in un caso è mancata una collaborazione completa da parte delle vittime che avrebbe consentito di procedere all’arresto degli estorsori in flagranza. Nella maggior parte dei casi, infatti, le stesse vittime si sarebbero limitate a presentarne una denuncia, omettendo di informare la polizia delle successive richieste di denaro. In un caso, una delle vittime è stata denunciata per favoreggiamento personale poiché avrebbe perfino negato sia di aver subito il furto che la successiva richiesta estorsiva.
GLI ARRESTATI
Cosimo Berlingeri, di Melito 31enne di Porto Salvo; Domenico Berlingieri, 36enne di Reggio Calabria; Gianluca Berlingeri, 30enne di Reggio Calabria; Alessandro Bevilacqua 32enne di Reggio Calabria; Andrea Bevilacqua 26enne di Reggio Calabria; Massimo Bevilacqua 32enne di Reggio Calabria; Patrizio Bevilacqua 29enne di Reggio Calabria; Francesco Morelli 52enne di Reggio Calabria; Vittorio Morelli 15enne di Reggio Calabria.
[Aggiornata alle 13:19]